Girone di qualificazione nel segno di 6 vittorie su 6, ma anche di qualche sofferenza di troppo. Nella fase finale ben 4 pareggi e le reazioni contro City e Bayern.
Il Real Madrid insegue la quindicesima Champions League della sua storia, per incrementare un record che già così sembra irraggiungibile. In questa edizione 2023/24 della coppa dalle grandi orecchie, l'ultima prima del rivoluzionario cambio di format, i Blancos non hanno ancora conosciuto una sconfitta e vogliono continuare a seguire questo canovaccio. Occhio, però, che nella fase decisiva della manifestazione gli uomini di Carlo Ancelotti hanno palesato una inedita propensione al pareggio (quattro su sei gare disputate). Attenzione, così, al muro del Borussia Dortmund: dopo aver fermato un top player del calibro di Mbappé, gli uomini di Terzic possono ingabbiare anche Vinicius Jr e compagni.
Il Real Madrid, però, è squadra che in finale si trasforma: nella loro storia, le Merengues non hanno mai perso una finale da quando la massima competizione europea ha cambiato il nome in Champions (dal 1992/93), mentre prima - quando ancora si chiamava Coppa dei campioni - vinsero 6 finali sulle 9 disputate (perdendo contro Liverpool, Inter e Benfica). Adesso, mettiamo da parte i libri di storia e diamo uno sguardo al percorso dei Blancos in questa Champions League.
Un girone di qualificazione perfetto: 6 vittorie su 6, anche se la prima è decisamente sofferta. L'esordio del Real non è infatti dei migliori, come certifica lo striminzito 1-0 ai danni del modesto Union Berlino con rete di Jude Bellingham al 94'. Ancora più complicato il secondo impegno contro il Napoli: gli spagnoli si impongono per 2-3 al Diego Armando Maradona e devono ringraziare il portiere Meret per la sfortunata autorete. Un successo di misura anche il 24 ottobre in casa del Braga: 1-2 il risultato finale con reti di Rodrygo e del solito Bellingham.
Vanno decisamente meglio le cose nel girone di ritorno: prima il netto 3-0 contro il Braga, poi il 4-2 contro il Napoli, con i partenopei ancora una volta inizialmente in vantaggio e poi costretti ad arrendersi sotto i colpi di Rodrygo, Bellingham, Paz e Joselu. Quest'ultimo è il protagonista del pirotecnico 2-3 in casa dell'Union Berlino: l'ex Espanyol sigla una doppietta, a cui bisogna aggiungere il gol decisivo (ancora al fotofinish) di Ceballos.
Il 13 febbraio nella gara d'andata con i tedeschi del Lipsia è l'ex milanista Brahim Diaz ad abbattere il muro eretto da Klostermann e capitan Orban. Bellissimo il gol del trequartista che nell'occasione sostituisce l'inglese Bellingham. Nel match di ritorno, al Bernabeu, il Real non va oltre l'1-1 per effetto delle reti di Vinicius e del solito Orban. L'impressione, al triplice fischio, è che il Lipsia meritasse il successo e di giocarsi la qualificazione ai supplementari, ma il Real in Champions è squadra cinica.
A Madrid questa volta arriva il Manchester City di Pep Guardiola e lo spettacolo è assicurato. Il 3-3 del Bernabeu entra nella storia del calcio: prima il vantaggio inglese con Bernardo Silva (uno dei pochi errori stagionali del portiere Lunin), poi riscossa madrilena con autogol di Dias e firma di Rodrygo, prima delle reti ravvicinate nella ripresa di Gvardiol (sinistro incredibile) e dell'ottimo Valverde.
Nella gara di ritorno ennesimo pareggio: finisce 1-1 con reti del sempre decisivo Rodrygo e del rientrante De Bruyne. Poi, dopo i tempi supplementari, pesano gli errori dal dischetto di Bernardo Silva e Kovacic.
Nel penultimo atto della competizione, il Real incontra nuovamente una tedesca: il Bayern Monaco e ancora una volta soffre maledettamente. Nella gara d'andata a Monaco di Baviera finisce 2-2 con doppietta di Vinicius e gol di Sané e Harry Kane. Nel match di ritorno si vede ancora una volta lo spirito indomabile delle Merengues, sotto al 68' per effetto della rete di Davies e capaci di raddrizzare il discorso qualificazione con la doppietta nel finale di Joselu.
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