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Ultima tappa coi giochi praticamente fatti: l'arrivo è posto nel cuore di Parigi e sarà seguito dalla cerimonia di premiazione.
Il Tour de France volge al termine e i giochi sono ormai fatti. Tutto si è deciso, almeno in termini di classifica generale, nei tapponi di montagna dei giorni precedenti: l'ultima tappa, come da tradizione, è una sorta di passerella per il vincitore, anche se mette comunque in palio un successo di frazione, nella suggestiva cornice degli Champs-Élysées, e anche gli ultimi punticini per le classifiche ancora in ballo: quella a punti e quella del Gran Premio della Montagna.
L'ultima frazione misura appena 115,1 chilometri, con partenza fissata insolitamente a metà pomeriggio, alle 16:30, dalla cittadina di Saint-Quentin-en-Yvelines. I primi quaranta chilometri sono privi di insidie (e si transita pure davanti a Versailles), mentre a poco più di una settantina dall'arrivo c'è l'unico GPM di giornata, la Cote du Pavé des Gardes, dalla lunghezza minima (1,3 chilometri) ma dai tratti impegnativi, visto che presenta una pendenza media del 6,5%.
Nulla, comunque, in confronto ai giganti scalati il giorno prima. Al chilometro 58,9, poi, si entra nel circuito finale nel cuore di Parigi, 6,8 chilometri da completare otto volte. Esattamente a quaranta dal traguardo, poco dopo il terzo dei passaggi, è fissato lo sprint intermedio di tappa. Striscione d'arrivo posto all'apice di uno dei viali più celebri al mondo, l'Avenue des Champs-Élysées, con prevedibile arrivo di gruppo, anche se non mancheranno tentativi di beffare le squadre dei velocisti rimasti in gara.
Subito dopo l'arrivo, spazio alla tradizionale cerimonia di premiazione, col podio dei migliori tre della generale e i riconoscimenti ai vincitori delle speciali classifiche collaterali. Sono previsti premi, infatti, per il leader della classifica a punti (maglia verde), per il re degli scalatori (classifica del Gran Premio della Montagna, contraddistinta dalla maglia a pois), per il primo nella classifica dei giovani, che indossa la maglia bianca. Riconoscimenti speciali anche per la migliore squadra del Tour de France e per il vincitore del Premio della Combattività.
Sei GPM nella frazione che da Belfort porta al traguardo di Le Markstein Fellering: si decide il destino della Grande Boucle.
Chi vincerà il Tour de France 2023? Chi andrà forte, o limiterà i danni, al termine dell'ultimo tappone, la frazione numero venti di questa edizione della Grande Boucle: 133,5 chilometri da Belfort a Le Markstein Fellering, con abbondanza di Gran Premi della Montagna, ben sei, di cui gli ultimi due di prima categoria. Una tappa relativamente breve, insomma, ma ricca come poche di ascese e dai dislivelli piuttosto marcati.
Partenza fissata per le 13:30 da Belfort e dopo una dozzina di chilometri si comincia a salire verso il Ballon d'Alsace, Gran Premio della Montagna di seconda categoria: 11,5 chilometri con pendenza media al 5,2%. Dopo lo scollinamento e dopo il traguardo volante di Fresse-sur-Moselle, si torna a salire verso gli 891 metri del Col de la Croix des Moinats: 5,2 chilometri al 7%, altro GPM di seconda categoria.
Quasi a metà frazione, a una settantina di chilometri dall'arrivo, c'è un altro GPM di seconda categoria, il Col de Grosse Pierre: appena 3,2 chilometri ma molto duri, con pendenza media all'8% e picchi di gran lunga superiori. Meno impegnativo il successivo GPM, di terza categoria, del Col de la Schlucht: 4,3 chilometri al 5,4%. Al traguardo, a questo punto, mancano 54 chilometri.
Dopo una lunga discesa si torna a valle fino ai 390 metri d'altezza di Munster e si riprende a salire per il penultimo scoglio di giornata, il Petit Ballon, 9,3 chilometri all'8,1% di pendenza con picchi nella parte iniziale al 10,2 e al 9,3. Poi c'è il Col du Platzerwasel, con scollinamento a otto chilometri dall'arrivo: 7,1 chilometri all'8,4%, con punte al 10,4% negli ultimi tornanti. L'arrivo è fissato all'interno del territorio di Le Makrstein Fellering, dopo aver superato altri due piccoli tratti in salita, al 6,8 e al 4%, con traguardo posto in leggera salita, ma pedalabile, con pendenza al 3%.
Gli sprinter rimasti in gara dopo i tapponi alpini possono inseguire il successo nel traguardo di Poligny: ma occhio a possibili fughe.
Velocisti, ci siete? Altra occasione per mettersi in mostra per gli sprinter rimasti in gara dopo i tapponi alpini dei giorni precedenti. Dopo la tappa con arrivo a Bourg-en-Bresse, anche la terzultima sembra cucita su misura per un arrivo di gruppo. I chilometri da percorrere sono 172,8, per la precisione, con partenza da Moirans-en-Montagne e arrivo a Poligny. Due i Gran Premi della Montagna, ma di quarta o terza categoria.
