Edizione da record con sei nazioni ospitanti: tra quelle principali anche Portogallo e Marocco, una gara anche per Uruguay, Argentina e Paraguay.
Ora è ufficiale. Marocco, Portogallo e Spagna ospiteranno i Mondiali di calcio del 2030. Nessuna sorpresa per gli appassionati più attenti, alla luce di una notizia che era nell’aria ormai da mesi. Lo stesso non si può dire per la presenza di altre tre location per tre singole partite: parliamo, nello specifico, di Uruguay, Argentina e Paraguay, teatro dei match d’esordio delle rispettive nazionali. Simbolica la scelta della città uruguaiana di Montevideo e del suo Estadio Centenario, lo stesso in cui si tenne la gara inaugurale della prima edizione dei Mondiali. Tirando le somme, caso più unico che raro, la manifestazione iridata si terrà in tre diversi continenti (Europa, Africa e America) e prevederà ben sei nazionali qualificate di diritto.
Tre le nazioni che hanno già ospitato un Mondiale. Partiamo ovviamente dalla Spagna, che evoca dolci ricordi tra gli appassionati italiani: gli stadi iberici tornano protagonisti della massima competizione calcistica dopo l’edizione del 1982, vinta dai magnifici azzurri capitanati da Paolo Rossi ed Enzo Bearzot. Gli spagnoli hanno ospitato anche gli Europei del 1964 e sono stati tra i paesi dell’ultima competizione continentale vinta sempre dall’Italia. Un buon segno per i colori azzurri? Seconda volta anche per l’Uruguay che, come dicevamo, torna sulla cresta dell’onda dopo la bellezza di cento anni. Diverso il discorso in ottica Copa America, con gli uruguaiani tra i paesi ospitanti in sette diverse occasioni. Infine, bis mondiale anche per l’Argentina, a distanza di 52 anni dall’edizione 1978.
La grande novità è rappresentata dal Portogallo, che nella sua storia ha solo ospitato l’Europeo del 2004 (terminato con l’incredibile sconfitta dei lusitani contro la Grecia). Prima volta anche per il Marocco, seconda nazione africana tra le organizzatrici di un Mondiale (il primato spetta al Sudafrica, edizione 2010). Per i marocchini si tratta del terzo grande evento della loro storia, dopo la Coppa d’Africa 1988 e la Coppa d’Africa Femminile 2022. Esordio Mondiale - anche se breve - per il Paraguay, che nella sua storia ha organizzato solo la Copa America 1999.
Parliamo, dunque, di un’edizione da record nel segno di sei diverse nazioni e di più di dieci strutture. Tra le sedi sicure, spiccano i mitici stadi spagnoli Bernabeu (Madrid) e Camp Nou (Barcellona), a cui bisogna aggiungere il Cartuja di Siviglia. Da sciogliere le riserve sull’impianto che rappresenterà i Paesi Baschi: al momento sembra in vantaggio San Mamès di Bilbao sull'Estadio Municipal de Anoeta di San Sebastian. Per quanto riguarda il Portogallo, scontata la presenza del Dragao di Porto, insieme ai due stadi di Lisbona (il Da Luz e l’Alvalade). Da sottolineare che i tre paesi organizzatori principali dovrebbero proporre anche cinque stadi a testa.
Ancora da decidere, invece, le sedi marocchine: in pole position Agadir, Marrakech e Fes. Tra le altre sedi sicure c'è il già citato Centenario di Montevideo, mentre per Argentina e Paraguay le scelte dovrebbero ricadere sull'Antonio Vespucio Liberti di Buenos Aires e sull'Estadio Conmebol di Luque.
Come nell’edizione del 2026 in programma tra Stati Uniti, Messico e Canada, le nazionali partecipanti saranno 48. Pesa di meno, così, la presenza di ben sei nazionali qualificate di diritto: basti pensare che le slot libere saranno comunque 42, dieci in più rispetto alla partecipanti dell’ultima edizione andata in scena in Qatar. Le squadre saranno divise in 12 gironi da quattro, con la seconda fase caratterizzata da sedicesimi, ottavi, quarti di finale, semifinali e finali.
Argentina, Uruguay e Paraguay si erano candidate come nazioni ospitanti al pari del Cile. Quest’ultimo è rimasto, così, con il cerino in mano, non risultando nemmeno tra le location della gara inaugurale della propria nazionale. Candidatura bocciata anche per il trio formato da Egitto, Grecia e Arabia Saudita e per il duo Gran Bretagna-Irlanda. Sarà, forse, per la prossima volta: occhio, però, alla forte candidatura dell’Arabia Saudita in vista dell’edizione 2034.
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