La Francia vuole confermarsi dopo il successo del 2018 ma dovrà vedersela contro il sorprendente Marocco. Nell’altra semifinale invece la Croazia testerà la crescita dell’Argentina.
Il Vecchio Continente resiste ma non domina. Croazia e Francia sono il volto europeo che ancora persiste in Qatar. Ma si fa largo nella competizione anche una novità assoluta come il Marocco, prima nazionale africana a raggiungere questo livello in un Mondiale. Prima dell’avvento dei Leoni dell’Atlante il miglior risultato erano stati i quarti di finale raggiunti dal Ghana nel 2010 e prima ancora dal Camerun nel 1990 e dal Senegal nel 2002.
La storia è stata riscritta e chissà che non possa aggiungere qualche nuovo clamoroso capitolo. In più c’è un’Argentina che aveva iniziato il torneo con il piede sbagliato ma che è stata capace di riprendersi, con un pizzico di fortuna e con la qualità delle stelle a disposizione. Su tutte, naturalmente, sua maestà Leo Messi che ha vinto la sfida a distanza col rivale di sempre CR7. Siamo al rush finale con le ultime battute di una competizione apparsa emozionante e imprevedibile.
Solida e cinica. Non si può dire che la Croazia abbia praticato un gioco chissà quanto divertente ma allo spettacolo, la squadra di Zlatko Dalić ha preferito la concretezza. Le statistiche con il Brasile hanno parlato in modo chiaro evidenziando la supremazia verdeoro nella produzione di occasioni e nel predominio territoriale. Ma si sa, i numeri non raccontano tutto. E fin qui gli scaccati hanno sempre trovato le giuste contromisure alla qualità degli avversari.
Trascinati da un fuoriclasse come Modric, capace di gestire i tempi delle partite e proporre soluzioni adeguate ad uscire dai momenti di difficoltà. Accanto al Pallone d’Oro un centrocampo di livello e tanti buoni giocatori, qualche prospetto interessante insieme ad uno spirito da guerrieri mai domi. Con un portiere quasi imbattibile come Livakovic. Nel 2018 i focosi si fermarono in finale. Ora, dopo il Brasile proveranno a fare fuori anche l’Argentina: ci riusciranno?
Lo spavento è stato bello grande ma alla fine l’Argentina è riuscita ad entrare tra le prime quattro. Considerato come era cominciata la competizione, con una sconfitta sorprendente contro l’Arabia Saudita, è già un buon risultato per un'Albiceleste che ovviamente non può accontentarsi. Il Mondiale manca nella bacheca dei sudamericani dal lontano 1986. All’epoca la Selección poteva contare su un certo Diego Armando Maradona, oggi ad accendere la luce del team guidato da Scaloni c’è Messi all’ultima opportunità della carriera per salire sul tetto del mondo anche con la Nazionale. Nel resto della rosa c’è tanta qualità, si attende ancora l’esplosione di Lautaro Martinez apparso in crescita e il pieno recupero di Di Maria. La sensazione è che ancora non si sia vista la miglior versione dell’Argentina. Siamo ancora in tempo, anche se la clessidra scorre e va alzato il tiro.
Lo abbiamo guardato tutti con diffidenza. Eppure in questa edizione della Coppa del Mondo, versione invernale, il Marocco non ha sbagliato un colpo. Nella fase a girone i Leoni dell’Atlante erano stati capaci di vincere un girone con Croazia e Belgio più una possibile outsider come il Canada. Dopodiché hanno rispedito a casa tutta la penisola iberica: prima la Spagna ed infine il Portogallo di CR7. Per raggiungere un traguardo mostruoso, mai centrato prima da una compagine africana. Ora la squadra di Walid Regragui viaggia sulle ali dell’entusiasmo ed in più, fattore da non trascurare, non ha nulla da perdere. È la mina vagante di una competizione nella quale nessuno avrà più il coraggio di guardarla dall’alto al basso. Si è fatta strada con spirito di sacrificio, passione ma anche con una qualità per certi versi inaspettata.
Didier Deschamps ha vinto il Mondiale sia da giocatore che da allenatore. Prima del 54enne di Bayonne, soltanto Zagallo e Beckenbauer erano riusciti nell’impresa. Ora però l’ex tecnico della Juventus può andare oltre bissando il successo del 2018. La sua Francia è talmente forte che nessuno piange più per le assenze dei vari Benzema, Kanté, Pogba e neppure più considera le defezioni di altri possibili protagonisti come Lucas Hernandez (fermatosi a torneo in corso), Maignan, Nkunku, Kimpembé e Kamara. Insomma il mazzo dal quale poter pescare era praticamente infinito. Poi c’è la stella Mbappé, capocannoniere della competizione. Tanta roba che il sorprendente Marocco proverà con tutte le sue forze ad arginare.
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