Il classe '47 Kareem Abdul-Jabbar è nella storia dei Los Angeles Lakers: con i gialloviola ha vinto 5 anelli (al fianco di Magic Johnson), un altro lo ha conquistato con i Milwaukee Bucks.
Primo realizzatore in assoluto nella storia dell'NBA con 38.387 punti, sei anelli conquistati in carriera e un nome entrato nella leggenda. Basta questo per comprendere la grandezza assoluta di Kareem Abdul-Jabbar, uno tra i migliori giocatori della storia della pallacanestro mondiale. Una storia di successi e colpi di classe iniziata nel 1969 e terminata solo un ventennio più tardi, in cui "The Captain" vince di tutto con le casacche di Milwaukee Bucks e soprattutto Los Angeles Lakers. La storia del classe '47 è legata soprattutto a quella della franchigia gialloviola, che diventa un top team assoluto (e leggendario) proprio con Abdul-Jabbar in campo, coadiuvato dalla fine degli anni '70 da un altro top player come Magic Johnson.
Kareem Abdul-Jabbar è, senza paura di smentita, il migliore pivot della storia del basket, di certo quello che riesce a portare il ruolo in una dimensione moderna prima inimmaginabile. Perché non parliamo solo di un marcatore implacabile forte di doti fisiche incredibili, ma anche di un giocatore tecnicamente impeccabile. Soprattutto, è stato il primo centro della storia dell'NBA ad unire qualità realizzative, efficacia in ottica rimbalzi (è il terzo migliore rimbalzista e stoppatore nella storia del massimo campionato americano) e grandi qualità nei panni di assist-man. Un giocatore totale, insomma.
Con uno sguardo sempre alle sue doti tecniche, il marchio di fabbrica di Abdul-Jabbar è il celeberrimo gancio cielo (sky hook), un tiro entrato nella leggenda che si effettua in salto, con il braccio teso dietro la testa e in direzione opposta rispetto all'avversario in marcatura, con la palla che poi prende una parabola discendente. Un tiro nei fatti instoppabile, visti i 2 metri e 18 centimetri di altezza di Kareem, la sua perizia tecnica e la sua abilità anche con il sinistro, particolare che aumenta ulteriormente l'imprevedibilità del colpo.
La storia sportiva di "The Captain" inizia nella metà degli anni '60, quando - prima della conversione all'Islam - risponde ancora al nome di Ferdinand Lewis Alcindor Jr. Le cose iniziano subito alla grande con tre titoli giovanili NCAA con la casacca degli UCLA Bruins, sotto la guida del mitico John Wooden. Il classe '47, così, si fa subito apprezzare dagli osservatori americani e nel 1969 è la prima scelta del draft NBA, passando ai Milwaukee Bucks.
Un predestinato: con il quintetto del Wisconsin vince subito un titolo nella stagione 1970/71, facendo registrare una media di 31,7 punti e 16 rimbalzi a partita. Nella stagione successiva i Bucks non riescono a ripetersi, ma Kareem Abdul-Jabbar - che ingaggia sfide spettacolari con il rivale dell'epoca Wilt Chamberlain - migliora ulteriormente il suo score e mette a referto una media di quasi 35 punti a partita, facendo così registrare il suo migliore rendimento in carriera nella regular season.
Già in quegli anni, grazie a giocate memorabili e ad una costanza nelle prestazioni sconcertante, diventano leggenda i suoi caratteristici occhiali protettivi, indossati probabilmente per un lieve danno alla retina subito ai tempi delle giovanili. Una leggenda anche fuori dal campo, perché parliamo di personaggio anomalo, amante della cultura, nei fatti intellettuale, difensore dei diritti, riservatissimo a differenza di altri big dell'epoca.
Nel 1971 la conversione all'Islam e il cambio del nome in Kareem Abdul Jabbar. Nel 1975 il passaggio ai Los Angeles Lakers: nella prima stagione sfiora subito il titolo, con i gialloviola che vengono nettamente battuti nelle finali di Conference dai Portland Trail Blazers futuri campioni. Ancora qualche anno di assestamento, poi nella stagione 1979/80 ecco il primo di cinque successi con i Lakers: al fianco di Kareem Abdul-Jabbar un rookie dalle doti tecniche incredibili come Magic Johnson, che venne eletto MVP delle finali.
Da qui, in pratica, nasce la leggenda dei Los Angeles Lakers, sul tetto del mondo sotto la guida di quel pivot dai colpi incredibili, capace di entrare per dieci volte nella All-NBA First Team e nominato MVP delle finali non solo nel 1971 ma anche nel 1985, alla veneranda età di 38 anni, imponendosi al cospetto dei fortissimi Boston Celtics di Larry Bird. Ma non finisce qui: perché, a conferma della sua immensa classe, Kareem gioca (ed è decisivo) fino ai 42 anni, conquistando nel frattempo altri due titoli NBA, con tanto di 19,2 punti in media nelle finals poi vinte del 1987. Roba da extraterrestri. Roba da leggenda dello sport.
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