Caratteristiche tecniche, infortuni, statistiche e storia di Gianluca Scamacca. Il centravanti dell’Atalanta e della nazionale italiana.
18 goal e 7 assist in stagione. Questi sono i numeri di Gianluca Scamacca in stagione. Numeri da buon giocatore certo, ma questi dati non sono minimamente paragonabili a quelli dei grandi centravanti moderni.
Se però pensiamo che 16 di questi 25 contributi alla realizzazione di un gol siano arrivati da marzo in poi, si è costretti a cambiare totalmente la valutazione.
Da marzo in poi Gianluca Scamacca sembra essere rinato. Sotto la guida di Gasperini che adesso lo mette al centro del progetto, il centravanti romano ha ritrovato le giocate e l’attitudine in campo che ci si aspetta da un talento come il suo.
Scamacca nella primavera della Roma sembrava essere un gigante in grado di dominare qualsiasi tipo di difesa grazie ai suoi imponenti 195 cm di altezza ma anche di addomesticarla grazie alla sua meravigliosa tecnica con la palla tra i piedi.
La punta atalantina è quel tipo di giocatore che tutti gli allenatori sognano. Il prototipo di attaccante con la stazza e la cattiveria del numero 9 e la classe di un numero 10.
Queste caratteristiche le ha sempre avute e le ha esibite sin da giovanissimo. E sin d quando è un bambino è costretto a vivere con le pressioni e le aspettative che deve pagare chi dispone di un grande talento. Tanti pensavano che nel momento in cui avrebbe dovuto affrontare match in cui si annullasse l’enorme gap fisico allora avrebbe avuto più difficoltà a mantenere certi livelli e poi c’è chi pensava di ritrovarsi di fronte a un giocatore unico. Scamacca con dei contesti, in parte da lui creati, in parte da lui subiti, ha paradossalmente dato ragione a entrambe le correnti di pensiero.
Quando decide di trasferirsi a soli 16 anni nel PSV brilla anche in Olanda e allora il Sassuolo decide di riportarlo in Italia. Qui viene girato in prestito alla Cremonese e poi di nuovo in Olanda allo Zwolle ma non incide, è ancora molto giovane e non gli viene concesso spazio. Poi finalmente riesce a trovare spazio con l’Ascoli in Serie B, nelle Marche disputa una discreta stagione con i bianconeri e in 33 presenze trova la rete per ben 9 volte. Attira l’interesse di Benfica e Juventus ma alla fine approda al Genoa e continua a fare bene. Il Sassuolo lo porta finalmente in prima squadra e qui mostra di nuovo tutte le sue qualità. Il West Ham vede in lui un grande attaccante e decide di investire quasi 30 milioni per portarlo a Londra. Con gli Hammers però Scamacca delude. Ha tutte le carte in regola per fare bene in un campionato fisico come la Premier League eppure risulta essere un pesce fuor d’acqua.
L’Atalanta decide di dargli un’opportunità. A questo punto si pensa che se il talento di Scamacca non dovesse emergere neanche con Gasperini allora, forse, tutte le promesse dettate dal suo talento in gioventù non sono destinate ad essere mantenute. Nei primi mesi a Bergamo delude. Spalletti lo punzecchia, addirittura lo stesso Gasperini dichiara che “Scamacca non è il campione che ci si aspetta”. Allora l’attaccante con un’umiltà che non lo ha mai contraddistinto si siede in panchina. Approfitta dei pochi minuti concessi in alcuni spezzoni di partita per mettersi in mostra fino a quando comincia segnare e a ritrovare la fiducia del Gasp. Una volta capiti i meccanismi e assorbite bene le lezioni di un allenatore così esperto Scamacca cambia modo di giocare rimanendo sé stesso. Rinuncia al protagonismo evita di condurre il pallone per lunghi periodi di tempo e far così perdere i temi di gioco della squadra. Impara ad usare perfettamente il fisico. Funge da boa, addomestica il pallone e lo scarica velocemente verso i compagni per poi riattaccare la profondità. Sembra risultare uno stile quasi frettoloso ma tante piccole giocate eseguite nel modo giusto gli consentono di trovare la fiducia e il coraggio per trovare le grandi giocate a cui ci ha abituato. Adesso non è raro vedere Scamacca scalare a centrocampo e fare quasi la mezzala per imbucare i compagni. La sensibilità del suo piede gli permette di disegnare la traiettoria con l’esterno che ha lanciato De Ketelare nella sfida contro il Lecce.
La sua potenza gli permette di scaricare la palla in rete con il collo del piede senza neanche dare il tempo allo spettatore di capire cosa stia succedendo come nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Fiorentina.
Il suo nuovo posizionamento in campo gli permette di leggere i movimenti dei difensori avversari e farsi trovare due volte solo nel centro dell’area ad Anfield e segnare una doppietta.
Insomma da marzo in poi Scamacca è diventato quel giocatore che tutti sognano. Quell’attaccante ideale in grado di cambiare le partite e le stagioni. Quel numero nove che l’Italia cerca disperatamente da ormai troppi anni. Tutti gli amanti del calcio sperano che non sia solo una luce abbagliante come è già stato in passato. Speriamo che Scamacca sia definitivamente diventato quello che promette essere sin da quando aveva 16 anni. Per il bene dell’Atalanta e per il bene del calcio Italiano.
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