Il racconto del secondo storico scudetto biancoceleste giunto al termine del duello punto a punto con la Juve, risoltosi all'ultimo turno.
Il 14 maggio 2000 è una data che i tifosi della Lazio non dimenticheranno mai. E probabilmente, neppure quelli della Juventus. È il giorno in cui la formazione del presidente Cragnotti e del tecnico Eriksson conquistava il secondo scudetto, al termine di un appassionante duello punto a punto coi bianconeri, risoltosi proprio all'ultima giornata. Lazio in festa coi suoi tifosi sotto il sole dell'Olimpico, Juve nel diluvio di Perugia, beffata da un gol di Calori e superata proprio sul filo di lana.
Un autentico squadrone, quella Lazio puntellata in estate rispetto alla formazione che aveva mancato di un soffio il tricolore l'anno prima, con sorpasso subìto alla penultima giornata a opera del Milan. Via un bomber, Vieri, ceduto all'Inter, e dentro un altro, il giovane Simone Inzaghi, prelevato dal Piacenza. Due i rinforzi dal Parma: Sensini e Veron, mentre dall'Inter, a irrobustire il centrocampo, ecco il Cholo Simeone.
Una rosa di prim'ordine, con Marchegiani e Ballotta portieri, Nesta e Mihajlovic perni della difesa, Pancaro e Negro terzini, con un centrocampo da far paura - Conceicao, Veron, Simeone e Nedved - e davanti Salas con Inzaghi, Boksic o Mancini. Di lusso la panchina, con giocatori come Couto, Almeyda, Stankovic e, in corso d'opera, Ravanelli che sarebbero stati titolari da qualsiasi altra parte.
Ottimo l'avvio di stagione, con la conquista della Supercoppa europea a Montecarlo grazie all'1-0 sul Manchester United: gol di Salas. Senza troppi passi falsi – appena due le sconfitte, nel derby con la Roma e a Venezia – il cammino in campionato, coi biancocelesti secondi al giro di boa, superati dalla Juventus proprio a metà percorso dopo lo 0-0 di Reggio Calabria. A metà annata bianconeri campioni d'inverno con 36 punti, quindi la Lazio con 35 e a 32 la coppia Roma-Parma.
Nel girone di ritorno la squadra di Eriksson accusa un rallentamento, testimoniato anche dall'eliminazione ai quarti di Champions per mano del Valencia. Dopo la sconfitta in casa del Milan (1-2) e soprattutto dopo il pareggio casalingo con l'Inter (2-2 acciuffato proprio nel finale) e la sconfitta di misura a Verona (0-1), la classifica vede Salas e soci al secondo posto a -9 dalla Juventus: e al termine del percorso mancano appena otto giornate. Servirebbe una rimonta miracolosa, proprio come quella subita l'anno prima dal Milan. E l'impensabile, in effetti, sta per accadere.
La vittoria nel derby dà la scossa, con Nedved e Veron che ribaltano l'iniziale vantaggio giallorosso firmato da Montella: la Juventus, intanto, s'arrende 2-0 in casa del Milan e i punti da recuperare diventano sei. Alla 28esima c'è lo scontro diretto a Torino e lo vince la Lazio, grazie a un'incornata nella ripresa di Simeone: -3 a sei dalla fine.
Un gol di un altro rincalzo di lusso, Lombardo, serve a piegare il Perugia nel turno successivo, ma la Juve vince a Bologna nel finale e rimane davanti. A quattro dal termine i bianconeri scappano a +5: vincono in casa dell'Inter, mentre la Lazio è bloccata sul 3-3 a Firenze, con Batistuta a segno nel recupero.
La Juventus di Ancelotti piega di misura proprio la Fiorentina sette giorni dopo, ma la Lazio non molla: Simeone e Veron firmano il blitz a Piacenza. Alla 32esima la banda di Eriksson rosicchia tre punti: piega a fatica il Venezia (3-2), mentre la Juve crolla inaspettatamente a Verona (2-0). Due lunghezze separano le due squadre a 90' dal termine, dopo il colpaccio laziale a Bologna nonostante una doppietta dell'ex Signori e dopo il rocambolesco 1-0 della Juventus sul Parma, con rete del solito Del Piero.
Tutto si decide all'ultimo turno: Juve sul campo del Perugia, Lazio in casa contro la Reggina. Due avversarie già salve. Gli aquilotti sbrigano la pratica piuttosto facilmente, coi rigori di Inzaghi e Veron seguiti dal gol di Simeone nella ripresa. Sopra il Curi, invece, si scatena l'inferno. Un inferno d'acqua. Match sospeso per 71 minuti, con l'arbitro Collina che decide di farlo ripartire dopo numerosi tentativi.
E, dal pantano, emerge Calori che in mischia batte Van der Sar e firma l'1-0. La gara dell'Olimpico è già finita, tutti seguono alle radioline il secondo tempo della Juve. E il risultato non cambia. Sorpasso all'ultima curva, Lazio campione d'Italia per la seconda volta. E quattro giorni dopo arriverà pure la Coppa Italia, per una fantastica doppietta.
Formazione tipo: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlović, Pancaro, Almeyda, Simeone, Veron, Coceicao, Nedved, Salas.
Oltre a questi vanno citati anche altri protagonisti di quella incredibile cavalcata come Roberto Mancini su tutti ma anche Stankovic, Couto, Favalli, Simone Inzaghi, Lombardo, Ravanelli e Ballotta, quest'ultimo titolare nella sfida di Torino contro la Juventus e autore di una parata decisiva su Zidane.
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