La prima collinetta di giornata arriva proprio a una ventina di chilometri dalla partenza, fissata alle 13:15 dal centro di Moirans-en-Montagne, graziosa cittadina posta a 577 metri d'altitudine nel dipartimento del Jura. È la Cote du Bois de Lionge, a conti fatti poco più di un cavalcavia: 1,9 chilometri al 5,7 di pendenza. In palio, comunque, punti utili per la classifica degli scalatori.
Dopo essersi lasciato alle spalle il primo GPM, il gruppo deve affrontare una lunga fase in falsopiano, con una serie ininterrotta di saliscendi non particolarmente impegnativi. Al chilometro 98,3, poco oltre la metà della tappa, è posto il traguardo volante di Ney. Quindi un'altra trentina di chilometri in pianura-falsopiano, con la possibilità per chi vuole organizzare una fuga da lontano di provarci, cercando magari la collaborazione di una decina o dozzina di fuggitivi.
A movimentare il finale di tappa c'è il secondo e ultimo Gran Premio della Montagna, di terza categoria e dai tratti non particolarmente impegnativi. La Cote d'Ivory, infatti, posta a 28 chilometri dal traguardo, è una salitella di appena 2,3 chilometri con pendenza media al 5,9%. Troppo poco per fare selezione, ma si tratta di un'insidia che un eventuale gruppetto di fuggitivi deve mettere comunque in conto. Ultimi venti chilometri, invece, completamente pianeggianti, con traguardo posto a Poligny al termine di un lunghissimo rettilineo in route de Dole, un soleggiato vialone con sede stradale piuttosto ampia.
Il Tour de France è alle sue battute finali e ci regala una frazione decisamente interlocutoria, con appena due GPM e un epilogo in rettilineo particolarmente adatto per gli sprinter.
Ultime battute per il Tour de France, edizione numero centodieci. La competizione ha preso il via il primo luglio ed è giunta così alla sua diciottesima tappa. Non c’è più riposo, è tempo di countdown per la chiusura di domenica con tanto di consueta passerella sui Campi Elisi parigini in un viaggio partito da lontano e dai Paesi Baschi spagnoli.
Dopo la fatica e le salite, la prossima frazione si presenta come interlocutoria: quasi un’occasione per tirare un po’ il fiato dopo le scorie accumulate nel corso di queste settimane di duro lavoro. Da Moutiers, percorrendo centottantasei chilometri, si arriva fino a Bourg-en-Bresse. Solo due Gran Premi della Montagna all’interno di un percorso che mantiene un occhio di riguardo nei confronti dei velocisti che dovranno farsi trovare pronti in vista della volata finale. Anche perché nell’ultimo chilometro è previsto rettilineo, motivo per cui potranno lasciarsi andare alla massima velocità possibile per tentare di portare a casa quanto meno la giornata, in attesa che venga ridefinita nuovamente la classifica generale.
Il loro compito è facilitato dall’assenza quasi totale di ostacoli, evitando anche le colline, per riprendere finalmente terreno dopo il dispendio delle Alpi. Moutiers non è nuova alla Grande Boucle, avendo già avuto modo di ospitare l’evento tra l’altro come città di partenza in occasione delle annate 1973 e 1994. Anche un azzurro come Vincenzo Nibali ha avuto modo di farsi valere da queste parti.
Bourg-en-Bresse, invece, è sempre stata terreno per velocisti con una predilezione per lo sprint dettata anche dal fatto che è il paese natale di Daniel Morelon, ex pistard transalpino, specialista della velocità, che tra i dilettanti vinse due titoli olimpici e sette titoli mondiali esaltandosi anche nella disciplina del tandem. Vedremo se anche in questa circostanza la statistica sarà confermata, andando a premiare nuovamente uno sprinter in linea con la conformazione del tracciato da seguire. Dopodiché resteranno soltanto tre tappe da qui alla fine con margine d’errore che si assottiglia sempre più e con una graduatoria che va ad assumere contorni sempre più definiti.
Quattro i GPM: uno di seconda, due di prima e uno fuori categoria, il Col de la Loze, Souvenir Henri Desgrange di quest'anno.
È il classico tappone, una di quelle frazioni di montagna dove si sale, sale, sale senza soluzione di continuità. E c'è la vetta più alta del Tour de France 2023, il Souvenir Henri Desgrange: il Col de la Loze, ultimo dei quattro GPM di giornata, che porterà i corridori a 2.304 metri d'altezza. Tappa da mito e leggenda, insomma, la numero 17 di questa edizione della Grande Boucle. Da Saint-Gervais Mont-Blanc a Courchevel, 165,7 chilometri in mezzo alle Alpi con vista sul podio degli Champs-Élysées: perché è qui, tra questi tornanti, che si decide il vincitore del Tour.
La prima salita di giornata scatta dopo 15 chilometri. Si comincia a salire verso il Col des Saisies, con scollinamento a 1.650 metri d'altitudine. Tredici chilometri e quattrocento metri al 5,1% di pendenza, con picchi notevolmente superiori in alcuni tratti: il primo gigante da scalare, seguito poi da una lunga discesa verso Beaufort, dove è posto il traguardo volante di tappa.
