Guai a considerare il Borussia Dortmund come un’intrusa. I gialloneri sono arrivati con ampio merito alla finale di Champions e studiano lo scherzetto al glorioso Real Madrid di Carlo Ancelotti.
Si può battere una squadra che ha vinto 14 Champions League, che è ricca di stelle e che è guidata da uno degli allenatori più vincenti nella storia del calcio? Se lo augura il Borussia Dortmund che nel mezzo della danza non può far altro che ballare. Anche perché la truppa giallonera tutto è tranne che una outsider in questa imminente finale della massima competizione continentale, in programma il primo giugno alle ore 21:00 nel meraviglioso impianto londinese di Wembley.
I ragazzi di Edin Terzic sono abituati a lavorare a fari spenti: è capitato pure contro il Paris Saint-Germain, l’ultima formazione europea affrontata e battuta sia all’andata che al ritorno. Se il detto “in gara secca può capitare di tutto” vi sembra una frase fatta non conoscete il passato, anche recente, della compagine tedesca che ci ha abituato nel corso del tempo a tutto e al contrario di tutto.
Ricorderete lo scudetto perso la scorsa stagione all’ultima giornata contro un avversario che nulla aveva più da chiedere al torneo. Ma anche spostando la lancetta ancora più indietro, i gialloneri sollevarono il trofeo per l’ultima e unica volta contro una Juventus che pure era ricca di talento nella finalissima del 1996. Anche allora, come oggi, il gruppo era costituito da calciatori che le big avevano scartato. Qualcuno era addirittura passato pure per il bianconero, come Kohler, Reuter, Paulo Sousa e Möller. Mai dare per morto il BVB.
Ma andiamo a ripercorrere le tappe che hanno condotto il Borussia Dortmund fino alla finale di Champions League. Il girone dei gialloneri era considerato quello più duro della competizione, con Paris Saint-Germain, Milan e Newcastle. Il classico gruppo che può finire in qualsiasi maniera e nel quale non ci sono favoriti. Ebbene la formazione di Edin Terzic si è piazzata al primo posto, spostando i francesi al secondo, relegando il Diavolo all’Europa League e spedendo a casa i bianconeri d’Inghilterra.
Più soft, se così si può dire, gli ottavi di finale con pareggio in terra olandese e conseguente vittoria al Signal Iduna Park sul PSV Eindhoven. Rimonta, dunque, ai quarti con l’Atletico Madrid che era passato per 2-1 in casa salvo poi crollare in Germania per 4-2. Del doppio successo su Mbappé e company già abbiamo detto: 1-0 all’andata e 1-0 pure al ritorno con in evidenza la difesa del Borussia. Hummels e Schlotterbeck sono stati un muro che i rossoblù non sono stati in grado di scalfire in nessuna maniera, anche per sfortuna – va ammesso – con qualche legno di troppo. Pure questo fa parte del gioco per una squadra che invece non ha avuto veri e propri bomber. Il più prolifico è stato Niclas Füllkrug, 31enne che ha fatto la gavetta per arrivare a giocarsi da calciatore maturo la grande chance della vita.
In Bundesliga, invece, la squadra non è stata in grado di dare continuità al rendimento della precedente stagione. Il Borussia Dortmund ha concluso al quinto posto della classifica, qualificandosi per la Champions League successiva – a prescindere dall’esito della finale – solo per il ranking UEFA che ha premiato il calcio tedesco con uno slot in più proprio come accaduto per l’Italia. Sono tanti i ventisette punti di distacco tra i gialloneri e la capolista Bayer Leverkusen, ma è anche chiaro come via via il BVB abbia mentalmente mollato un po’ in patria per concentrarsi sull’avventura europea.
Ciò che rimane impresso all’esterno di questo glorioso club è la capacità di rinnovarsi ed evolversi, pur perdendo ogni anno qualche pezzo pregiato. Anche perché ne trova altri, come ad esempio Jadon Sancho che era stato un flop al Manchester United e ha deciso di tornare alla casa madre. Un altro giocatore di spicco è senza dubbio Adeyemi, che a 22 anni cerca di entrare definitivamente nel mondo dei grandi.
Poi ci sono i senatori: Hummels, Sabitzer, Brandt, ma anche Marco Reus che entrando a partita in corso è spesso capace di dare un bell’impulso ai compagni. Il 34enne, bandiera assoluta, si appresta a chiudere la sua lunghissima esperienza con i gialloneri che va avanti dal 2012. Salutare alzando al cielo la coppa dalle grandi orecchie sarebbe sicuramente l’epilogo più bello per un giocatore che spicca per serietà e attaccamento alla maglia. Infine, c’è l’ex juventino Emre Can: scartato da Sarri in bianconero ma oggi equilibratore assoluto della squadra. Una bella amalgama, pur senza continuità. Restano 90 minuti per sognare ancora.
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