Ecco alcune delle delusioni più cocenti della storia della massima serie. Dal Milan di Franco Baresi alla Sampdoria orfana di Pazzini e Cassano, passando per la Fiorentina di Batigol.
Il campionato di Serie A è stato caratterizzato non solo da trionfi indimenticabili, ma anche da delusioni così cocenti da entrare nella storia. In questo articolo vi proponiamo alcune tra le retrocessioni più inaspettate dell’ultimo cinquantennio del massimo campionato italiano. Dal Milan di Franco Baresi alla Sampdoria post-Cassano, ecco alcuni dei capitomboli più incredibili e fuori pronostico.
Probabilmente la retrocessione meno pronosticabile del lotto. Dopo avere partecipato ai preliminari di Champions League per effetto del quarto posto della stagione precedente, la Sampdoria è protagonista di un finale che definire deludente è poco. Ad un buon girone d'andata, infatti, fa seguito l'incredibile serie da fine febbraio in poi nel segno di 9 sconfitte, 3 pareggi e una sola vittoria. A pesare maledettamente le cessioni nel mercato invernale delle star Pazzini e Cassano, con i vari Maccarone, Pozzi e Guberti che non riescono a garantire la stessa dote di gol.
Anche qui, una caduta che fa rumore. In uno dei campionati più equilibrati della storia (le squadre dall'11esimo al terzultimo posto sono racchiuse in quattro posti), il Chievo non fa più miracoli e conosce una retrocessione cocente, con una sola lunghezza di svantaggio su Reggina, Siena, Torino e Cagliari, tutte salve. Decisiva, così, la sconfitta nell'ultima giornata contro un'altra concorrente diretta come il Catania.
La squadra di bomber Pellissier (nove reti in campionato) si arrende dopo una stagione iniziata con presupposti decisamente diversi, con tanto di partecipazione ai preliminari di Champions League (sconfitta contro il Levski Sofia) e al terzo turno di Coppa Uefa (K.O. contro i portoghesi del Braga).
Anche il Bologna, come la Sampdoria sei anni prima, è protagonista di un girone di ritorno orribile: anche questa volta la svolta alla fine di febbraio, con gli emiliani capaci di conquistare un solo successo, a fronte di sei pareggi e cinque sconfitte. Una vera e propria debacle, nonostante un organico che può fare leva su giocatori di spessore come il vice campione del mondo Gianluca Pagliuca, Legrottaglie e il numero 10 Tomas Locatelli. In attacco l'unico a portare avanti la carretta è l'esperto Claudio Bellucci, autore di 10 dei 33 gol totali della truppa bolognese. Troppo poco per salvarsi.
La sentenza finale la mette lo spareggio di fine stagione con il Parma (le due squadre arrivano a pari punti): nella sfida d'andata il centravanti Igli Tare illude i rossoblu, poi surclassati nel match di ritorno per effetto delle reti di Alberto Gilardino - ultimo regalo prima di passare al Parma - e del difensore Giuseppe Cardone.
Anche l’Hellas, come i cugini del Chievo cinque stagioni più avanti, vive un’annata da dimenticare segnata da una retrocessione che è un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Anche in questo caso, a parlare sono i numeri: i gialloblu sono ottavi in classifica alla fine del girone d’andata; malissimo le cose nel girone di ritorno, come certificano le sole 4 vittorie e le 11 sconfitte raccolte in 17 gare. E pensare che parliamo di una squadra composta dai futuri campioni del mondo Oddo, Camoranesi e Gilardino e da gente di assoluto spessore come Adrian Mutu e Adailton.
Retrocedere nonostante i gol di Gabriel Omar Batistuta e la presenza in squadra di giocatori dal profilo internazionale come Stefan Effenberg e Brian Laudrup. Questa "l'impresa" della Fiorentina di inizio anni Novanta. Le cose, in realtà, iniziano alla grande, come testimoniano il secondo posto alla tredicesima giornata e la gestione più che positiva del tecnico Luigi Radice. A sorpresa il "Sergente di Ferro" viene esonerato dopo una sconfitta in casa contro la rivelazione Atalanta e da lì iniziano i guai: con l'arrivo in panchina di Aldo Agroppi la squadra appare involuta e raccoglie solo tre vittorie, nove pareggi e otto sconfitte. Nel finale i nuovi tecnici Luigi Chiarugi e Giancarlo Antognoni non riescono a risollevare le sorti della squadra.
I primi anni ‘80 sono decisamente difficili per il Milan, ma la retrocessione del 1982 (l'ultima della storia rossonera) fa ancora notizia. Parliamo infatti di una squadra che poteva fare affidamento sui futuri campioni del mondo Franco Baresi e Fulvio Collovati, insieme alle altre certezze Mauro Tassotti, Alberico Evani e Walter Novellino. A pesare, il rendimento catastrofico nella prima parte del girone di ritorno, con tanto di sette sconfitte in dieci giornate. Inutile l'ottimo rendimento finale, con tre vittorie in cinque giornate: a fine stagione solo un punto di svantaggio su Cagliari e Genoa, con il Grifone che pareggia proprio all'ultimo minuto con il Napoli.
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