Il tecnico del Nizza (giovanissimo) è tra le grandi sorprese del panorama calcistico europeo. Toscano DOC, il classe ‘89 propone un calcio moderno e pragmatico.
Tenere testa al PSG, in una Ligue 1 che da un decennio è terra di conquista parigina. Già solo questo basta per capire la bontà del lavoro di Francesco Farioli, tecnico italiano alla guida di un Nizza che sta stupendo l’Europa intera con un gioco propositivo e moderno. Un vero e proprio underdog, sfavorito dai pronostici ma in grado di dare filo da torcere alle big di un campionato come quello francese, che di anno in anno sta crescendo sempre di più.
Laureato in filosofia, discepolo di Roberto De Zerbi, il classe '89 sta vivendo un momento d'oro nonostante sia alla prima esperienza in un grande campionato europeo. Per lui, prima dell'avventura in Costa Azzurra, solo due anni complessivi (e in realtà altalenanti) in Turchia, alla guida prima del Fatih Karamurk e poi dell'Alanyaspor, con tanto di esonero nel gennaio 2022 e dimissioni proprio un anno più tardi.
In ogni caso, già in questo biennio si notano i tratti del credo tattico dell’astro nascente dei tecnici italiani, come testimonia il record di punti nella storia dell’Alanyaspor in Super Lig, quinto ad una sola lunghezza dalla zona Conference League. Un primato che non arriva per caso. Per il resto, a parlare quest'anno è il campo, con le due vittorie (per giunta consecutive) sui campi di PSG e Monaco, fin qui le vere avversarie per la corsa per il titolo, e lo status di unica squadra imbattuta dopo 12 gare di Ligue 1. Superlativo.
Siamo alla fine degli anni ‘10 del Duemila e il sogno del giovane Farioli è fare il portiere in Serie A, magari nella sua amata Fiorentina. La missione non è delle più semplici: per la serie, uno su mille ce la fa, e Francesco decide così di ritirarsi ad appena 19 anni, dopo avere difeso per un paio di stagioni la porta del Margine Coperta, squadra dilettantistica locale. Nel frattempo si laurea in filosofia con una tesi sull'estetica del calcio (un segno premonitore) e il ruolo del portiere. Un testo tanto convincente da essere pubblicato anche a Coverciano.
La prima esperienza in panchina ad appena 21 anni: per cinque stagioni è il vice allenatore della Fortis Juventus, squadra che milita in Serie D. Farioli è giovane e ambizioso e allora decide di confrontarsi con altre realtà: nel 2015 entra nello staff dell'Aspire Academy, il centro di sviluppo con sede a Doha che si occupa di formare giovani calciatori del Qatar in vista della Coppa del Mondo del 2022.
Da qui, il classe '89 incrocia il suo destino con quello di Roberto De Zerbi, ricoprendo il ruolo di preparatore dei portieri e collaboratore tecnico di Benevento e Sassuolo tra il 2017 e il 2020. In quest'ultimo anno ecco la svolta: tiene una lezione di calcio a La Masia di Barcellona e strega il tecnico Cagdas Atan, che lo vuole come secondo nel suo Alanyaspor. Da qui l'inizio dell'avventura in Turchia, segnata da due mezze stagioni superlative con il Fatih prima e lo stesso Alanyaspor poi.
Il vero capolavoro di questo tecnico filosofo, una sorta di Manlio Scopigno dell'era moderna, è chiaramente rappresentato dal calcio spettacolare ma allo stesso tempo pragmatico che gioca il Nizza. Sulla scorta di grandi big come Pep Guardiola, Farioli propone un credo tattico camaleontico: il modulo di riferimento è il 4-3-3, ma durante il match - a seconda delle esigenze - la squadra può schierarsi addirittura con una difesa a cinque (come successo nel successo con il PSG) oppure con un più lineare 4-4-2 in caso di inferiorità numerica sugli esterni. In questo senso, preziosissima la duttilità del centrocampista Youssouf Ndayishimiye, in grado di giocare da mediano, da difensore centrale aggiunto e finanche da esterno destro di difesa. Insomma, il nazionale del Burundi è a conti fatti quello che è stato John Stones per Guardiola nella seconda parte della scorsa stagione.
L’ago della bilancia, poi, è un altro giocatore imprescindibile come Kephrem Thuram, anche lui centrocampista, ma con compiti decisamente più offensivi e in grado quasi da solo di cambiare il ritmo di gioco della compagine rossonera. Il classe 2001, seguito anche dalla Juventus, fa dunque da raccordo con un reparto offensivo che può fare leva sulle doti tecniche e la velocità di un vecchio protagonista della Serie A come Jeremie Boga, tornato finalmente sui livelli di Sassuolo, dopo le delusioni con la maglia dell’Atalanta. Per il resto, a buttarla dentro ci pensa il nigeriano Terem Moffi, mentre in difesa - schierata sempre molto alta, ma senza dare il fianco al contropiede - ecco una vera e propria autorità dalle parti della Costa Azzurra come Dante, difensore ex Bayern Monaco a Nizza dal lontano 2016.
Il sudamericano è alla guida di uno dei reparti meno battuti del panorama europeo. Ed è proprio questo l’aspetto più sorprendente della proposta di Farioli, nel segno del modernismo (tra duttilità tattica e gioco spettacolare) e di un calcio tradizionale (tra difesa arcigna e pochi gol realizzati). Un unicum, insomma, e il direttore d’orchestra è italiano. Non male.
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