Cinque volte campione sui campi in cemento di Flushing Meadows. Il gigante a stelle e strisce ha emozionato più di tutti a New York, anche quando ha perso come nel 1991.
Gli US Open non sono un torneo come un altro. La competizione newyorchese ha un fascino speciale, che affonda le proprie radici in una storia lunga e gloriosa. Mentre oggi si cercano nuovi protagonisti, che potrebbero avere anche volti già conosciuti come quello ad esempio di Novak Djokovic, che da queste parti ha già vinto, è bene anche gettare uno sguardo al passato. Un posto d’onore sui campi in cemento di Flushing Meadows se lo è conquistato Jimmy Connors, che possiamo assolutamente considerare uno dei tennisti più forti di sempre. Jimbo, oggi settantenne, era famoso per il rovescio a due mani e per la straordinaria risposta al servizio.
Il suo stile veniva considerato tipicamente femminile, anche in virtù degli insegnamenti ricevuti dalla nonna e dalla madre che condividevano con lui la passione per la racchetta. Grazie ai 109 titoli vinti, lo statunitense è l’uomo che ha vinto più tornei nel singolare maschile nell'era Open, portando a casa otto tornei di singolare del Grande Slam nelle quindici finali disputate e due titoli di doppio. A lungo Connors ha dominato anche nella graduatoria mondiale rimanendo in cima dal 1974 fino al 1978, stabilendo un nuovo primato, sebbene poi superato da Ivan Lendl.
In questo sport, come ben sappiamo, le rivalità sono pane quotidiano, linfa che ti spinge ad andare avanti e migliorare sempre di più. L’alter ego del campione di East St. Louis è stato Bjorn Borg contro il quale ha dato vita a duelli che hanno finito con l’appassionare numerose generazioni. Dopo il ritiro dello svedese, Connors visse un periodo di rinascita arrivando ancora una volta a toccare le vette delle classifiche negli anni Ottanta.
Se dovessimo individuare l’anno migliore della carriera di Jimmy Connors partiremmo certamente dal 1974. Anzitutto perché in quell’anno prende parte al primo Australian Open vincendo il primo torneo dello Slam in assoluto contro Phil Dent. Nei mesi successivi continua ad inanellare successi, tanto da salire in cima al mondo. È il numero uno del momento, status che conferma pure agli US Open che vince per la prima volta sconfiggendo Roscoe Tanner in semifinale e Ken Rosewall in finale attraverso due match senza storia.
L’anno dopo Jimbo vince il duello con Borg ma si arrende all’ultimo atto del torneo newyorchese al cospetto dello spagnolo Manuel Orantes. Solo una piccola pausa per riprendersi lo scettro nell’edizione del 1976, nella quale ancora una volta supera tra i vari ostacoli quello rappresentato dal rivale svedese. La regola dell’alternanza perfetta viene confermata con il flop del 1977 e il seguente trionfo del 1978 nel quale sfodera una prestazione destinata a rimanere negli annali agli ottavi contro l’italiano Adriano Panatta.
La finale è ancora una volta contro Borg e Connors si prende la rivincita dopo quanto accaduto nella precedente stagione. Qui arriva una fase di appannamento per il tennista statunitense con tre anni senza titoli importanti in bacheca. Ma quando tutto sembra finito, ecco il colpo di coda del campione che, alla soglia dei trent’anni, riesce a riprendersi il palcoscenico, prima al Queen’s Club Championship e poi di nuovo una volta agli US Open diventando ancora una volta primo nel ranking ATP.
Meno esaltante è il 1983 nel quale comunque riesce a infilare una zampata con l’ottavo ed ultimo Slam della sua gloriosa avventura, naturalmente sempre sui campi di Flushing Meadows dove supera Lendl in finale in quattro set.
Siamo abituati a giudicare gli sportivi contando il numero di vittorie. A volte però le grandi imprese non si concludono con un trofeo in mano, pur restando tali. L’edizione più importante degli US Open alla quale ha preso parte Jimmy Connors è senza alcun dubbio quella del 1991 che, per la cronaca, vinse lo svedese Stefan Edberg. Tutti però ricordano il torneo come lo straordinario miracolo realizzato dal campione a stelle e strisce.
Cominciamo col dire che Jimbo si presenta all’appuntamento come peggio non avrebbe potuto: ormai 39enne, praticamente fermo da un anno e addirittura numero 936 in graduatoria. Tutti lo raccontavano spacciato già dalla gara inaugurale, date le condizioni, facendo leva anche sul fatto che la sua presenza fosse dovuta esclusivamente a una wild card e alla folta schiera di star – loro sì nel momento migliore della carriera – presenti nella manifestazione.
Ed invece Connors, in barba a ogni pronostico, fa secchi prima il piccolo McEnroe, poi Schapers ed infine pure Novacek (decimo nel seeding). Ma non è finita qui, perché ai quarti in rimonta Jimmy supera anche sé stesso e batte pure Krickstein in una sfida commovente per quanto emozionante. L’esperienza si chiude in semifinale contro Courier ma con un’uscita di scena da vero eroe per un gigante di questo sport.
Versamento minimo richiesto. Si applicano T&C, quote minime e limiti di tempo.