Il secondo Gran Premio della Montagna di tappa è quello di Cormet de Roselend, 19,9 chilometri a una pendenza media del 6%, con scollinamento vicino ai duemila metri: 1.968. Una salita infinita e dai tratti decisamente impegnativi, dove la selezione è praticamente scontata. Intorno al chilometro 100, poi, si riprende a salire verso la Cote de Longefoy, seconda categoria ma per modo di dire: 6,6 chilometri al 7,5% di pendenza, un piccolo muro.
L'ultima salita è una delle più dure del Tour e dell'intero panorama mondiale. Poco più di ventotto chilometri al 6% di pendenza media, verso i 2.304 metri del Col de la Loze. Impressionante l'ultimo tratto, con picchi addirittura del 24%. Ma non è finita perché rimangono altri sei chilometri prima del traguardo di Courchevel e l'arrivo è posto al termine di una breve salita con pendenza al 18%: una frazione per scalatori puri.
Una frazione da dentro o fuori, al termine dell’ultima giornata di riposo concessa ai corridori. 22,4 i chilometri da percorrere da Passy a Combloux caratterizzati dalla breve ma impegnativa salita di Domancy.
Archiviato pure il secondo ed ultimo giorno di riposo previsto per questa edizione numero centodieci del Tour de France, si può ripartire spediti per l’ultima settimana di gara. Insomma, si può avviare il countdown per domenica e per la tradizionale passerella ai Campi Elisi parigini dopo la quale verrà assegnata l’ambita maglia gialla che lo scorso anno finì nelle mani del danese della Jumbo-Visma Jonas Vingegaard.
La prossima frazione in tal senso sarà già determinante per coloro i quali vorranno realmente concorrere in vista del prestigioso traguardo. Diverse scremature nel lungo elenco dei centosettantasei corridori che hanno cominciato il Tour sono già state effettuate, ma adesso è davvero il momento chiave della competizione. Anche perché la frazione che da Passy conduce fino a Combloux, per un totale di ventidue chilometri di percorso, è l’unica cronometro della Grande Boucle versione 2023. Sbagliare la tappa numero sedici significherebbe dire addio ad ogni possibile sogno di gloria.
Soltanto una salita è prevista, quella di Domancy, breve ma sicuramente impegnativa (2,5 chilometri ad una pendenza del 9,4%) per i ciclisti che dovranno immediatamente far carburare le gambe, rimaste per ventiquattro ore ferme per consentire ai muscoli di riprendersi dalla tremenda fatica di queste settimane. Quest’ultima salita da compiere varrà come Gran Premio di Montagna di seconda categoria, lasciandosi seguire successivamente da altri 3,5 chilometri di leggera ascesa fino ai 974 metri del traguardo di Combloux.
Altro elemento caratterizzante della frazione, anche se con impatto decisamente minore rispetto all’altro già citato, è la Cote de la Cascade de Coeur. Ci troviamo a pochi passi dal confine con l’Italia, dopo le settimane trascorse all’avventura lungo le strade dell’Hexagon. Fase delicata per il Tour, con un margine di errore che drasticamente si assottiglia e con una classifica che oggi assume contorni già più definiti. Una tappa da dentro o fuori, in pratica. Uno di quegli istanti per cui ancora di più la pena appassionarsi a questo sport.
Ultima frazione prima di vivere altre ventiquattro ore di meritato riposo. Dopo le quali si va in apnea fino alla giornata di domenica prossima sui Campi Elisi di Parigi.
Con la prossima tappa si chiuderà anche la seconda settimana dell’edizione numero centodieci del Tour de France. A quel punto, considerando la giornata di riposo del lunedì, mancherebbero soltanto sei frazioni da qui alla fine del torneo. Si entra pertanto nella fase conclusiva della manifestazione con la tensione che inevitabilmente cresce, certamente condizionata dal caldo e dalla fatica che si fanno sentire in maniera sempre più nitida.
In questa soleggiata domenica la Grande Boucle dirigerà la sua carovana, affollata come lo è stata fin dal principio, da Les Gets les Portes du Soleil fino a Saint-Gervais Mont Blanc. Dall’Italia li si potrà quasi toccare con mano i corridori rimasti in gara: così vicini infatti non sono mai stati. Si transita a pochi chilometri dal tunnel del Monte Bianco che attraversa il confine tra i due paesi, la Francia e lo Stivale, unendo Valle d’Aosta e Alta Savoia. Per un totale di 179 chilometri che si andranno a sommare a quelli già percorsi e che messi insieme con i prossimi che arriveranno andranno a comporre i 3.408,9 chilometri del Tour.
In totale per l’occasione sono previsti ben cinque Gran Premi della Montagna che si faranno largo in mezzo ad altre salite che nel loro caso, però, non consegneranno agli atleti nessun punto da accumulare per la conquista della famigerata maglia a pois. Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che quest’ultima viene assegnata al leader della classifica degli scalatori. Che certamente in questa, come in altre tappe dell’evento, hanno trovato pane per i loro denti.
Dislivello della frazione abbastanza importante, con i suoi 4.483 metri: è il secondo in assoluto dell’intera gara. A questo punto rischia di pesare parecchio sulle gambe già appesantite dei ciclisti. Ma terminato questo ulteriore banco di prova, ci si potrà proiettare sul gran finale che neppure darà tante occasioni di respiro, data anche la presenza della scalata infernale Col de la Loze, a quota 2.304, il punto più alto in assoluto dell’intero giro.
