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Romario: Il gol fatto calciatore

Che siano oltre 1000, come lui ama raccontare, oppure "appena" 764 come rivelano i dati ufficiali poco importa. Il brasiliano è stato uno dei giocatori più forti della storia, anche per la sua innata capacità realizzativa.

La carriera di Romario è stata infinita, un po' come il suo numero di gol. Ad un certo punto anche gli statistici hanno smesso di contarli. Pare siano in totale 764 in partite ufficiali, messi a segno in ben ventidue anni di onorata carriera nei quali ha vestito dieci maglie con diversi ritorni. Chi lo ha avuto, infatti, spesso lo ha poi rivoluto nonostante un carattere non semplice o almeno così veniva descritto in special modo all'inizio della sua avventura nel mondo del calcio.

E se ci pensiamo bene, sarebbe anche normale per un ragazzino cresciuto in una delle peggiori favelas brasiliane, il Bairro di Jacarezinho, quartiere assai problematico che poi la vita ha concesso a Romario di poter aiutare. I suoi primi tocchi al pallone li ha vissuti con l'Estrelinha di Vila de Penha, squadra fondata dal padre che gli ha permesso poi di raggiungere il glorioso Vasco da Gama transitando prima per la juniores dell'Olaria.

Con i Bacalhau, così soprannominati per l'origine portoghese, vince due titoli statali e per due volte è capocannoniere del torneo. È per questo motivo che si guadagna la chiamata dall'Europa: il ragazzino ce l'ha fatta! Lo tessera il PSV di Eindhoven, non senza qualche difficoltà date le pretese dell'asso carioca che decide di approfittarne un po' in sede di trattative. Un contratto da un milione di dollari alla firma e un milione di stipendio all'anno, poi case, auto, personale per i suoi immobili e dieci viaggi pagati di andata e ritorno per il Brasile.

In Olanda ci trascorre cinque anni, segnando 128 gol in 148 partite e vincendo 3 campionati, 2 coppe nazionali e una Supercoppa dei Paesi Bassi. Nel 1993 c'è poi il passaggio al Barcellona che nel frattempo aveva deciso di cambiare progetto, così voleva l'allenatore dell'epoca Jordi Cruyff: un dream team dal tasso tecnico elevato a discapito della forza fisica. Un contesto che risaltava le doti del buon Romario, da cannoniere a leggenda.

Il Barcellona e la Coppa del Mondo

Un metro e 69 appena per 72 chilogrammi. Non proprio un centravanti classico ma uno dei casi in cui si può dire botte piccola e vino buono. Non a caso il suo soprannome era O Baixinho, il piccoletto, ma queste cose a Cruyff non interessavano. E neanche gli altri difetti, evidenti, dell'asso brasiliano: tanto pigro quanto indolente in campo e pure accanito donnaiolo fuori: non certo la vita del professionista esemplare. Ma se volevi uno che ti buttasse dentro la palla non potevi cercare soluzione migliore.

Dopo averlo affrontato in un PSV-Milan, Costacurta ne rimase impressionato: "Romário quando tocca il pallone emette un suono magico, tum tum tum, lo tocca tantissime volte in pochi metri e poi ha la capacità di capire quando il suo avversario si muove ma sopratutto capisce prima i movimenti dei suoi compagni per passare il pallone. Dentro l'area è immarcabile".

Nel primo anno al Barcellona conferma i suoi numeri sopra la media con 30 gol in 33 partite, tra i quali una tripletta al Real Madrid. In quello stesso anno perde la finale di Coppa dei Campioni ma si rifà al Mondiale battendo l'Italia negli Stati Uniti e ricevendo il premio come miglior giocatore in circolazione. Al termine della rassegna iridata, però, si presenta in ritardo al raduno dei blaugrana compromettendo il suo rapporto con Cruyff. Per questa ragione se ne torna in Brasile al Flamengo, vincendo ogni competizione possibile. Meno esaltante la sua parentesi al Valencia, anche per lo scarso feeling col suo tecnico Claudio Ranieri. Zagallo decide, poi di non portarlo in Francia per il Campionato mondiale del 98 rifilandogli una mazzata dura da digerire.

La fine della carriera e il ritorno al Vasco da Gama

Dopo il Flamengo, Romario comincia poi il suo tour in giro per il globo. La missione è sempre la stessa: segnare! Vasco da Gama e Fluminense lo tengono in patria, nel mezzo c'è però spazio per un'avventura in Arabia tra le fila del Al-Sadd non certo memorabile. Il suo viaggio tocca anche Miami e l'Australia, ma il declino è già iniziato. Il 15 aprile 2008 il bomber di Rio de Janeiro appende le scarpe al chiodo e lascia definitivamente i campi da calcio all'età di 42 anni. Il suo Vasco da Gama lo riaccoglie anche per l'ultimo valzer, decidendo poi di ritirare la sua storica maglia numero 11.

Per comprendere il personaggio Romario, oltre ai gol, chiudiamo con un aneddoto raccontato da Jordi Cruffy che ne ha conosciuto pregi e debolezze: "Un giorno Romario mi chiese 3 giorni di permesso per andare al carnevale di Rio. Gli risposi: 'Se domani segni 2 goal, ti concederò 2 giorni di riposo in più degli altri'. Il giorno seguente Romario segnò 2 goal nei primi 20 minuti e subito dopo aver segnato il secondo mi chiese di uscire. Gli chiesi cosa fosse successo e avvicinatosi mi disse: 'Mister, il mio aereo per Rio parte tra un'ora'. Non ebbi scelta e mantenni la mia promessa".

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