Arriva oggi il comunicato ufficiale della società che decide di sollevare dall’incarico l’allenatore portoghese. Al suo posto Daniele De Rossi.
L’aria era tesa da tempo e probabilmente la proprietà stava pensando a questa soluzione già da un po’. La trasferta di Milano ha sancito la definitiva scelta della società che ha comunicato la sua decisione attraverso i propri canali ufficiali sui Social.
Nel comunicato la Roma ci tiene a ringraziare il tecnico per i grandi risultati raggiunti in questo biennio ma reputano il cambiamento immediato la soluzione più idonea al momento.
La Roma dopo 20 giornate di Serie A si ritrovava al nono posto in classifica con 29 punti raccolti. Negli ultimi 20 anni la squadra capitolina non aveva mai raggiunto una quota così bassa a questo punto de campionato.
In Europa League JM ha mancato l’accesso diretto agli ottavi, qualificandosi come secondo e quindi costringendo la squadra ad affrontare un turno in più. Il girone sulla carta era molto accessibile e le rivali erano Servette, Sheriff Tiraspol e Slavia Praga.
Poi è arrivata la sconfitta a Torino contro la Juventus per 1-0 grazie al gol di Rabiot. Il pareggio casalingo contro l’Atalanta dove la Roma aveva anche mostrato alcune buone trame offensive ma non era riuscita a segnare se non sul calcio di rigore trasformato da Paulo Dybala. Poi probabilmente è arrivata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il derby.
La stracittadina ha evidenziato tutti i limiti di gioco della Roma. Lukaku e compagni in quasi 100 minuti di gioco non sono riusciti a completare un tiro nello specchio della porta. L’unico a riuscirci è stato Andrea Belotti e poi proprio il belga ha provato a inventarsi una rovesciata che ha illuso i propri tifosi.
La partita successiva era complicata poiché la trasferta a San Siro non è mai facile per nessuno ma la Roma non ha dato alcun tipo di risposta sotto il punto di vista caratteriale.
La squadra ha evidenti limiti tecnici ma mancavano idee di gioco e così la società ha deciso di optare per questa contestata direzione.
Infatti José a Roma è amatissimo e più di qualche tifoso si interroga sul reale valore di una rosa che non sta rispettando le aspettative. Il terzo monte ingaggi per la serie A non può essere nono in classifica ma è altrettanto vero che a Roma si sono verificati eventi particolari.
La lupa ha dovuto affrontare questo periodo senza poter contare su N’dicka e Aouar che sono in coppa d’Africa, Smalling che è infortunato da Genoa-Roma giocatasi a settembre, Dybala out per il cronico problema muscolare, Mancini con la pubalgia costretto a stringere i denti, Renato Sanches che tra infortuni e dissapori ha dimostrato di essere un giocatore inaffidabile e ovviamente gli infortunati di lungo corso Tammy Abraham e Marash Kumbulla.
Difficile per chiunque portare risultati con tutte queste defezioni e considerando il calendario infernale dei giallorossi.
Ma probabilmente oltre ai risultati ciò che ha portato la società alla decisione è stata proprio la questione del gioco.
In questo momento l Roma si ritrova senza allenatore e praticamente senza direttore sportivo visto che pochi giorni fa la società ha annunciato l’interruzione del rapporto con Tiago Pinto il 31 gennaio.
C’è aria di rivoluzione in casa Roma ma le limitazioni imposte dal Seattle Agreement stilato con la UEFA escludono nomi di grande risonanza mediatica.
Il difficile compito di sistemare una stagione complicata spetterà a Daniele De Rossi, ex bandiera giallorossa reduce dall'esperienza non entusiamante alla guida della SPAL.
Il portoghese nasce in una famiglia con una grande tradizione calcistica. Il nonno era stato presidente del Vitoria de Setubal e il padre era stato un portiere. Mourinho ha provato a diventare calciatore ma con scarsi risultati. Dopo aver completato gli studi ha deciso di prendere il tesserino da allenatore in Scozia e tornare in Portogallo. Dopo qualche breve esperienza da tecnico e assistente riuscì a ritagliarsi un ruolo come traduttore al fianco di Bobby Robson, prima allo Sporting e poi al Porto.