Penultimo weekend della Grand Boucle: ecco una frazione molto impegnativa, che metterà alla prova gli scalatori.
Il penultimo weekend del Tour de France 2023 inizia con una frazione molto impegnativa, che metterà alla prova gli scalatori con una serie di salite ad alto coefficiente di difficoltà. Parliamo della tappa numero 14, con partenza da Annemasse e arrivo a Morzine Les Portes Du Soleil nelle consuete quattro ore circa di grande intensità che potrebbero avere ripercussioni pesanti sulla classifica finale dell'edizione numero 110 della Grand Boucle.
La tappa numero 14, come detto, si profila piuttosto ardua, ricca di salite e tutte di categoria 1 (dunque ritenute "difficili"), prima di una salita di categoria HC (Hors Categorie, ovvero le più difficili) a conclusione della tappa. Sarà una frazione non lunghissima, che si chiuderà dopo poco meno di 152 chilometri.
Ma andiamo con ordine: si parte ad Annemasse, comune dell'Alta Savoia, a 470 metri e la prima salita è al Col de Saxel: è la meno impegnativa di tutte (livello 3) e si estende per 4,2 chilometri al 4,6% di pendenza. La prima grande sfida per i ciclisti è il Col de Cou (al chilometro 35), dove si arriva ad un picco di altura di 1.116 metri dopo una salita di 7 chilometri al 7,4% di pendenza: è la prima delle tre di livello 1.
Seconda salita di livello 1 al Col du Feu (al chilometro 53), con picco a 1.117 metri dopo uno sforzo di 5,8 chilometri ad un'inclinazione del 7,8%. Segue l'unico sprint della giornata, a Col de Jambaz. Terza scalata al Col de la Ramaz, al chilometro 101, anche qui parliamo di un livello 1, ma questa volta con picco di 1.619 metri dopo una salita lunga ben 13,9 chilometri da affrontare al 7,1% di pendenza.
Dopo la discesa tra Taninges, Verchaix e Samoens ultimo grande sforzo al Col de Joux Plane, un Hors Categorie da 11,6 chilometri ad una pendenza dell'8,5%. Qui è previsto, al chilometro 140, anche un traguardo Bonus. Seguirà dunque una breve discesa (poco più di 10 chilometri) fino all'arrivo a Morzine Les Portes Du Soleil, dopo 151,8 chilometri percorsi.
Arrivo in quota sui 1.501 metri della vetta del Giura: tappa breve, ma con finale leggendario dove la classifica può essere rivoluzionata.
Dopo la tappa con arrivo a Belleville-en-Beaujolais, caratterizzata da cinque Gran Premi della Montagna, tutti però di terza e seconda categoria, la tredicesima frazione del Tour presenta un solo GPM, ma di categoria HC. L'arrivo, infatti, è posto in quota sui 1.501 metri del Grand Colombier, una delle salite storiche della corsa a tappe francese. Tra i tornanti che si arrampicano sulla vetta del massiccio del Giura la classifica della Grande Boucle potrebbe essere rivoluzionata.
I corridori di casa avranno un motivo in più per dare il massimo: il 14 luglio, infatti, è la festa nazionale francese, non una giornata come le altre per i ciclisti transalpini. Vincere in questa data avrebbe un sapore davvero speciale, anche se solo gli scalatori puri possono nutrire delle speranze in un tappone del genere, con un finale così duro. Partenza fissata alle 13:45 dal cuore di Châtillon-sur-Chalaronne, nel dipartimento dell'Ain: 137,8 i chilometri da percorrere, una delle frazioni in linea più brevi del Tour di quest'anno (la terza), ma con epilogo decisamente impegnativo.
Completamente pianeggiante la prima parte della tappa: 75 chilometri di pianura e falsopiano, fino all'inizio di una salita pedalabile (non considerata neppure da GPM) che dai 326 metri d'altezza di Tenay porta agli 853 di Cormaranche-en-Bugey. Al chilometro 87 è posto il traguardo volante di Hauteville-Lompnes, poi si scende rapidamente fino a toccare Artemare, Beon e Culoz. A 17 dal traguardo, poi, si inizia a salire.
Quella del Gran Colombier è una salita lunga e terribile, uno di quei muri che sembrano non finire mai. Si sale per 17,4 chilometri con una pendenza media del 7,1%, ma con alcuni tratti al 12%: dal quarto al sesto e dal decimo all'undicesimo chilometro. Finale con ultimi 800 metri al 10%: caratteristiche che fanno di questa tappa uno degli snodi cruciali di questa edizione della Grande Boucle.
169 chilometri da percorrere da Roanne fino a Belleville-en Beaujolais. Tra colline, salite e pendenze una frazione particolarmente adatta ai velocisti.
3.408,9 chilometri suddivisi in ventuno tappe con partenza da Bilbao, in Spagna, nei Paesi Baschi, e arrivo come vuole la tradizione sugli Champs Élysées a Parigi. L’edizione numero centodieci del Tour de France ha preso il via il primo luglio e ci accompagnerà, con tutte le emozioni e i colpi di scena che la contraddistinguono, fino al 23 dello stesso mese. Insomma, una calda estate a due ruote.
