La ventiquattrenne ceca costringe Ons Jabeur alla seconda sconfitta consecutiva nella finale del torneo londinese. Dalla maledizione della tunisina al capolavoro della ragazza di Sokolov in una competizione che ha regalato magia.
Wimbledon ha incoronato la sua nuova regina. Si tratta di Markéta Vondroušová, ventiquattrenne ceca che era partita a fari spenti in questo torneo per accenderli gradualmente abbagliando tutte le rivali che hanno provato a fermarla. Inutile ripercorrere il tabellone all’indietro per cercare di capire quali potessero essere le grandi favorite alla vigilia: il nome della ragazza di Sokolov non compariva mai.
C’era chi ipotizzava un bis di Elena Rybakina, campionessa in carica che aveva già dimostrato sia ad Indian Wells che a Roma di non essere un fenomeno transitorio. Chi puntava invece le sue fiches su Aryna Sabalenka, una le cui caratteristiche ben si prestavano alla superficie in erba dei prati londinesi.
Naturalmente tra le candidate più autorevoli era impossibile non prestare attenzione ad Iga Swiatek, numero uno al mondo in cerca di conferme anche all’interno di una delle competizioni più importanti in circolazione. La veterana Petra Kvitova, Beatriz Haddad Maia, Madison Keys e persino Camila Giorgi godevano di maggiore considerazione. Invece, anche se non dal nulla, è comparsa Vondroušová a togliere un’altra volta a Ons Jabeur, altra prestigiosa firma dell’evento, la possibilità di vincere da queste parti.
Alla tunisina resta l’enorme rammarico della chance sprecata, la seconda consecutiva dopo quella del 2022. Non è riuscita a sfatare il tabù dello Slam la ventottenne di Ksar Hellal, che avrebbe potuto regalare la prima grande gioia all’Africa. Un giorno ci riuscirà, è stata la sua promessa. La sua ambizione dovrà attendere ancora.
Markéta Vondroušová non aveva mai vinto uno Slam in carriera. E ha deciso di cominciare in grande stile partendo da quello che possiamo considerare il più ambito in assoluto. Partita fuori dalle teste di serie della competizione, la ceca ha dovuto fare parecchia fatica per emergere conquistando alla fine il premio per gli sforzi compiuti. Se per gli uomini l’effetto sorpresa non c’è stato, con Carlos Alcaraz e Novak Djokovic ad affrontarsi nell’ultimo atto del torneo, per le donne invece l’esito è stato quasi imprevedibile.
Dalla posizione numero quarantadue del ranking WTA al tetto del mondo: un salto che ha il sapore del miracolo se non fosse per il fatto che di miracoloso qui non c’è nulla. C’è semplicemente il merito di un’atleta che ha dato tutto quello che aveva, compreso nella finale dove ha regolato la tunisina Ons Jabeur in due set durati circa un’ora e venti. Probabilmente il non avere nulla da perdere ha finito col favorirla, con la sua rivale che nel frattempo si lasciava fagocitare dalla tensione commettendo errori figli proprio della paura.
La gestione della pressione, d’altro canto, è una componente fondamentale per poter farsi valere a questi livelli. E la testa la Vondroušová l’ha usata certamente bene, per capitalizzare al massimo tutte le difficoltà palesate dall’avversaria fino a metterla ko. In tutto il 2023 la ventiquattrenne ceca non aveva mai vinto nulla e pure qui a Wimbledon non è che avesse lasciato particolarmente il segno, con un solo successo in cinque tentativi. Ma con questo exploit si è ripresa tutto e con gli interessi.
Il day after è sempre complicato da gestire per chi perde una finale così importante come quella di Wimbledon, Per la Jabeur, poi, il peso è ancora maggiore dopo lo scorso anno e per la terza chance mancata complessivamente di mettere le mani su un trofeo del Grande Slam. Alle due edizioni londinesi, infatti, dobbiamo aggiungere pure gli US Open del 2022 nei quali all’ultimo atto la tunisina cedette il passo a Iga Swiatek dopo un percorso memorabile.
La verità è che questa sconfitta è figlia delle precedenti, con la numero sei al mondo che è arrivata all’appuntamento con l’obbligo morale di dover portare a casa la partita a tutti i costi. Accade così che la pressione, insopportabile, finisca per schiacciarti togliendo quella componente di leggerezza che invece serve specialmente in competizioni del genere. Di titoli, comunque, Ons Jabeur ne ha portati a casa quattro in carriera, uno dei quali proprio in questa prima parte del 2023.
Qui a Londra, tra l’altro, aveva dimostrato di essere una top assoluta battendo anche avversarie del calibro di Petra Kvitova, Elena Rybakina e Aryna Sabalenka in semifinale. Anche questa edizione ha confermato le premesse: la tunisina da queste parti si esalta sfoggiando il suo tennis creativo. La campionessa rialzerà la testa e ci riproverà ancora. C’è da scommetterci.
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