L’allenatore inglese decide di farsi accompagnare dal proprio fidato collaboratore anche a Barcellona. Qui Mourinho ha il compito di preparare i report sulle squadre avversarie.
Nonostante l’addio di Robson nel 1997, Mou è rimasto a Barcellona fino al 2000.
Per la prima volta il portoghese si mette in proprio e sposa il progetto del Benfica. L’avventura non durerà a lungo e non poterà risultati memorabili. Le due parti si divideranno a causa dei contuni disaccordi tra la società e il mister.
L’anno dopo decide di sposare il progetto del Leira e portando la squadra al quinto posto in Portogallo. Questa buona gestione gli garantisce la prima opportunità come allenatore in un club d’élite: il Porto.
Mourinho arriva alla guida dei dragoni in una situazione difficile da gestire. Il club era lontano dai primi posti della classifica e rischiava di non qualificarsi in nessuna competizione europea. Le cose vanno bene e in 15 partite arrivano 11 trionfi, due pareggi e due sconfitte che garantiscono ai biancoblu il terzo posto.
L’anno dopo inizia la leggenda dello Special One.
Nel 2003 Il Porto non solo vince lo scudetto ma batte anche il record di punti (86) del campionato portoghese e lasciando i rivali del Benfica a 11 lunghezze di distanza.
Nello stesso anno Mou si aggiudica anche l’Europa League sconfiggendo il Celtic a Siviglia.
La stagione successiva il Porto conquista agilmente il campionato con 5 giornate di anticipo ma soprattutto arriva a sollevare la Champions League. Nella notte di Gelenkirchen i Dragoes sconfiggono 3-0 il Monaco in una delle piu’ inattese finali della storia recente della coppa dalle grandi orecchie.
L’impresa è leggendaria e ancora oggi il Porto rimane l’ultima squadra non appartenente ai 5 grandi campionati europei ad aver sollevato la coppa dalle grandi orecchie.
La portata dell’impresa è strabiliante. Risulta ovvio che l’interesse dei più grandi club al mondo non tardi a farsi presente.
Ad aggiudicarsi il neo-campione d’Europa fu Abramovich che lo volle fortemente per il suo Chelsea.
Anche qui Mourinho dimostra di essere uno dei migliori al mondo e vince la prima Premier League della storia del club dopo 50 anni, stabilendo anche qui il record di punti (95). In Champions League si arrende solo di fronte al Liverpool in semifinale che passa anche grazie all’assegnazione di un gol fantasma. Benitez con i reds quell’anno conquisterà la coppa nella storica finale di Istanbul contro il Milan.
Rimane leggendaria l’intervista di presentazione alla stampa inglese durante la quale nacque il termine “Special one” che lo accompagnerà per il resto della sua carriera.
Curiosa anche la trattativa che ha portato Didier Drogba al Chelsea. Mourinho voleva a tutti i costi l’attaccante ivoriano nonostante il presidente dei londinesi avesse messo un budget pressoché’ illimitato per acquistare qualsiasi centravanti del mondo. Quando Abramovich chiese chi volesse come centravanti, l’allenatore rispose senza esitazioni “Drogba”. Il Patron dei blues sorpreso chiese “Chi?” vista la non eccessiva visibilità del giovane attaccante. Mourinho rispose “presidente non fare domande, paga!”.
L’impatto dell’ex Marsiglia in Inghilterra poi è stato evidente sotto gli occhi di tutti.
Nei due anni successivi Mourinho non riuscì a riconquistare la Premier ma ottenne altri trofei e coppe di leghe.
I numerosi infortuni e i rapporti deteriorati con la società portarono a un mutuo accordo tra la società e il mister che decise di lasciare nel 2007.
Nel 2008 Moratti decide di investire sul profilo del lusitano. La scelta fu subito ripagata e i nerazzurri conquistano il titolo.
L’anno successivo la piazza è delusissima per l’addio della stella Ibrahimovic che decide di andare al Barcellona. Mourinho però riesce a far sbarcare a Milano Samuel Eto’o. Lo stesso anno arriva anche Diego Milito dal Genoa che cambierà per sempre la storia dei nerazzurri.