Dopo la giornata di riposo, che come sempre è prevista per il lunedì, i corridori in gara sono ripartiti per la seconda settimana ricominciando da Vulcania per arrivare a Issoire e trasferendosi quindi da Clermont-Ferrand a Moulins. Adesso è tutto pronto per la tappa numero dodici composta da un totale di 169 chilometri, quelli che separano il punto di partenza – rappresentato da Roanne – con quello di arrivo costituito invece da Belleville-en-Beaujolais.
Finora in vetta alla classifica c’è stato qualche cambiamento nel corso della prima parte della Grande Boucle ed è probabile che altri ce ne saranno da qui alla fine. Lasciata l’Alvernia, il gruppone riparte quindi dal nord della Loira in una cittadina di poco più di trentamila abitanti che nel 2019 fu teatro della cronometro Critérium du Dauphiné e che per la seconda volta ospita il Tour de France. Questa frazione è per lo più collinare, con giro tra i vigneti che producono le annate del rinomato vino d’oltralpe Beaujolais. Si tratta comunque di una tappa d’azione enfatizzata ancor di più dalle salite della Croix Montmain e della Croix Rosier.
Anche il finale prevede una forte pendenza dalla quale è lecito attendersi un bello e intrigante sprint tra coloro i quali avranno più benzina oltre che le caratteristiche necessarie per affrontarlo. Belleville, destinazione finale della tappa, non ha mai avuto l’onore di accogliere i corridori del Tour anche se il legame col mondo del ciclismo è stato comunque affinato nel tempo dalla Parigi-Nizza, quella sì che è stata affrontata per ben cinque volte. Curiosità: in quelle edizioni quattro volte su cinque ha prevalso un velocista.
La seconda settimana del Tour de France entra nel vivo con una tappa ideale per i velocisti.
Dopo una giornata di pausa e una frazione quasi tutta in salita, il Tour de France cambia passo e lo fa con la tappa numero 11 con partenza da Clermont-Ferrand e arrivo a Moulins quando siamo entrati nel pieno della seconda settimana della Grand Boucle. Frazione da circa 180 chilometri che si profilano perfetti per i velocisti con uno sprint nella parte finale, che con tutta probabilità porterà a un arrivo in volata.
Tre i Gran Premi della Montagna (GPM) previsti, tutti di Categoria 4 che sta ad indicare il livello di difficoltà per i ciclisti, in questo caso abbastanza basso. Si parte a Clermont-Ferrand a 324 metri, poi il primo GPM a Côte de Chaptuzat-Haut al 31esimo chilometro circa (1,9 chilometri al 5% di pendenza). Il secondo GPM è a Cote du Mercurol ed è uno dei più importanti.
Si tratta di un passaggio a circa 133 chilometri dalla linea del traguardo che esiste dal Tour d'Auvergne del 2013 e che ha visto, in tale competizione amatoriale, vincenti anche ciclisti come Paul Ourselin, oggi impegnati nella Grande Boucle. Si percorreranno 2,89 chilometri in salita, per la precisione a una pendenza di 4,46%, in un tempo previsto che sarà all'incirca di 7-8 minuti in media per i professionisti. Il record si aggira sui cinque minuti, mentre i principianti in passato hanno impiegato circa dieci minuti per percorrere questa fase della gara.
Segue il punto più alto della tappa, a Échassières, comune della regione dell'Alvernia-Rodano-Alpi, poi lo sprint a Lapeyrouse nel dipartimento del Puy-de-Dôme e il terzo e ultimo GPM a Côte de la Croix Blanche (una scalata di 1,6 chilometri a una pendenza del 5,4%). Da qui ci saranno circa 61 chilometri da percorrere prima dell'arrivo a Moulins, dunque un periodo di tempo (e di spazio) utile per i velocisti per recuperare il terreno perduto in salita nei confronti degli scalatori e lanciare lo sprint finale con l'arrivo nella capitale storica del Borbonese con i festeggiamenti del caso e l'appuntamento al giorno successivo per il prosieguo del Tour.
Dopo ventiquattro ore di riposo, i ciclisti ripartono con la seconda settimana del Tour de France. Da Vulcania a Issoire per un percorso di 167,2 km che privilegia gli specialisti delle tappe.
Dopo una giornata di riposo, utile per ricaricare le pile e ritrovare l’energia necessaria, il Tour de France edizione 2023 è pronto a ripartire. Con la decima tappa prende il via la seconda settimana della competizione parigina. Entriamo nella fase clou della gara con countdown che è già partito con sguardo sul 23 luglio, data conclusiva con passerella sui Campi Elisi. Da qui ad allora il nome del vincitore diventerà sempre più nitido ma intanto meglio concentrarsi sul presente.
E su questi 167,2 chilometri che separano Vulcania da Issoire, punto di partenza e punto di arrivo della prossima frazione che vedrà impegnati i partecipanti alla kermesse. Dovranno attraversare la zona del Massiccio Centrale, che storicamente presta il fianco alle fughe da lontano. Il tragitto presenta infatti un percorso particolarmente mosso, dove i tratti pianeggianti scarseggiano lasciando posto invece a cinque Gran Premi della Montagna.
