Il centrale di origini napoletane ha vinto poco con i club (solo due campionati con il Real Madrid e una Coppa Uefa con il Parma) ma si è tolto grandi soddisfazioni con la nazionale di Marcello Lippi.
Fabio Cannavaro è l'emblema dell'Italia sportiva che supera i suoi limiti. Il difensore classe '73, nato e cresciuto a Napoli, è tra i grandi protagonisti del calcio del Bel Paese tra gli anni Novanta e Duemila. Il centrale marchia a fuoco il successo azzurro nel mondiale del 2006: lo ha fatto a suon di prestazioni superlative, le stesse che gli permettono di essere il quinto italiano della storia a vincere l'ambito Pallone d'Oro.
Tutto questo nonostante un fisico tutt'altro che possente, all'apparenza non adatto per un ruolo che spesso lo mette a tu per tu anche con veri e propri colossi. Ed è proprio la voglia di superare i propri limiti a caratterizzare la carriera di uno dei giocatori più iconici e performanti del calcio italiano degli ultimi trent'anni.
Cannavaro inizia la sua carriera con la maglia del Napoli e riesce ad emergere nonostante i partenopei vivano un momento difficile come il post-Maradona. Dopo la sbornia di successi nella seconda metà degli anni '80, gli azzurri iniziano un declino non solo tecnico e sono così costretti a cedere nel tempo alcuni dei loro calciatori migliori. Tra questi, insieme ai vari Ferrara e Zola, c'è anche il nostro Fabio Cannavaro. Il difensore veste così la maglia del Parma tra il 1995 e il 2002: con gli emiliani vince una Coppa Uefa, una Supercoppa Italiana e due Coppe Italia, imponendosi - al fianco di gente del calibro di Sensini e Thuram - come uno dei centrali più forti del panorama europeo.
Dopo quattro anni senza particolari soddisfazioni con le maglie di Inter e Juventus (in tal senso, a compensare ci sono le imprese con la Nazionale), ecco il triennio con il Real Madrid: con i blancos Cannavaro riesce finalmente a vincere un campionato nazionale (imponendosi nella Liga sia nel 2007 che nell'annata successiva). Con le merengues, il difensore napoletano conquista anche una Supercoppa di Spagna nel 2008. Dopo i tre anni in terra iberica, Cannavaro fa ritorno in Italia (vivendo però una stagione molto difficile con la Juventus) e poi chiude la sua carriera negli Emirati Arabi, con la maglia dell'Al-Ahli.
La netta impressione è che Fabio Cannavaro abbia vinto meno di quanto meritasse con le squadre di club, soprattutto se paragonato a colleghi del passato come Scirea e Baresi e suoi contemporanei come Paolo Maldini e Giorgio Chiellini. Le poche soddisfazioni con le maglie di Parma, Inter e Juventus sono però compensate dall'incredibile successo nei mondiali del 2006 in Germania.
In quella manifestazione il difensore di Napoli mette in mostra tutte le sue incredibili qualità, a guida di un reparto che può contare su elementi del calibro di Nesta, Materazzi e di un Gianluigi Buffon in modalità saracinesca. Nella manifestazione iridata, Cannavaro mette in evidenza le sue peculiarità in fatto di anticipo, tra tackle tempestivi e doti in fatto di elevazione e nel colpo di testa a dir poco sorprendenti per un giocatore alto 176 centimetri.
Un campionario che gli consente di esibirsi in vere e proprie "masterclass" della fase difensiva, come certificano le prestazioni divine messe in campo contro la Germania (il doppio intervento prima del gol di Del Piero è entrato nella leggenda) e soprattutto contro una Francia che propone gente del calibro di Zidane, Henry e Ribery.
Il successo nel mondiale del 2006 è l'unico di Cannavaro con la maglia della Nazionale. Una vittoria storica che permette al difensore napoletano di dimenticare le precedenti delusioni in maglia azzurra: non solo il mondiale asiatico del 2002, segnato dalla sconfitta agli ottavi di finale contro la Corea del Sud, ma anche (e soprattutto) il clamoroso epilogo degli Europei olandesi. Dobbiamo tornare all'estate del 2000 e alla finale contro la Francia di Zinedine Zidane, segnata prima dal vantaggio di Del Vecchio, poi dal pareggio al fotofinish di Wiltord e dal golden gol di David Trezeguet.
Con le grandi prestazioni messe in campo nel mondiale del 2006, Cannavaro riesce nell'impresa di conquistare il prestigioso Pallone d'Oro da difensore puro, a differenza di giocatori dalle qualità tecniche importanti come Beckenbauer e Sammer. Una impresa perché parliamo di un giocatore poco appariscente, in grado di emergere in un panorama calcistico come quello italiano che all'epoca poteva contare su giocatori di spessore come Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Roberto Baggio (anche lui insignito dell'importante premio) e Andrea Pirlo. Un fenomeno tra i fenomeni.
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