Personalità fuori dal comune, talento smisurato e fisico da cristallo. Volendo sintetizzare, potrebbero essere queste le caratteristiche di Gianmarco Tamberi, chiamato a rappresentare l’Italia alle prossime Olimpiadi nella specialità del salto in alto.
A 32 anni per il marchigiano la prossima sarà l’ultima tappa di una carriera straordinaria, che ha radicalmente modificato la storia dell’atletica nel nostro Paese. Che Gianmarco Tamberi sia un fuoriclasse lo racconta in modo nitido il suo palmarès che lo etichetta come campione olimpico, europeo e mondiale. Tra Rio De Janeiro e Tokyo, Tamberi ha conosciuto i due volti dello sport: quello cinico che ti abbandona se non sei in condizione di offrire la tua miglior performance con l’esclusione dei Giochi sudamericani, e quello che ti premia se rimani sul pezzo continuando a lavorare e impegnarti con l’oro ricevuto in Asia.
Dall’infortunio alla caviglia di qualche anno fa ai problemi fisici attuali: talvolta la forma fisica non ha assistito al meglio Gimbo, che però ha le stimmate dei più grandi ed ha sempre saputo ripartire. Stavolta tocca a Parigi, nella quale avrà un doppio ruolo dal momento che dovrà anche fare da portabandiera del team azzurro. Un riconoscimento, quest’ultimo, che vale quanto un titolo e che in passato era toccato per ultimo all’indimenticato Pietro Mennea che sfilò nell’edizione di Seoul del 1988. A quei tempi Tamberi neppure era nato, oggi pensa al ritiro ma non prima di aver tentato un’ultima grande impresa.
Da Offagna, piccolo comune alle porte di Ancona, alla conquista del mondo il passo non è tanto breve. Magari può essere accorciato se sei un figlio d’arte, come nel caso di Gianmarco Tamberi il cui padre Marco è stato anch’egli un saltatore. Pensare che Gimbo, così come viene simpaticamente soprannominato, inizialmente non aveva intenzione di proseguire la stessa strada tracciata dal genitore coltivando una passione invece per il basket. Col tempo però il sangue ha prevalso, con l’avvicinamento all’atletica nel tentativo di eguagliare magari le gesta del padre che fu finalista a Mosca 1980. Invece, Gianmarco Tamberi ha fatto molto di più diventando un punto di riferimento assoluto nella disciplina svolta per l’intero movimento nazionale.
Nel 2011 i primi traguardi di un certo livello, con i campionati juniores di Bressanone e gli Europei sempre di categoria juniores di Tallinn nei quali migliora i suoi numeri individuali prendendo anche un bronzo nella rassegna continentale. Da qui prende il via pure l’abitudine, mantenuta nel corso degli anni, di rasare la barba da un solo lato: un’immagine simpatica che Tamberi ci regala ogni qual volta – e accade spesso – riesce ad approdare in finale. Nell’anno successivo non arriva l’oro ad Helsinki, tuttavia a Bressanone salta un ottimo 2,31 metri andando così a stabilire il suo primato personale e terza prestazione italiana di sempre. Più di ogni altra cosa, però, centra le qualificazioni alle successive Olimpiadi.
L’ascesa è stata continua, nonostante l’infortunio del 2016 rischiasse seriamente di pregiudicarne la carriera. La tempra del campione lo ha però condotto ugualmente a marcare in maniera indelebile la storia dell’atletica italiana, a dispetto anche dell’etichetta di perdente di successo che qualcuno gli aveva attribuito un po’ troppo precocemente. D’altra parte la storia di Tamberi non è quella del predestinato, baciato dalla fortuna e dal talento e con le idee chiare fin da piccolo.
La determinazione lo ha condotto probabilmente anche oltre ogni più rosea aspettativa. Dove, lo racconta il palmarès che recita: un titolo mondiale indoor e uno outdoor, tre titoli europei outdoor e uno indoor, in più va citato anche quello conquistato nel giugno 2023 in Polonia in occasione dei Giochi Europei di Cracovia 2023 e valido come Europeo a squadre. Una delle iconiche immagini che lo raffigurano è quella dell’abbraccio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo la conquista dell’ennesimo oro a Roma. Con la barba tagliata a metà, come gli aveva consigliato di fare il padre con il quale, racconta, ha un rapporto talmente conflittuale che lo ha portato a tifare Juventus per dispetto sebbene il calcio non rientri tra le sue priorità.
Adesso tocca a Parigi che può regalargli un ulteriore passo verso la leggenda. Un ulteriore oro lo renderebbe il primo atleta nella storia a vincerne due consecutivi nel salto in alto. Altro che sregolatezza, la componente che prevale è di gran lunga quella del genio. Con l’Italia che sentitamente ringrazia.
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