Vero è che questi ultimi non siano tra i più duri della Grande Boucle, ma comunque delle difficoltà le presentano come è normale che sia. La parte più complicata della tappa è la Cote de la Chapelle-Marcousse con 6,5 chilometri ad una pendenza media del 5,6%. Una volta terminata mancheranno poi altri ventinove chilometri per chiudere la giornata. Molti di questi saranno in discesa, ma ci sono delle eccezioni di cui tenere conto con un paio di brevi tratti in contropendenza.
Sostanzialmente si tratta di un tracciato che spinge gli specialisti delle fughe. Per chi sarà in grado di capitalizzarlo al massimo potrà godere di un ulteriore vantaggio dato dall’inevitabile ruggine da grattare per un gruppo che deve ripartire dopo le ventiquattro ore di riposo. Che potrebbero farsi sentire, rendendo un po’ più pesanti delle gambe comunque ormai abituate a grandi sforzi. D’altra parte, fin qui il Tour non è che sia stato così clemente con i ciclisti, sottoponendoli fin dalle prime battute a sessioni di enorme fatica.
Il giro chiude la prima settimana col botto, con 13.9 chilometri da percorrere e il 7.7% di pendenza media. Si tratta di una delle salite più impegnative di tutta l’edizione.
Si conclude la prima settimana della centodecima edizione del Tour de France. E termina in grande con la nona tappa che in questa calda giornata di domenica 9 luglio ci conduce da Saint Léonard de Noblat a Puy de Dôme per un totale di 182,4 chilometri. Dopo questa frazione, particolarmente dura, ci sarà un po’ di riposo per i corridori impegnati nella prestigiosa rassegna transalpina.
Una pausa meritata e dovuta dopo le fatiche di questa prima parte di torneo dove anche l’inizio non è stato soft come ci si poteva attendere con una cronoprologo o con una tappa per velocisti che consentisse a tutti di carburare gradualmente. Invece pronti, via e cinque GPM all’ultimo chilometro, peraltro con un’ascesa del 5,4%. Anche nel mezzo poche opportunità di respiro, con insidie piazzate qui e là per tenere sempre tutti sul pezzo.
D’altro canto parliamo di una delle competizioni più importanti a livello internazionale per il ciclismo. E allora giusto così, con l’ultima tappa prima della sosta che segue il leitmotiv degli altri giorni. La chiusura è infatti col botto e ben 13,9 chilometri da percorrere con il 7,7% di pendenza media. Parliamo quindi di una delle salite più dure e impegnative dell’intera gara. L’arrivo in salita rischia di essere determinante anche ai fini della classifica generale, con una battaglia facile da prevedere tra coloro che competono per la maglia gialla. Dopodiché un attimo di respiro a Clermond-Ferrand prima di ricominciare con altri sette giorni che ci avvicineranno alla conclusione di questa edizione della Grande Boucle, prevista per domenica 23 luglio.
Già al termine di questa giornata, comunque, avremo le idee un po’ più chiare. Nel complesso questa è comunque un’edizione che sembra fatta su misura per gli scalatori, dato il record di cinque Gran Premi della montagna, l’attraversamento di cinque catene montuose francesi e una sola cronometro lunga 22,4 chilometri e per giunta in salita.
Oltre 200 i chilometri da percorrere da Libourne a Limoges: volata a rischio per la presenza di alcuni strappi nella parte conclusiva.
Dopo quella con arrivo a Bordeaux, un'altra tappa favorevole ai velocisti al Tour. L'ottava frazione, da Libourne a Limoges, supera di poco i 200 chilometri (per appena 700 metri) e potrebbe costituire una buona occasione per una volata di gruppo. Ma con non poche possibilità di un finale alternativo. Nella parte conclusiva della frazione, infatti, sono presenti un paio di strappi che potrebbero spezzare l'unità del plotone, dando modo a fuggitivi e finisseur di scompaginare i piani degli sprinter.
La parte iniziale della tappa è decisamente soft: per circa 115 chilometri, infatti, non si registrano salite e neppure salitelle. Una frazione piatta come poche altre, con lo sprint intermedio di Tocane-Saint-Apre posto al chilometro numero 79. Al chilometro 130 è invece fissato il primo Gran Premio della Montagna di giornata, che è anche il più duro visto che è valutato di terza categoria: la Cote de Champs-Romain. Si tratta di un'ascesa non particolarmente lunga (2,8 chilometri in tutto) con una pendenza media del 5,2% e qualche picco decisamente più duro.
Una volta scollinato mancheranno settanta chilometri al traguardo e per oltre una cinquantina non ci sono ostacoli di rilievo da superare. A sedici dall'arrivo c'è invece il Col de Masmont, primo dei due strappetti conclusivi che potrebbero fare selezione e vanificare il lavoro delle squadre degli sprinter. Si tratta di una salita di 1,3 chilometri al 5,5%, uno strappetto, ma molto duro che giunge dopo quasi 200 chilometri di pedalate a tutta.
