Dall'oro di Mangiarotti ai 15 minuti da sogno di Tokyo, con la clamorosa doppietta Tamberi-Jacobs: i grandi momenti da ricordare per l'Italia alle Olimpiadi.
La premessa è doverosa: ogni medaglia, ogni impresa sportiva di un atleta azzurro ha regalato – e continua a regalare – emozioni indimenticabili a sportivi e appassionati. Ci sono dei momenti, delle vittorie, dei successi leggendari, però, capaci di finire dritti nel mito. Nella storia dello sport italiano, certo. Ma anche dello sport in generale. Abbiamo scelto cinque momenti iconici della storia olimpica.
I cinque momenti più iconici e significativi della storia azzurra a cinque cerchi, al maschile. Consapevoli che molti altri avrebbero meritato di farne parte, dal trionfo di Pietro Mennea a Mosca a quello di Livio Berruti a Roma, dallo sprint vincente dei fratelloni Abbagnale a Seul a quello del duo Bonomi-Rossi a Sydney, giusto per fare qualche esempio. Mettetevi comodi e preparate i fazzolettini: qualche lacrimuccia potrebbe scappare.
Più che un momento, Mangiarotti ha segnato un'epoca. Nessuno come lui ha regalato medaglie olimpiche all'Italia, ben 13 di cui sei d'oro, cinque d'argento e due di bronzo. Nato a Renate nel 1919, ha preso parte a cinque edizioni dei Giochi, da Berlino 1936 a Roma 1960, disimpegnandosi con profitto nella spada e nel fioretto. Per due volte è stato portabandiera azzurro, a Melbourne nel 1956 e nei Giochi casalinghi del 1960, e in tutte le edizioni delle Olimpiadi a cui ha preso parte ha conquistato medaglie. Le più significative, forse, proprio a Roma. Entrambe nella prova a squadre. Argento nel fioretto, oro nella spada. Sua una stoccata vincente nella finalissima con la Gran Bretagna, vinta 9-5 e disputata a 41 anni, all'ultimo atto di un'indimenticabile carriera.
Trentadue anni dopo, a Barcellona, è tutto apparecchiato alla piscina della Picornell per la vittoria della Spagna. C'è la finale del torneo di pallanuoto e una folla oceanica attende di celebrare il trionfo di Manuel Estiarte, “il Maradona della pallanuoto”, e dei suoi compagni contro l'Italia di Ratko Rudic. Guai, però, a sottovalutare il Settebello.
Contro tutto, contro tutti, più forti di un destino che sembra segnato, gli azzurri portano a casa un oro leggendario al termine della partita forse più bella e combattuta della storia di questo sport. Chiusa in parità dopo i tempi regolamentari (7-7), con rimonta iberica in extremis, preludio a sei clamorosi tempi supplementari. Una sfida infinita, quasi persa dall'Italia dopo il rigore di Estiarte a 42'' dal termine del secondo extra-time, ripresa per i capelli da Ferretti (pari a 20'' dalla fine) e poi vinta grazie a un gol di Gandolfi al sesto overtime.
Quattro anni dopo, ad Atlanta, arriva il momento magico per un altro monumento dello sport italiano: Yuri Chechi. “Il Signore degli Anelli” si consacra effettivamente come tale, dominando la finale della sua specialità e spazzando via, con l'armonia dei suoi movimenti e con la perfezione del suo stile inimitabile, le delusioni passate. Davvero eccezionale la performance di Yuri, capace di stregare gli americani e di entrare di diritto tra i momenti olimpici più belli dello sport italiano.
Altro momento iconico ad Atene, dove tutto è cominciato. E in una delle prove più importanti di ogni appuntamento olimpico: la maratona. L'ultima gara dell'edizione del 2004. Con arrivo nello stadio dei primi Giochi del 1896, prima della cerimonia di chiusura. In cui, accanto alle note dell'inno greco, risuonano quelle del Canto degli Italiani. Merito di Stefano Baldini, che con una condotta di gara perfetta riesce a presentarsi da solo allo stadio e a trionfare a braccia alzate. “Vittoria, vittoria!”, urla Stefano. Proprio come aveva fatto Fidippide da quelle parti 2494 anni prima, annunciando agli ateniesi il successo sui Persiani a Maratona.
L'ultimo momento iconico è fresco nella memoria. Il quarto d'ora più bello dell'atletica e dello sport azzurro. Due ori inediti, due trionfi in successione. Comincia Gianmarco Tamberi, che conquista l'oro ex aequo nel salto in alto con l'amico qatariota Mutaz Essa Barshim: 2,37 metri per entrambi e la decisione di non andare oltre, che un oro in compagnia forse è ancora più bello.
Poco dopo, tocca a Marcell Jacobs scrivere la storia. Vittoria nei 100 metri col tempo di 9''80. Il primo a celebrarlo? Proprio Gimbo, sulla pista dello stadio di Tokyo. Il grillo e la scheggia, uniti in un abbraccio che ancora provoca diversi brividi e pelle d'oca. Sono le emozioni indimenticabili che solo le Olimpiadi sanno regalare.
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