Dalla Germania al Texas, l'europeo che ha segnato un'epoca nell'NBA finendo per conquistare tutti. Resta alla storia il suo tiro, ancor oggi emulato, soprannominato Dirk-Shot.
Chi gioca a basket e sogna di farlo ad alti livelli ha un'unica sola e grande ambizione: arrivare in NBA. Se per il calcio l'epicentro è l'Europa, nella pallacanestro sono gli Stati Uniti d'America a rappresentare il livello massimo nel quale potersi esprimere. Nella storia in tanti hanno provato a farsi strada nel più importante torneo in circolazione, chi con fortuna e chi meno. Sono stati tanti gli stranieri transitati da queste parti, da quando si è deciso di aprirsi anche al di fuori dei confini nazionali.
Tra questi il più bravo di tutti probabilmente è stato Dirk Werner Nowitzki. Il gigante tedesco approdò a Dallas per giocare con i Mavericks nel 1998. Inizialmente, in realtà, fu reclutato dai Bucks che poi lo girarono alla franchigia texana in cambio di Robert Taylor e Pat Garrity in una trattativa che ancor oggi suscita estremo scalpore per quanto fu sbilanciata. Anche perché Wunder Dirk non era soltanto parecchio alto, con i suoi 213 centimetri, ma pure tanto bravo.
Non possiamo considerarlo, tuttavia, un enfant prodige: a 16 anni era piuttosto acerbo anche se promettente così finì sotto l'ala protettiva dell'ex nazionale Holger Geschwindner. Grazie al prezioso lavoro di quest'ultimo la crescita del ragazzone tedesco subisce un'impennata, non solo per la tecnica ma anche in termini di personalità con letture impegnate e musica. Rientra tutto in un percorso di formazione che ha portato Nowitzki da un paesino della Bassa Franconia alla conquista dell'America.
Quando arrivi al vertice in giovane età il rischio di bruciarsi è sempre concreto. Ma l'avvio ai Mavericks per Nowitzki fu subito positivo, anche grazie al supporto di compagni di squadra di un certo calibro e pronti a supportarlo come Steve Nash e Michael Finley. Chi però riuscì a fargli esprimere tutto il suo potenziale fu l'allenatore Don Nelson che modificò, laddove necessario, anche la sua posizione in campo passando da quella classica di ala grande ad una più centrale dove comunque riuscì a farsi valere.
Tra le sue qualità principali figurava quella dei tiri dalla distanza, il ché era un'anomalia considerato il ruolo interpretato in campo. Il numero 41 dei Dallas aveva addirittura inventato una nuova maniera di tirare, una sorta di step back in sospensione nella quale veniva evidenziata una capacità atletica innaturale se rapportata alla stazza fisica e che gli consentiva di tenere a distanza il marcatore avversario anche grazie alla gamba alzata. Questa specifica tecnica gli ha consentito nel tempo di restare competitivo anche quando la velocità iniziava a venire meno.
In tanti hanno provato ad emulare quel gesto, oggi ribattezzato Dirk-Shot, ma senza la stessa efficacia: tra questi persino Lebron James, Kevin Durant e Carmelo Anthony. Così disse di lui il coach Rick Carlisle: "Ad oggi, ci sono lunghi che non riescono a tirare come fa lui e ciò li sminuisce. Una ala grande che non può crearsi tiri del genere sarà sempre un gradino sotto a Dirk. È uno dei grandi di tutti i tempi. È un pioniere".
Ventuno stagioni sempre con la stessa canotta addosso, portata fino al tetto del mondo, un tiro diventato un marchio di fabbrica ancor oggi imitato, il primo europeo capace di vincere il titolo di MVP della regular season: tutto questo è stato Dirk Nowitzki. Che non ha dovuto cambiare per integrarsi nella già collaudata NBA, ha semplicemente introdotto il suo stile nella competizione finendo con l'arricchirla ulteriormente.
A Dallas hanno finito per amarlo, e non potrebbe essere altrimenti, dedicandogli persino una strada. In mezzo ci sono poi i riconoscimenti individuali e i trofei, che non sono un dettaglio per uno sportivo ma che fanno tutta la differenza perché alla fine è chi vince che viene ricordato: 1 titolo NBA, 1 titolo di MVP e 1 titolo di MVP delle Finali, 14 selezioni per la partita delle stelle, compagno di squadra dell'anno, inserito più volte nei vari All-NBA First, Second e Third Team, è parte del club ristretto dei 50-40-90 (percentuali nei tiri dal campo, da 3 e liberi), è il giocatore europeo con più punti segnati nella storia della NBA e sesto di sempre con 31.560.
Inevitabile, dopo il ritiro, avvenuto nel 2019, la decisione della società texana di ritirare lo storico numero di maglia 41 per un tedesco capace di farsi apprezzare anche dall'élite americana poco propensa, se si parla di basket, ad eleggere idoli stranieri anche se nel tempo sono aumentati gli europei impegnati tra i campioni a stelle e strisce. Su tutti, ad oggi, resta ancora lui: Dirk Nowitzki, il gigantesco teutonico che ha fatto sognare gli americani.
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