Discorso simile per l'altro GPM di quarta categoria di fine frazione, la Cote de Condat-sur-Vienne: 1,2 chilometri con pendenza media del 5,4%. Appena nove i chilometri che precedono il traguardo, dopo lo scollinamento. Traguardo che è posto, dopo una leggera discesa, all'interno dell'abitato di Limoges, in Place Jourdan, a conclusione di un ampio vialone inaugurato da due curve a sinistra, una molto stretta e l'altra dai tratti decisamente più dolci.
Da Mont-de-Marsan a Bordeaux: 169,9 chilometri pianeggianti e con una sola asperità, il GPM di quarta categoria della Cote de Béguey.
Dopo le fatiche dei giorni precedenti, con due tapponi pirenaici adatti agli scalatori e terreno di caccia per gli uomini d'alta classifica, il programma del Tour torna a farsi interessante per i velocisti, o per chi vuole azzardare qualche sortita da lontano. La settima tappa della Grande Boucle, infatti, sembra cucita su misura per gli sprinter.
Si parte alle 13:15 da Mont-de-Marsan, con arrivo a Bordeaux dopo 169,9 chilometri. Prima parte di frazione assolutamente piatta e priva di qualsiasi asperità, col traguardo volante di Grignols, dopo 88 chilometri, a offrire i primi spunti d'interesse di giornata. In precedenza, infatti, solo una serie di modestissime ascese, come quella di Saint-Gor o di Losse, possono dare l'opportunità di qualche scatto a sorpresa. Dopo lo sprint, il percorso si mantiene ondulato, con salitelle poco significative e discese pedalabili.
L'unica vera salita di giornata – in realtà, poco più di un cavalcavia – è l'ascesa della Cote de Béguey, dalla lunghezza molto breve (appena 1200 metri) e dalla pendenza media non particolarmente proibitiva: 4,4%. Un GPM di quarta categoria, con in palio qualche punto particolarmente appetibile per i corridori in lotta per la classifica degli scalatori, il cui leader indossa la maglia a pois bianca e rossa.
Una volta superata la Cote de Béguey mancano meno di 40 chilometri al traguardo e l'altimetria del tracciato segue la falsariga della prima parte, con una serie di modesti saliscendi che non dovrebbero fare selezione. Il modo migliore per provare a sorprendere le squadre dei velocisti è quello di organizzare una fuga con almeno una dozzina di corridori: serve ampia collaborazione, infatti, per mantenere alto il ritmo sulle strade ampie e dritte, spesso battute dal vento, che conducono fino a Bordeaux. A cinque dal traguardo si entra in città, con passaggio sulla Garonna. Traguardo posto su un ampio viale, Quai Louis XVIII, dopo ampia curva a destra.
Quattro Gran Premi di Montagna nei 145 km tra Tarbes e Cauteres tra cui il temibile Tourmalet. E sguardo alla classifica dopo questa frazione, perché c’è già chi dovrà dire addio alla vittoria finale.
Da Bilbao ai Campi Elisi di Parigi, in un viaggio di oltre venti giorni che assegna il prestigioso Tour de France. L’evento è giunto alla sua centodecima edizione ma la lode è già arrivata in oltre un secolo di storia insieme alla gloria che si prende chi riesce a raccogliere l’eredità di Jonas Vingegaard, campione un anno fa e che punta a ripetersi anche stavolta.
La Grande Boucle coprirà complessivamente 3.404 chilometri ben distinti in ventuno tappe, cinque delle quali fanno già parte del passato. I corridori sono in totale centosettantasei suddivisi in ventidue squadre. Pochi gli italiani presenti, appena sette, un record negativo per il Belpaese nella lunga storia della manifestazione. Ad ogni modo, archiviate le due frazioni per velocisti e pure la prima tappa di montagna sui Pirenei comprendente il Col du Soudet e il Col de Marie Blanque, è ora di dirigersi verso la prossima imminente marcia, la sesta del torneo.
Specialità del giorno: primo arrivo in salita di questo Tour de France. Ci sono quattro Gran Premi di Montagna in totale tra Capvern, Aspin, il temuto Tourmalet con 17 chilometri da percorrere al 7,3% di pendenza ed infine spazio all’ultima salita verso Cauterets che è a quota 1.355 metri per 16 chilometri al 5.4% di media. Occhio a come sarà la classifica al termine di questa tappa che possiamo definire cruciale.
Si tratta infatti di un primo significativo spartiacque che delineerà con precisione chi di fatto non avrà più speranza di vincere la classifica. Non ci si può più nascondere, insomma, perché questi 145 chilometri totali tra Tarbes e Cauteres, punto di partenza e punto di arrivo, riveleranno le reali ambizioni dei partecipanti. Adrenalina allo stato puro, non che fin qui si è scherzato più di tanto in questi primi giorni certamente faticosi e all’interno dei quali non sono affatto mancate le insidie. Questa prossima frazione, però, è cruciale sotto certi punti di vista.
Il Col de Soudet è l'insidia principale della frazione che da Pau conduce a Laruns: e nel finale c'è il Col de Marie Blanque.
Le tappe per velocisti e finisseur lasciano spazio a quelle per gli scalatori. La quinta frazione del Tour de France, 162,7 chilometri da Pau a Laruns, inaugura la lunga fase pirenaica della Grande Boucle. La prima, vera occasione per gli uomini di classifica di dar sfoggio della propria condizione, con due salite molto impegnative da affrontare: il leggendario Col de Soudet (HC) e il Col de Marie Blanque (prima categoria).
