Tra i portieri più forti di sempre, è stato simbolo del meraviglioso Manchester United di Ferguson. Nel 1992 vinse uno storico Europeo con la Danimarca.
Tra i protagonisti assoluti degli anni '90 merita un posto di rilievo Peter Schmeichel, uno dei portieri più forti di sempre. Un'autentica leggenda, capace di vincere tutto con il Manchester United, di cui è stato simbolo dal 1991 al 1999. Ma l'impresa più bella della sua meravigliosa carriera resta senza dubbio l'Europeo vinto con la Danimarca nel 1992.
Estremo difensore completo, 'The Great Dane' ('Il grande danese'), come fu ribattezzato in Inghilterra ai tempi d'oro dei Red Devils. Bravissimo tra i pali, nelle uscite, in fase di impostazione. È stato un precursore del ruolo, Schmeichel: vent'anni dopo il suo ritiro, la maggior parte degli allenatori pretende dal proprio portiere che sappia giocare anche con i piedi. Lui sapeva farlo talmente bene (abilità particolarmente apprezzata da Sir Alex Ferguson), da aver segnato perfino diversi gol. Insomma, un fenomeno.
Quando si dice un predestinato. Pensate: Schmeichel, figlio di un'infermiera e di un jazzista nato a Søborggård (Danimarca) il 18 novembre 1963, inizia a giocare in porta all'età di otto anni e per due anni la sua prima squadra - l'Hoje Gladsaxe - non subisce gol. Zero. Talento puro. E personalità da vendere fin dal suo esordio sul rettangolo verde.
Nel 1983 l'approdo nella massima divisione danese con la casacca dell'Hvidovre. Non da riserva, ma da titolare. La strada è spianata. La prima grande occasione nel 1986, quando passa al Brøndby IF, uno dei club di punta del Paese. Con Schmeichel a difendere i pali, 'I Ragazzi della Periferia Occidentale' vincono quattro titoli nazionali in un lustro. E nella stagione 1990/1991 arrivano a disputare la semifinale di Coppa Uefa contro la Roma. Dopo l'0-0 dell'andata, il Brøndby IF perde 2-1 al ritorno per via di una rete del tedesco Rudi Völler in zona Cesarini. L'appuntamento con la storia, però, è solo rimandato. Sì, perché in estate Ferguson s'innamora di Schmeichel e lo accoglie all'Old Trafford.
Quanto accade in Svezia in occasione dell'Europeo del 1992 ha dell'incredibile. A dieci giorni dall'inizio della rassegna, la Danimarca, che non era riuscita a qualificarsi sul campo, viene ripescata al posto della Jugoslavia. C'è una rosa da mettere insieme, con molti calciatori già in vacanza. E manca la stella Michael Laudrup. La selezione biancorossa guidata dal CT Møller Nielsen viene inserita nel Gruppo A con Svezia, Inghilterra e Francia. È quello che si definisce un girone di ferro. E lo confermano i risultati: 0-0 con i Tre Leoni all'esordio e ko di misura contro i padroni di casa nel secondo match.
Contro i transalpini c'è un solo risultato a disposizione: la vittoria. Finisce 2-1 per i danesi, con Schmeichel che para di tutto. La corsa continua. In semifinale la sfida con l'Olanda di Rijkaard, Gullit e Van Basten. I tempi regolamentari si chiudono sul 2-2. Ai supplementari il portierone del Manchester United si supera su un tiro ravvicinato di Roy, ma è ai rigori che si esalta parando quello decisivo calciato da Van Basten: è finale. La Danimarca affronta la Germania e Schmeichel abbassa letteralmente la saracinesca, con Jensen e Vilfort che affondano l'undici di Berti Vogts. Per la prima volta nella sua storia la nazionale danese si laurea campione d'Europa.
Con la maglia dei Red Devils colleziona in totale 386 presenze. Il primo successo importante risale all'annata 1992/1993: il Manchester United, infatti, vince il campionato inglese dopo 26 anni dall'ultima volta, con Schmeichel che mantiene la porta inviolata in 22 partite. Ma il punto più alto della sua avventura alla corte di Ferguson lo raggiunge nel 1998/1999 con il treble: Premier League (per la quinta volta), FA Cup e Champions League.
Il Camp Nou di Barcellona fa da cornice alla finale tra Bayern Monaco e Manchester United. I tedeschi passano subito in vantaggio con Basler e il risultato non cambia fino al 90'. Nel recupero accade l'impensabile. 'The Great Dane' partecipa all'assalto della disperazione che si concretizza col pareggio di Sheringham al 91' e con la clamorosa rete del sorpasso di Solskjær al 93'. La sua lunga e vincente avventura con i Diavoli Rossi di Manchester si chiude con un trionfo epico.
Passa allo Sporting Lisbona, dove resta due stagioni conquistando anche il campionato portoghese. Quindi, nel 2001, il ritorno in Inghilterra tra le fila dell'Aston Villa. Non si aggiudica il titolo con i Villans, ma diventa il primo portiere a segnare un gol in Premier League. Nel 2002/2003 torna a Manchester, questa volta sponda City, dove chiude la carriera.
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