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US Open: tutto quello che c’è da sapere

Il duello Alcaraz-Djokovic, le aspettative italiane, i possibili outsider. Inizia il torneo che chiude la stagione dei Grandi Slam. 

Evento: US Open
Luogo: USTA Billie Jean King National Tennis Center, New York
Quando: dal 28 agosto al 10 settembre
Dove vederla: Supertennis

Dal 1978 produciamo il miglior tennis possibile. Potrebbe essere questo lo slogan degli US Open, il quarto ed ultimo torneo del Grande Slam. Nato come mero servizio di intrattenimento per l’alta società, nel tempo la competizione, fondata già nel 1881, si è poi allargata a macchia d’olio diventando uno snodo cruciale a livello internazionale. Montepremi stellare, i più forti tennisti in circolazione, New York come grande teatro della manifestazione. Quasi impossibile immaginare di meglio. Ed infatti in tanti sognano di mettere le mani sul trofeo. 

L’ultimo ad esserci riuscito è stato Carlos Alcaraz, attuale numero uno del ranking ATP, ma il record di vittorie spetta a tre americani del passato come Richard Sears, William Larned e Bill Tilden. Chi ha provato a raggiungerli nell’ultimo ventennio è stato Roger Federer, fermatosi a quota cinque. Può allungare, però, la sua striscia di successi Novak Djokovic che il titolo da queste parti lo ha conquistato ben tre volte (2011, 2015 e 2018). 

Il serbo è stato pure protagonista della finale più lunga della quale si ha memoria sui campi in cemento di Flushing Meadows. Era il 2012 e il gigante di Belgrado si trovò di fronte un mai domo Andy Murray: la partita durò ben quattro ore e cinquantaquattro minuti. Praticamente un’infinità con la prova di resistenza che incoronò il britannico. Qui si fa la storia e finalmente è tutto pronto per viverla.

Il dualismo Alcaraz-Djokovic e gli altri candidati al successo

Il tennis ha sempre vissuto intensamente i grandi dualismi. Basti pensare a Borg versus McEnroe, poli opposti che hanno segnato intere generazioni. Ci sono stati poi gli anni di Federer e Nadal, tra i quali si è inserito quindi Djokovic che ha sempre visto lo spagnolo come principale avversario. Oggi il trentaseienne di Belgrado è ancora perennemente sul pezzo e non vuole mollare. Nel frattempo il ruolo dell’antagonista, complice la questione anagrafica, è cambiato virando sul nuovo che avanza e che risponde al nome di Carlos Alcaraz. 

Tra i due ci sono ben sedici anni di differenza, che sono indubbiamente molti ma il confronto generazionale appassiona. Sono loro a contendersi i primi due posti della classifica mondiale, reduci pure all’avvincente torneo di Cincinnati che li ha messi l’uno di fronte all’altro nella finale più attesa di tutte. Ma sullo sfondo, alle loro spalle, ci sono anche altri campioni che premono alla ricerca del loro momento di gloria. Su tutti Daniil Medvedev, col russo che per ora ha dovuto accontentarsi del terzo posto ma che per qualità e ambizione non può essere considerato inferiore a nessuno. 

C’è poi Casper Ruud, finalista uscente, che sogna di compiere l’ultimo step, quello che gli manca per prendere posto alla tavola dei grandi. Altri nomi di spicco sono quelli di Stefanos Tsitsipas e Holger Rune. Poi c’è la folta lista di outsider, sportivi che partono a fari spenti per giocare lo scherzetto ai più blasonati. Ma agli US Open non si improvvisa, l’albo d’oro lo dice chiaramente: vincere qui è roba per pochi. E chiunque vorrebbe incidere il proprio nome nell’elenco. 

Gli azzurri e la Grande Mela: il sogno americano mai raggiunto

New York rappresenta il sogno americano. Questa è stata la meta verso la quale gli italiani hanno emigrato in cerca di fortuna, talvolta trovandola e talvolta no. Nel tennis conquistare la Grande Mela è sempre stato l’obiettivo dei rappresentanti del tricolore che raramente sono andati vicino a raggiungerlo. 

Se ci soffermiamo soltanto sui maschi, la semifinale è il traguardo massimo centrato, prima con Corrado Barazzutti nel 1977 e più di recente con Matteo Berrettini nel 2019. A risvegliare The Hammer ad un passo dall’ultimo atto del torneo fu Rafa Nadal, che al termine di quella gara si complimentò con l’azzurro pronosticando per lui un futuro roseo. Il ventisettenne capitolino non sempre ha rispettato le attese, ma quando l’occasione conta, spesso e volentieri, è uno di quelli che sa farsi trovare più pronto. 

Probabilmente chi ha più chance sulla carta di abbattere il tabù è Jannik Sinner, maestoso a Toronto ma deludente a Cincinnati. L’eliminazione giunta al primo turno in Ohio non gli ha consentito di balzare in quarta posizione, grazie alla quale avrebbe avuto un vantaggio non indifferente: evitare i top tre, almeno fino alle semifinali. Vedremo quale versione porterà in questa nuova avventura negli USA. Nella quale ci saranno pure Musetti, Arnaldi, Sonego e Cecchinato. 

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