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  1. Storie Di Sport

Fabio Grosso: Da giocatore normale ad eroe nazionale

Dai campi di Eccellenza, dalla gavetta alla conquista della Coppa del Mondo realizzando il rigore decisivo. La storia di un calciatore che sudando per la maglia è entrato nel cuore di un popolo intero.

"Non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari, che si giudica un giocatore". Questa strofa, tratta da una canzone di Francesco De Gregori, ben si adatta al personaggio che dobbiamo raccontare. Ne è servito eccome di coraggio a Fabio Grosso, di mestiere terzino sinistro, per andare a battere dal dischetto l'ultimo penalty, quello decisivo, per l'assegnazione della Coppa del Mondo 2006 su suolo tedesco.

Di fronte c'erano la Francia di Zinedine Zidane e del bizzoso Commissario Tecnico Raymond Domenech e l'Italia di Marcello Lippi che non era partita con i favori del pronostico e che veniva da un periodo storicamente difficile per il calcio italiano. L'allora tecnico degli azzurri, al momento di stilare la lista dei rigoristi, ebbe un'intuizione: la mossa più scontata sarebbe stata quella di concedere ad Alex Del Piero, l'uomo con maggior classe, il compito più difficile in assoluto nella vita di uno sportivo.

E invece Lippi optò per Grosso, stupendo tutti e forse anche lo stesso giocatore dettosi comunque disponibile a scalare un vero e proprio Everest. Ovviamente come andò a finire è già nei libri e negli almanacchi, con l'episodio che cambiò radicalmente in meglio l'intera carriera di un giocatore bravo ma non un fuoriclasse assoluto di quelli che il loro posto nella memoria della gente lo conquistano a prescindere.

In quel Mondiale Grosso fu superlativo, certamente uno degli elementi più importanti a disposizione della rosa degli azzurri, anche per il rigore conquistato nei minuti finali contro l'Australia e per quel gol ai supplementari alla Germania. Il Pallone d'Oro lo vinse meritatamente Fabio Cannavaro, a seguito di un'estenuante lotta col suo compagno di squadra Gigi Buffon. Grosso non fu mai preso in considerazione, non è mai stato un uomo da copertina. Eppure in quel mese riuscì a prendersela insieme ad un posto nel cuore di tutti gli italiani.

Fabio Grosso, dal Renato Curi fino all'azzurro

Nella storia del calcio italiano ci sono stati fortunatamente tanti terzini forti. Basti pensare a Paolo Maldini, probabilmente il numero uno di sempre nel ruolo. E come non citare l'interista Giacinto Facchetti oppure lo juventino Antonio Cabrini, due giocatori da ammirare a prescindere dal tifo. C'è chi nasce grande e chi lo diventa, col sudore e con la fatica passando attraverso un percorso duro e con la proverbiale e sempre utile gavetta. Di quest'ultima categoria fa parte Fabio Grosso, romano, che prima di arrivare in Serie A è dovuto partire dall'Eccellenza col Renato Curi, passando poi per il Chieti e facendosi notare dal Perugia di Gaucci e Serse Cosmi.

Da lì nacque l'ascesa di questo ragazzone di un metro e novanta che però sapeva correre, lottare e crossare: doti imprescindibili per chi di mestiere vuole calcare le fasce dei principali campi nazionali ed internazionali. L'esplosione definitiva avvenne poi al Palermo, anche già Giovanni Trapattoni lo aveva preso in considerazione per l'Italia impiegandolo in diverse occasioni e dirottando sulla corsia opposta Gianluca Zambrotta. Cosa sarebbe diventato poi per tutti Fabio Grosso era probabilmente impronosticabile. Ma il bello dello sport è anche questo: regalare gioie talvolta inaspettate anche a chi non nasce con la classe e l'eleganza dei primi della classe.

La scelta di Lippi e il post Mondiale

Quando Marcello Lippi, nel frattempo diventato Commissario Tecnico della Nazionale italiana in luogo del Trap, doveva stilare la lista dei 23 convocati per l'out mancino la concorrenza non era particolarmente agguerrita. Eppure in quel Mondiale Fabio Grosso non partì titolare. L'allenatore infatti preferì schierare Zaccardo per le prime due gare, salvo poi cambiare idea e schierare il difensore romano.

Una mossa apparentemente innocua che si rivelò invece fondamentale per arrivare fino a Berlino e alzare in cielo la coppa più prestigiosa che c'è. "Lo batti tu, sei l'uomo dagli ultimi minuti" disse Lippi al suo neo pupillo che rimase sorpreso ma accettò la responsabilità. La carriera di Grosso, dopo quella gioia immensa, lo portò ad indossare le maglie di Inter, Lione e Juventus con alterne fortune.

Ma quella magia, ovviamente, non ebbe più modo di ripetersi. È il destino delle cose belle: accadono una volta ma durano per sempre. Oggi, che è diventato allenatore, potrà sempre raccontare ai suoi ragazzi cosa è riuscito a fare. E lo ascolteranno, con la stessa ammirazione di tutti nei suoi confronti.

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