L'uruguaiano è annoverabile tra i giocatori più forti tecnicamente a cavallo tra gli anni novanta e Duemila. Il rendimento discontinuo con Inter e Uruguay, le magie con Venezia e Nacional.
Uno dei più grandi talenti inespressi del calcio moderno. Un giocatore dalla tecnica sopraffina, in grado di vincere trofei in Italia e in patria, ma che avrebbe letteralmente potuto conquistare il mondo. Parliamo di Alvaro Recoba, giocatore che ha legato il suo nome a quello dell'Inter di Massimo Moratti: proprio con i nerazzurri il fantasista sudamericano non è riuscito ad esprimersi al meglio, facendo vedere solo a tratti le sue notevoli doti tecniche.
Ma quello che si è visto è stato, senza paura di smentita, a dir poco magico: El Chino (questo il suo soprannome per i tratti decisamente orientali) è dotato di un sinistro precisissimo e potente che gli ha permesso nel tempo di siglare molte reti da calci piazzati (finanche da calcio d'angolo) e dalla lunghissima distanza. A rovinare la carriera di Recoba un rendimento che definire discontinuo è dire poco, unito ad una personalità che non si confà agli status rigidi di una grande come l'Inter: non a caso, le stagioni migliori Recoba le vive in patria con il Nacional (parliamo proprio degli esordi) e nella mezza stagione spettacolare con il Venezia di Walter Novellino.
La carriera di Alvaro Recoba inizia in terra uruguaiana: prima le due stagioni con il Danubio, con cui sigla la bellezza di 32 gol, poi il passaggio al Nacional che rappresenta una vera e propria svolta. Con i Tricolores di Montevideo, il classe '76 si impone come uno dei talenti sudamericani più forti della metà degli anni '90. Parlano in tal senso i 36 gol realizzati in 40 presenze, con il repertorio che si fa subito chiaro: dribbling da applausi, conclusioni imparabili dalla distanza e un tocco di palla che fa innamorare un buongustaio come Massimo Moratti. Il presidente dell'Inter non bada a spese e mette sul piatto i 7 miliardi richiesti dalla società di Montevideo.
Recoba sbarca così a Milano e l'inizio sembra da predestinato, realizzando (da subentrato) una doppietta d'autore contro il Brescia: l'uruguaiano entra al posto di Maurizio Ganz e porta per mano una squadra stordita dalla rete dello 0-1 di Dario Hubner. Prima un clamoroso bolide dai 30 metri che si infila all'incrocio dei pali, poi il marchio della casa con gol su punizione da distanza siderale. Ma, è triste dirlo, si tratta di un fuoco di paglia: Recoba è l'ultima scelta di un attacco che può fare leva su Ronaldo il fenomeno, viene spesso relegato in panchina e un anno e mezzo dopo viene spedito in prestito al Venezia. In Laguna la possibile svolta di una carriera: l'uruguaiano contribuisce ad una salvezza che sembra ai limiti dell'impossibile (a gennaio la squadra è ultima in classifica) con 10 reti in 19 presenze. Da segnalare l'incredibile tripletta ai danni della Fiorentina di Gabriel Omar Batistuta (4-1 il risultato finale).
Tornato a Milano, Alvaro Recoba vive due buone stagioni tra il 1999 e il 2001, realizzando 25 gol totali ma venendo spesso meno nei momenti decisivi (è suo l'errore dal dischetto contro l'Helsinborg che condanna i nerazzurri eliminandoli dalla Champions League).
Pochi acuti nelle stagioni seguenti, con la doppia cifra raggiunta solo nelle stagioni tra il 2002 e il 2004, tra grandi delusioni (vedi alla voce 5 maggio) e prestazioni altalenanti. Vero, si vedono sprazzi di tecnica incredibile, ma Recoba non riesce a ricambiare la fiducia del presidente Moratti, che per un paio di stagioni lo rende anche il calciatore più pagato al mondo. Solo negli almanacchi, la conquista di due Scudetti e altrettante Coppe Italia e Supercoppe Italiane tra il 2004 e il 2006.
Recoba chiude la sua esperienza in Italia con la maglia del Torino: ormai la magia è finita, come certificano gli appena tre gol realizzati in 24 presenze. Poi, un altro anno e mezzo in Europa, con i greci del Panionios (6 gol in 24 gettoni), prima del ritorno in patria con le maglie - ancora una volta - di Danubio e Nacional.
Come nelle squadre di club, Alvaro Recoba non riesce a mettere in mostra tutte le sue incredibili doti tecniche. Per El Chino solo 11 gol in 69 presenze. Soprattutto, sono veramente poche le soddisfazioni con la maglia Celeste: solo due le reti in una fase finale di un torneo, una nel 2-0 contro il Venezuela nella Coppa America 1997 e un'altra nello spettacolare 3-3 contro il Senegal nel mondiale del 2002. Per il resto veramente poco: paradossalmente, Recoba va vicino all'unico successo in nazionale nel luglio 2007, quando viene fermato in semifinale di Copa America dal Brasile solo al termine della lotteria dei calci di rigore. Simbolo, questo, di una carriera segnata da pochi acuti e da pochissimi trionfi da ricordare. Un vero peccato.
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