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UEFA Champions League, intervista: Claude Makelele
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Pedri è il miglior centrocampista del mondo. Con Mourinho un feeling speciale. Makélélé si racconta ai nostri microfoni

In occasione della finale di UEFA Champions League abbiamo intervistato Claude Makélélé. Storico centrocampista degli anni 2000. Vincitore della UEFA Champions League e protagonista in Premier League e nella nazionale francese.

L’intervista a Makélélé si apre con una domanda nella quale chiediamo un pronostico sulla finale di UEFA Champions League tra PSG e Inter.

“È una partita difficile da pronosticare perché stiamo parlando di due ottime squadre. L'Inter è abituata a giocare le finali di questa competizione e ha eliminato squadre forti come il Barcellona, ma il Paris Saint-Germain ha eliminato l'Arsenal. Entrambe meritano di essere in finale. Spero che il Paris vinca! Sono stato felice di giocare lì, ero il capitano. L'Inter ha già vinto questo trofeo, ma la prospettiva di perdere due finali in tre anni la rende pericolosa.”

Il francese poi si esprime sulla nuova strategia di mercato del PSG.

“Hanno imparato a costruire una squadra. Non basta comprare tutti i grandi giocatori, metterli insieme e vincere trofei, non funziona in questo modo. Devi essere una squadra. È una generazione diversa, ma ai miei tempi abbiamo formato una squadra al Real Madrid e al Chelsea. Avevamo grandi giocatori, ma avevamo anche una forte leadership e un senso di unità. L'unica cosa a cui pensavamo era vincere. Dopo la partita, magari non bevevamo o festeggiavamo insieme, ma all’interno della squadra pensavamo sempre a vincere e a performare insieme. Il Paris Saint-Germain ultimamente è riuscito a costruire questo tipo di mentalità. Luis Enrique lo aveva già fatto al Barcellona, sa esattamente come costruire una squadra. A volte ci si dimentica che sono esseri umani, ma lui sa come parlare con i giocatori e capirli. Ha fatto un ottimo lavoro in poco tempo.”

Poi gli domandiamo se secondo lui Ousmane Dembélé può vincere il Pallone d’Oro quest’anno.

“Deve ancora dimostrare qualcosa. Deve vincere la UEFA Champions League, ma deve anche dimostrare carisma per la nazionale [nella UEFA Nations League], segnando gol. Se fa questo, ha grandi possibilità di vincere il Pallone d’Oro.”

Alla domanda “Chi è il miglior centrocampista del mondo?” risponde così:

“Pedri. È molto giovane, ma il modo in cui gioca mostra tanta leadership e abilità tecnica. Vediamo che quando non è in campo, il Barcellona gioca in modo diverso. Quando è presente, si vede la differenza. Raphinha è felice quando gioca, e si vedono anche le differenze nelle prestazioni di Lamine Yamal quando gioca Pedri. È il collante tra i difensori, i centrocampisti e gli attaccanti. Mi ricorda Xavi e Iniesta. È straordinario e se ne dovrebbe parlare molto di più.”

Makélélé prosegue raccontandoci il gol di Zidane a Glasgow in finale di UEFA Champions League contro il Leverkusen.

“Ero dietro di lui! Roberto Carlos ha messo la palla in area, ma non era una chance da gol. Ma Zidane si è sistemato. Nessuno pensava che avrebbe tirato, ma io sapevo, essendo dietro di lui e vedendo la posizione che aveva preso, che avrebbe tirato e la qualità del gol è stata incredibile.”

Ripensando alla finale, gli chiediamo se si aspettasse una prestazione del genere da parte di Casillas.

“Sapevamo quanto fosse bravo. Dopo, ha preso il posto di Cesar e ci ha salvato molte volte in quella partita. In quel momento, il Bayer Leverkusen era migliore di noi, ma abbiamo vinto perché eravamo il Real Madrid.”

Il francese poi racconta il suo approccio alla Premier League:

“È stata una sfida forte per me, trasferirmi in una nuova lega, in un nuovo paese, ma il club e i tifosi mi hanno aiutato molto, creando un'atmosfera che ha reso tutto più facile. Il club ha lottato per farmi venire al Chelsea. Hanno pagato una discreta cifra e hanno chiarito che mi volevano e meritavano il mio impegno al 100%.”

L’ex centrocampista poi ci fa capire il tipo di rapporto instaurato con Mourinho.

“Non abbiamo mai parlato molto, ma eravamo connessi in un modo diverso. Con me e José era sempre una questione di feeling, lui sapeva, io sapevo, se volevamo parlare seriamente potevamo farlo, ma non avevamo bisogno di parlare molto. Con alcuni giocatori aveva bisogno di quella connessione per farli crescere, con me, che avevo già maturato, avevo già vinto trofei, avevo una mentalità diversa, ma siamo cambiati insieme, lui mi ha aiutato molto e io ho aiutato lui altrettanto.”

Makelele ha affrontato alcuni dei migliori centrocampisti della sua generazione. Gli chiediamo quale sia stato il migliore e come era giocare contro rivali di quel calibro.

“Tanti, tanti. Scholes, Vieira, Gilberto Silva, Roy Keane. Ogni singola squadra in Premier League lottava sempre su ogni pallone, quindi dovevo adattarmi a questo campionato. È stato difficile, ma mi è piaciuto. Quello che amavo di questo paese e della Premier League è che mi hanno restituito qualcosa perché io ho portato qualcosa di diverso.”

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