Gabriel Omar Batistuta, dagli inizi difficili in Argentina alla chiamata della Fiorentina. Come è nata la stella di uno dei centravanti più forti di sempre e che proprio in Italia ha trovato la sua consacrazione.
Ricordate Oscar Dertycia? Quando la Fiorentina lo acquistò nel 1989 ci fu un discreto clamore date le aspettative che questo giovane centravanti argentino, dalla capigliatura folta e dal soprannome El Tiburón ovvero lo squalo, portava con sé. Arrivò nel capoluogo toscano dopo il titolo di capocannoniere vinto in patria con la maglia dell'Argentinos Juniors.
La sua esperienza in Italia si concluse però dopo un solo anno, rendimento non sufficiente e un infortunio grave al ginocchio destro che gli compromise pure il resto della carriera. Ecco perché quando due anni dopo i viola cercavano un centravanti, l'esigente piazza toscana tutto voleva tranne che un altro albiceleste. La società, presieduta da Vittorio Cecchi Gori, decise però di insistere e per l'importante somma di 12 miliardi portò Gabriel Omar Batistuta alla corte di mister Sebastião Lazaroni.
C'è da dire che fisicamente Batistuta e Dertycia si somigliavano pure: altezza simile, forti fisicamente ed entrambi con capelli lunghi. Per fortuna dei supporter gigliati il campo ci infilò un oceano per distinguerli con Batistuta che divenne parte non solo della storia della Fiorentina e di tutto il calcio italiano ma anche di quella mondiale. Ad oggi il Re Leone resta il miglior marcatore in assoluto per i viola ed il secondo nella Nazionale argentina.
Pensare che fino ai 15 anni neppure gli interessava il calcio, preferendogli pallavolo e pallacanestro poi un poster di Diego Armando Maradona ricevuto in regalo dall'amico Pitti Lorenzini cambiò tutto e consegnò al pianeta uno dei più forti attaccanti di sempre.
Se Batistuta è diventato un calciatore, molto lo si deve a quel benedetto poster ricevuto ma anche al fatto che negli altri sport non è che se la cavasse proprio così bene. Anche per questo motivo, nonostante fosse sovrappeso, iniziò a giocare a pallone con la scuola fino a formare poi una squadra amatoriale chiamata il Grupo Alegria. Da lì il passaggio alle giovanili del Platense, poi il Newell's Old Boy dove Bati si trovò a lavorare addirittura con Marcelo Bielsa.
Gli inizi non furono semplici per quello che sarebbe diventato il Re Leone, così va in prestito al Deportivo Italiano di Buenos Aires dopodiché lo prende il River Plate di Passarella che dopo gli esordi convincenti finisce col metterlo fuori rosa fino a spedirlo dai rivali del Boca Juniors. Con gli Xeneizes alla sua seconda stagione segna 17 gol in 35 presenze, nonostante le numerose critiche per i problemi legati al peso, e attira le attenzioni del calcio europeo.
La più lesta di tutte ad assicurarselo è la Fiorentina. La prima stagione in Serie A fu così così ma riuscì comunque a timbrare il cartellino per 13 volte. La definitiva consacrazione avvenne tre anni più tardi, nella stagione 1994/95, quando vinse il titolo di capocannoniere. I gol poi diventarono un marchio di fabbrica del biondo attaccante: nei nove anni a Firenze ne segna 207 in 333 partite. Più volte ebbe l'occasione di cambiare aria, per ottenere più soldi e più prestigio ma per diverse ragioni il suo trasferimento non andò mai in porto. Con i gigliati dovette accontentarsi di un campionato di Serie B vinto, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana oltre all'amore di un intero popolo che ancora oggi lo osanna.
Legato a Firenze a vita, questo si pensava. Finché il presidente della Roma Franco Sensi, stanco di perdere dinanzi al dominio delle squadre del Nord, non decise che era il momento per la sua Roma di provare il salto di qualità. Decise allora di spendere la cifra record, per un ultratrentenne, di 70 miliardi di vecchie lire. Nella capitale l'ormai affermato Batistuta trovò Fabio Capello in panchina e un gruppo decisamente forte che nel reparto offensivo poteva contare anche su Francesco Totti e Vincenzo Montella.
Con questa mossa si riuscì a riportare lo scudetto alla lupa per quella che fu una vera e propria impresa alla quale contribuì notevolmente anche Batistuta con 20 gol in 28 partite. La seconda stagione romana non fu altrettanto esaltante, a causa di numerosi problemi fisici che ne compromisero il rendimento. Così Sensi decise di liberarsene mandandolo all'Inter in un'operazione che egli stesso definì come una fregatura, mancando di rispetto al bomber argentino.
Effettivamente è difficile ricordare la sua immagine in maglia nerazzurra con la quale collezionò appena 12 presenze mettendo a segno due reti. Batistuta concluse poi la sua meravigliosa carriera, nella quale ottenne meno successi di quelli che il suo talento avrebbe meritato, in Qatar.
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