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Wimbledon e una finale già scritta: è Alcaraz contro Djokovic

I due tennisti più forti si troveranno per la prima volta l’uno di fronte all’altro in un match che vale un titolo. La sfrontatezza e il talento del giovane guerriero contro l’esperienza e l’abilità del fuoriclasse serbo. Non si poteva chiedere di meglio.

Evento: Carlos Alcaraz-Novak Djokovic
Luogo: Wimbledon, Londra
Quando: 15:00, 16 luglio 2023
Dove vederla: Sky Sport Tennis

Un torneo durato la bellezza di tredici giorni ci ha raccontato ciò che in fondo già sapevamo tutti. Ovvero che Novak Djokovic e Carlos Alcaraz rappresentano il meglio che il tennis internazionale può offrire. Passato, presente e futuro. Due generazioni di fenomeni con età profondamente diverse ma con un minimo comun denominatore che non è soltanto talento ma è quel qualcosa in più che hanno solo i fuoriclasse e che consente loro di distinguersi dalla massa dei grandi giocatori. 

Così potremo assistere alla finale più bella possibile, già scritta in un certo senso ma comunque frutto di due settimane di spettacolo che hanno regalato divertimento e gioia pura a chi ha avuto modo di seguirle. Djokovic e Alcaraz in carriera si sono sfidati soltanto due volte, prima d’ora. Ed il bilancio è in perfetta parità con un successo a testa. Nel 2022 lo spagnolo fece prevalere la propria esuberanza inchiodando il serbo alla sconfitta. La rivincita ha avuto luogo in tempi più recenti, all’ultimo French Open nel quale il Djoker ha ristabilito la gerarchia nei confronti del ventenne di El Palmar. In entrambi i casi si trattava però di semifinali: mai li abbiamo visti affrontarsi in un duello che vale l’assegnazione di un titolo. La storia si fa qui.

Come arriva Djokovic

Quando trovi di fronte un muro troppo alto anche scavalcarlo diventa impossibile. Ci ha provato Jannik Sinner, al quale vanno tutti i complimenti per l’elevato livello delle prestazioni palesato nell’arco dell’intero torneo. Ma di fronte a Novak Djokovic anche le chance del pur ottimo azzurro diventano minime, quasi nulle. D’altra parte in campo il trentaseienne di Belgrado ha rischiato qualcosina solo al terzo set in un match comunque combattuto, checché ne dica il risultato, che a guardarlo pare celi una supremazia schiacciante da parte del campione in carica.

Non è stato così ma poco conta, oggi, per una finale che vedrà ancora protagonista Nole, che ha superato pure il record di Chris Evert come giocatore che ha raggiunto il maggior numero di finali Slam nell’era Open. Soltanto a Wimbledon di successi ne ha collezionati sette, appena uno in meno del primatista Roger Federer. Una distanza che potrebbe colmare già domenica, qualora riuscisse a superare anche l’ultimo ostacolo rappresentato da Alcaraz. Complessivamente i suoi titoli sono addirittura novantaquattro e sessantasette di questi fanno parte dei cosiddetti Big Titles (i più importanti che ci sono). Numeri che mai nessuno è riuscito a raggiungere. E questa storia ancora non è finita.

Come arriva Alcaraz

Per riuscire a potersi mettere di fronte a Novak Djokovic, a soli vent’anni, devi necessariamente avere qualcosa in più degli altri. Carlos Alcaraz ce l’ha, altrimenti non sarebbe già il numero uno al mondo. Una corona, la sua, che vorrebbe mantenere anche nei confronti di un avversario che al vertice della classifica ATP ci è stato per 389 settimane, delle quali ben 122 consecutive, chiudendo per sette volte la stagione da numero uno al mondo. Lo spagnolo questi numeri non può averli, naturalmente, per mere questioni anagrafiche ma ha la base per poterseli costruire nel tempo se riuscirà a dare continuità al clamoroso talento messo in mostra. 

Se il Djoker è un habitué di Wimbledon, per il murciano questa sarà soltanto la prima finale. Ha comunque avuto modo di farsi le ossa altrove, portando a casa undici titoli tra i quali quattro Masters 1000. Qui a Londra l’uomo che lo ha messo maggiormente in difficoltà probabilmente è stato il nostro Matteo Berrettini, rigenerato dopo il lungo periodo passato in infermeria alternando qualche presenza in campo non certo memorabile. Gli altri avversari finiti nel tritacarne del fenomeno di El Palmar sono stati poi Alexandre Müller, Nicolas Jarry, Holger Rune fino a Daniil Medvedev. 

Quest’ultimo è stato messo al tappeto in tre set in meno di due ore, come fosse un rivale qualsiasi e non uno dei tennisti più importanti in circolazione nonché al terzo scalino della classifica mondiale. Proprio alla vigilia dell’incontro qualcuno aveva lanciato l’allarme sulle condizioni fisiche del murciano, che aveva deciso di non allenarsi in vista del delicato incontro. Si trattava semplicemente del riposo del guerriero prima della battaglia. Ne resta ancora un’altra da vincere per un ragazzo che è il quarto più giovane di sempre a scendere in campo in una finale di Wimbledon. In una storia che, però, è soltanto all’inizio. 

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