Santi Cazorla: un sorriso oltre le cicatrici

Dietro un sorriso umile si cela un calvario di cicatrici e sogni infranti. Ma la storia di Santi Cazorla è un inno alla resilienza, un viaggio emozionante nel cuore di un campione pronto a scrivere l'ultimo, indimenticabile capitolo della sua leggenda.

"Il medico mi disse che se fossi tornato a camminare in giardino con mio figlio, avrei dovuto ritenermi soddisfatto." Queste sono le agghiaccianti parole di Santi Cazorla dopo l’ennesimo infortunio subito in carriera.

Nel 2013 Cazorla era uno degli interpreti più eleganti e decisivi del panorama calcistico europeo. La classe dell’asturiano lasciava a bocca aperta i tifosi dell’Arsenal, che non potevano fare a meno di riempire di applausi un giocatore in grado di conciliare bellezza ed efficacia in maniera così naturale. La faccia da brava ragazzo e la timidezza nelle interviste si contrapponevano in maniera quasi paradossale alla spavalderia tecnica che si poteva permettere in campo.

Santi Cazorla è stato uno dei migliori calciatori al mondo, con l’Emirates ai suoi piedi, ma sempre con lo stesso sorriso stampato che trasmetteva la sua umiltà e il piacere di giocare a calcio. Lo stesso sorriso che si porta dietro dai tempi dell’Oviedo, la squadra del suo cuore, la squadra della sua terra, la squadra della sua gente, la squadra che lo ha lanciato.

Dopo aver lasciato la sua amata terra, Cazorla ha incantato la Spagna con il Villarreal, con il Recreativo Huelva, con il Malaga, per poi arrivare a Londra e sedersi al tavolo dei grandi, ma mangiando sempre in silenzio. Con la purezza e la genuina passione di chi gioca a calcio per divertimento e non per fama. Di chi ricerca la bellezza e non i soldi.

Dopo quel maledetto infortunio nel 2013, lo spagnolo è stato costretto ad affrontare un vero e proprio calvario. L’operazione non ha mai cicatrizzato del tutto, una brutta infezione ha ridotto il suo tendine di ben 11 centimetri. Cazorla ha sempre sofferto in silenzio e non ha mai perso la speranza, neanche di fronte alle peggiori diagnosi. Cazorla, nonostante per anni sia stato circondato dal freddo bianco tipico degli ambienti ospedalieri, dal silenzio delle camere in cui è stato ricoverato, ha sempre pensato al verde dell’erba e al suono degli applausi che lo accompagnavano.

Cazorla si è reso conto di essere nato per questo: divertirsi e far divertire la gente.

Dopo un ritorno al Villarreal e un’esperienza in Arabia, Cazorla, a quasi 39 anni, ha preso la decisione più romantica di tutte: tornare a divertirsi e far divertire la SUA gente.

Cazorla è tornato al Real Oviedo con l’obiettivo di riportare gli asturiani in Liga. Un obiettivo ambizioso, quasi impossibile visti i lunghi 24 anni di assenza dalla Primera Division. Nonostante ciò, la classe e l’esperienza di Cazorla hanno riportato l’Oviedo a giocarsi i playoff. In semifinale, una sua perla su punizione ha condotto gli asturiani in finale.

La finale di andata dei playoff è finita 1-0 per il Mirandes. Al ritorno la squadra di Alessio Lisci aveva sbloccato le marcature nelle Asturie portandosi addirittura sul doppio vantaggio complessivo. Ma a riportare la speranza ci ha pensato, come al solito, Santi Cazorla. La sua realizzazione dal dischetto ha riaperto le marcature e la speranza per i suoi che poi hanno avuto la forza di ribaltarla e portarsi sul 3-1 finale.

C’era da liberare un urlo bloccato in gola da 24 lunghissimi anni. C’era da scrivere un lieto fine. E Cazorla lo ha fatto.

Il calcio spesso è uno sport crudele, ingiusto, cinico e spietato. Ma, come la vita, offre sempre una seconda opportunità. E nessuno si è meritato questa chance più di Santi Cazorla.

Il destino ha deciso che doveva finire così, nel modo più romantico possibile: con Santi Cazorla rche riporta in Liga il Real Oviedo, la squadra del suo cuore, la squadra della sua terra, la squadra della sua gente, la squadra che lo ha lanciato.

Matteo Di Mango

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