Tredici anni fa la stagione più esaltante per i tifosi nerazzurri: quando Mourinho, Eto'o, Milito e gli altri vinsero tutto.
La stagione più bella, intensa ed esaltante per i tifosi dell'Inter? Nessun dubbio, la 2009/10. Il secondo anno di Mourinho, l'annata del Triplete. Campionato, Coppa Italia e – soprattutto –UEFA Champions League, 45 anni dopo il doppio trionfo della Grande Inter di Herrera nel 1964 e nel 1965. Uno squadrone da urlo, allestito dal presidente Massimo Moratti con l'obiettivo di ripetere i successi passati, quando alla presidenza c'era papà Angelo.
Squadra ridisegnata in estate dopo lo scudetto vinto la stagione precedente, dove però l'avventura in Champions si era chiusa abbastanza precocemente, agli ottavi contro il Manchester United. Dal Genoa ecco Motta e Milito per sistemare centrocampo e attacco, dal Bayern Lucio per mettere a posto la difesa, dal Real Madrid Sneijder per dare un'iniezione di fantasia.
Importanti anche gli innesti a gennaio dell'attaccante Pandev dalla Lazio oltre che di Mariga, centrocampista di sostanza proveniente dal Parma. E le cessioni? Via Adriano, Cruz, Crespo, ritirato Figo. Via soprattutto Ibrahimovic, approdato al Barcellona per "vincere finalmente la Champions". Mourinho soddisfatto? Macché. Lo Special One avrebbe voluto investimenti ancora più consistenti.
Come giocava, dunque, quell'Inter solida e cinica, zeppa di qualità ma anche disposta a sacrificarsi in tutti i suoi uomini? Una squadra, per sintetizzare, disegnata a immagine e somiglianza di José Mourinho. In porta Julio Cesar, linea difensiva formata da Maicon, Lucio, Samuel e Chivu, con Zanetti, Cambiasso e Stankovic a centrocampo, Sneijder trequartista e davanti Eto'o e Milito. Tantissime le alternative in ogni reparto. Toldo il portierone di riserva, in difesa Cordoba, Materazzi e il giovane esterno Santon, a centrocampo Motta, Muntari e Mariga, in attacco Balotelli e Pandev.
La stagione comincia con una piccola delusione, la sconfitta in Supercoppa italiana contro la Lazio. In campionato le cose vanno piuttosto bene: dopo 14 giornate l'Inter è prima con 35 punti, frutto di 11 vittorie, due pareggi e una sconfitta. In Champions, invece, si rischia la clamorosa eliminazione.
Tre pareggi nelle prime tre gare: 0-0 col Barcellona dell'ex Ibra, 1-1 in casa del Rubin Kazan, 2-2 a San Siro con la Dinamo Kiev. Al ritorno in Ucraina l'Inter vede i fantasmi: è sotto fino a 4' dal termine, dopo il gol di Shevchenko. Milito e Sneijder, però, confezionano la rimonta che riapre i giochi. Dopo lo 0-2 di Barcellona, bisogna battere il Rubin Kazan per passare: missione compiuta grazie al 2-0 griffato Eto'o e Balotelli.
L'Inter non molla nulla, prosegue la propria marcia in campionato, avanza in Coppa Italia e a febbraio riprende il suo cammino in Champions, superando a fatica il Chelsea: 2-1 all'andata a Milano, con Milito e Cambiasso a segno e Kalou in gol per i londinesi, e 1-0 a Stamford Bridge, con epica difesa del risultato e rete decisiva in contropiede di Eto'o.
È un Mou che in questa fase attira su di sé tutte le critiche, proteggendo squadra e ambiente. Durante il match di campionato con la Sampdoria, con Samuel e Cordoba espulsi nel primo tempo, mima il gesto delle manette, che diventerà iconico. Inter sola e contro tutti, ma capace di superare pure il Cska Mosca (1-0 a San Siro con rete di Milito, 1-0 al ritorno con Sneijder a segno) e di approdare in semifinale.
In campionato, dopo il 2-2 di Firenze, arriva il sorpasso della Roma. Ma l'Inter non molla. Piega a fatica la Juventus con un eurogol di Maicon e il raddoppio di Eto'o, batte poi l'Atalanta (3-1) e torna avanti grazie al ko dei giallorossi con la Samp. Il 5 maggio arriva il primo trofeo stagionale, la Coppa Italia, con Milito a timbrare l'1-0 sulla Roma proprio all'Olimpico. Il 16 arriva lo scudetto, grazie all'1-0 sul campo del Siena (ancora Milito).
E in Champions? Dopo la leggendaria semifinale col Barcellona, superato 3-1 in rimonta a San Siro con Sneijder, Maicon e Milito a replicare a Pedro, e con l'ininfluente 1-0 del Camp Nou, giunto al termine di quasi 100 minuti di eroico catenaccio, la finale si gioca il 22 maggio a Madrid. Avversario il Bayern di Van Gaal, che pratica un calcio spumeggiante. I tedeschi giocano, i nerazzurri vincono 2-0. Un gol per tempo di Milito e il Triplete è confezionato. L'ultimo trionfo europeo dell'Inter.
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