La squadra crea un gruppo unico fidandosi ciecamente del proprio condottiero. La rosa è forte e può sicuramente pensare di puntare di nuovo allo scudetto ma nessuno crede in un grande percorso in Europa.
Nessuno, tranne Mourinho e i suoi giocatori.
Stando a diverse indiscrezioni sembra che Mourinho fosse convinto della vittoria della Champions, subito dopo la vendita di Ibrahimovic e lo comunicò alla squadra in gran segreto in estate.
La compattezza del gruppo porta il biscione a vincere lo scudetto e la Coppa Italia contro la Roma di Ranieri ma soprattutto li conduce alla finale di Champions di Madrid.
L’Inter si trova davanti il Bayern Monaco di Lahm, Muller, Robben e Shweinsteiger ma non ha paura. Milito si esalta e firma la doppietta che consegna alla squadra la terza Champions League della sua storia. I milanesi vincono il triplete, impresa riuscita prima di loro solamente il Manchester United di Sir. Alex Ferguson e il Barcellona di Pep Guardiola
L’Arrivo di Mourinho a Madrid stravolge i sentimenti e le emozioni del club. Durante quegli anni i blancos vedono il rivale di sempre convertirsi nel club più forte del mondo. Il Barcellona solleva al cielo la Champions a Roma nel 2009 e a Londra nel 2011. Il nativo di Setubal riesce a far risuscitare quel sentimento madridista che stava mancando da troppo tempo. Il Real Madrid recupera l’autostima e inizia a togliere dei titoli ai rivali. Lo Special One è abilissimo nello spostare la pressione attraverso giochi di comunicazione che destabilizzano la serenità dell’ambiente catalano. Nel 2011-2012 riesce anche a vincere la Liga dei record con ben 100 punti conquistati. In Europa il Real Madrid non riuscirà ad andare oltre le semifinali di Champions e questo rimane uno dei più grandi rimpianti del portoghese.
Nella sua seconda tappa al Chelsea Mourinho riesce a rivincere la Premier nel 2014-2015 ma non si lascerà bene alla fine dello stesso anno a causa di divergenze con i vertici del club.
Dopo il ritiro di Ferguson la panchina del Manchester United non è stata facile per nessuno ma Mourinho è riuscito comunque a portare dei trofei dalle parti di Old Trafford. Spicca su tutti l’Europa League (l’unico trofeo che mancava nella bacheca dei red devils) del 2016/2017 vinta a Stoccolma contro l’Ajax. Ancora oggi JM è l’allenatore con la media punti più alta dopo l’era Ferguson.
Con il Tottenham ci sono sempre state difficoltà sin dall’inizio. Il rapporto con la dirigenza non è mai stato idilliaco. I risultati non sono in linea con l’aspettativa e l’esonero arriva una settimana prima della Coppa di Lega persa poi contro il Manchester City.
Mourinho a Roma viene accolto con grandissimo calore da parte dei tifosi. L’amore è reciproco e nonostante la squadra non abbia grandi mezzi tecnici l’Olimpico è sempre più schierato dalla sua parte. Ogni partita lo stadio è sold out e l’entusiasmo è alle stelle. I giallorossi conquistano la Conference League e il lusitano è il primo (e per ora unico) allenatore della storia ad aver conquistato tutte e tre le coppe europee.
L’anno successivo la piazza è tutta dalla sua parte e anche grazie alla sua influenza, Paulo Dybala arriva a vestire la maglia giallorossa. La Roma zoppica in campionato e anche in Europa League tanto da non raggiungere il primo posto del girone.
Perde la partita di andata col Salisburgo nel preliminare ma poi vince in rimonta grazie alla spinta dell’Olimpico. Da lì in poi la Roma vola in Europa e sconfigge Real Sociedad, Feyenoord e il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso.
In finale la Roma esce sconfitta dal Siviglia tra le numerose polemiche.
L’inizio dell’ultima stagione è da brividi con un punto raccolto nelle prime due partite e tanta carenza di gioco. Dopo un’iniziale ripresa la Roma sprofonda e non riesce ad alzare la testa contro avversari di livello. La sconfitta nel derby e quella contro il Milan sanciscono la fine della storia d’amore tra Mourinho e la Roma.
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