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US Open: Novak Djokovic si prende tutto

Il titolo, il record, la rivincita su Medvedev e il primo posto nel ranking. La competizione newyorchese fa registrare il trionfo assoluto di Nole che non si ferma e rilancia puntando Melbourne.

Novak Djokovic si prende tutto. Non poteva esserci titolo differente per questa conclusione degli US Open, vinti proprio dal gigante serbo. Che non si limita a questo ma torna nuovamente anche primo in classifica nel ranking ATP. Da questo punto di vista il sorpasso su Carlos Alcaraz era già annunciato alla vigilia ma il trentaseienne di Belgrado ha voluto rimarcare le gerarchie andando a conquistare pure New York. Il titolo, la gloria, il prestigio del numero uno al mondo e pure i record. 

Perché nessuno mai era riuscito prima di ora ad infilare nella propria bacheca addirittura ventiquattro Slam. Ci sarebbe un precedente in realtà ma legato al tennis femminile e di tutt’altra epoca. Reggerebbe il confronto, infatti, soltanto Margaret Court Smith, oggi ottantunenne ma anche lei capace di raggiungere ai suoi tempi questa fatidica soglia. Non è roba di tutti i giorni assistere ad imprese del genere, ma dovevamo aspettarcelo, date le premesse e data anche l’eliminazione anzitempo del suo rivale più temibile che è il già citato Alcaraz. 

A farlo fuori ci aveva pensato Daniil Medvedev, desideroso di incidere il proprio nome nel tentativo di spezzare un duopolio che iniziava a dargli fastidio. Ed invece il russo ha finito per concedere la rivincita al Djoker, dopo quella volta nel 2021 in cui riuscì a batterlo. Competere con Djokovic è quasi logorante e toccherà sopportarlo ancora a lungo. “Ritiro? Macché, sono qui per restare” afferma sorridente il campione a chi gli chiede della possibilità di appendere la racchetta al chiodo. Probabilmente Wimbledon e il Grande Slam sfumato ancora una volta hanno ulteriormente riacceso le motivazioni del serbo. Ove mai ce ne fosse stato bisogno. Così ha ricordato a tutti di essere il più forte.

Il cammino di Nole fino alla finale

Non tutto è filato liscio sui campi in cemento dell’USTA Billie Jean King National Tennis Center, storico impianto sportivo situato a New York nel quartiere del Queens che ogni anno ospita gli US Open. Novak Djokovic ha avuto qualche attimo di sbandamento che poteva anche costargli caro. Non certo alle prime battute del torneo, quando non ha faticato più di tanto per liberarsi di Alexandre Müller prima e di Bernabé Zapata Miralles dopo. 

Le difficoltà principali sono arrivate al terzo turno quando gli si è parato di fronte il connazionale Laslo Djere. Primi due set in favore di quest’ultimo ma il grande spavento non si tramuta in un clamoroso flop: Djoker riesce a rimontare e superare anche questo step. Nei successivi la situazione migliora perché tra Borna Gojo e Taylor Fritz nessuno riesce a mettergli i bastoni tra le ruote in maniera seria. 

La semifinale è affascinante, perché il serbo si trova al cospetto di un brillante giovane come Ben Shelton che aveva navigato col vento in poppa fino a questo momento. Ma ne deve fare ancora di strada l’americano per estromettere da una competizione come questa il numero al mondo. E non c’è nulla da fare neppure per Daniil Medvedev che pure poteva far leva sul precedente del 2021. Stavolta Nole gli sbarra la strada fin dal principio intimidendolo e facendogli capire da subito l’aria che tirava. Quando è così guai a contraddirlo. 

Uno sguardo al prossimo Slam: Djokovic punta il record assoluto

E adesso? Adesso tocca concentrarsi sugli Australian Open, che potrebbero permettere a Novak Djokovic di realizzare il record assoluto di Slam portandosi a quota 25. D’altra parte il 36enne di Belgrado ha già trionfato 10 volte a Melbourne per cui è un habitué della Rod Laver Arena. Non sarà naturalmente l’unico contendente al prestigioso titolo, per il quale la caccia è già partita sebbene manchino ancora diversi mesi. 

Anzitutto Carlos Alcaraz che con il serbo ha acceso un duello che ha messo una bella dose di pepe su questo 2023. Il murciano sarà uno dei candidati più autorevoli al successo finale al Melbourne Park. Il terzo incomodo è ovviamente Daniil Medvedev, uscito deluso da New York nonostante una serie di performance di assoluto rilievo. Il ranking poi mette in quarta fila Holger Rune con Tsitsipas e Rublev che pure hanno fatto dei bei passi avanti. Da registrare inoltre il crollo di Casper Ruud, precipitato al nono posto della graduatoria. Il norvegese ha comunque tutte le qualità necessarie per risalire la china. Tra i primi dieci c’è anche Alexander Zverev, nuovamente riaffacciatosi nell’élite del grande tennis. 

E l’Italia? Il più accreditato di tutti a fare bene al prossimo Slam è senza alcun dubbio Jannik Sinner che ha perso una posizione a seguito degli US Open. I prossimi mesi ci racconteranno altro, probabilmente, allargando o restringendo il campo. Ma adesso è l’ora di Nole. Come sempre o quasi. 

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