Partenza fissata poco dopo le 13:00 dalla cittadina di Pau, sede storica di tante tappe del Tour. Percorso pianeggiante o leggermente ondulato per i primi 70 chilometri (a Lanne-En-Barétous, dopo 48,8, è previsto il traguardo volante), poi si comincia a salire. E la prima insidia è la più impegnativa: il Col de Soudet, infatti, è un "mostro" di 15,2 chilometri con pendenza media al 7,2% e picchi che superano il 15%. Una salitona da tregenda, dove la selezione è scontata.
Dopo aver superato il Soudet, si scende in picchiata per una ventina di chilometri fino ad Arette e si prosegue in falsopiano per una dozzina di chilometri. A poco più di una quarantina dal traguardo inizia la salita del Col d'Ichère, secondo Gran Premio della Montagna di giornata: 4,2 chilometri al 7% (terza categoria). Niente a che vedere con gli altri due GPM, ma comunque uno strappo di cui tener conto.
A 28 chilometri dall'arrivo inizia invece la salita del Col de Marie Blanque, ultima ascesa di tappa, Gran Premio della Montagna di prima categoria. Un piccolo, grande muro di 7,7 chilometri con pendenza media all'8,6%, con undici chilometri successivi di discesa e ultimi sette chilometri da percorrere in piano fino al traguardo di Laruns. Per gli uomini di classifica e per i cacciatori di tappe, un'occasione da sfruttare al volo. L'inizio delle schermaglie in quota, prima di altri tapponi di montagna in successione.
Da Dax a Nogaro per 181,8 chilometri che non presentano particolari salite ma con una volata finale tutt’altro che scontata.
Siamo partiti dalla Spagna e dai Paesi Baschi per raggiungere la Francia e inoltrarci sempre più all'interno della Nazione fino a raggiungere il cuore della capitale. Calma, però, perché la strada che porta a Parigi è ancora ricca di insidie, quando siamo giunti appena alla quarta tappa della centodecima edizione del Tour de France.
Centoquarantasette corridori in totale, suddivisi per ventidue squadre, tutti a caccia di un titolo che lo scorso anno finì nelle grinfie del passista-scalatore danese Jonas Vingegaard. Anche la prossima frazione, come quella che l’ha preceduta, sarà per lo più per velocisti. Da Dax a Nogaro la distanza da percorrere è di 181,8 chilometri. Non ci sono salite particolarmente probanti, tuttavia il profilo è comunque mosso e per questo bisogna prestare parecchia attenzione.
Il gruppo avrà infatti un bel lavoro da fare nella gestione della corsa per farsi trovare pronto quando sarà poi la volta dello sprint finale, quello sì decisivo almeno per aggiudicarsi questa tappa. Una delle componenti più attese di giornata è sicuramente l’iconico arrivo presso l’interno del circuito Paul Armagnac che in passato ha ospitato anche gare di Motomondiale. Gli ultimissimi chilometri saranno poi proprio in pista con un rettilineo conclusivo pari a 800 metri. Insomma, non si tratta di un percorso che presenta particolari difficoltà altimetriche ma l’esito non sarà affatto scontato anche per la conformazione piuttosto frastagliata del cammino.
Lucidità, pazienza e forza per avere la capacità di sprintare quando serve, le armi per portare a casa la Dax-Nogaro. Dopodiché si andrà avanti a spron battuto per tutto il resto della settimana. La prima sosta è infatti fissata per lunedì prossimo 10 luglio, con sette giorni dopo l’ultima pausa prima delle battute finali di questa Grand Boucle. La passerella ai Campi Elisi di Parigi è infatti fissata per il 23 luglio. A quel punto, verosimilmente, già sapremo chi sarà il nuovo re di Francia.
Da Amorebieta si arriva fino a Bayonne in una frazione pianeggiante che anticipa le due successive di montagna. Chance importante per gli sprint, anche se non mancheranno brevi salite specialmente all’inizio.
Si rompono i confini della Spagna in un viaggio che da Amorebieta conduce fino a Bayonne, città basca ma francese che fa parte della regione del Labourd. Centottantasette chilometri separano il punto di arrivo da quello di partenza nella terza tappa del Tour de France, edizione numero centodieci. Il cammino verso i Campi Elisi di Parigi è ancora bello lungo.
Siamo all’inizio di una maratona nella quale tutti i centosettantasei corridori in rappresentanza delle ventidue squadre diverse (diciotto World Tour e quattro Professional) che compongono il torneo sono ben consci delle difficoltà cui andranno incontro. E che già si sono palesate, tra l’altro, nelle prime due uscite effettuate interamente in territorio iberico.
Per adesso una delle più grandi insidie, rappresentata dai Pirenei, è stata evitata dagli atleti, anche se non per molto. In attesa che le impegnative scalate montane bussino alla porta dei gareggianti, spazio a questa frazione che rappresenta un po’ di ossigeno per i velocisti. Chi è in grado di dare la spinta decisiva per la volata fino a Bayonne dovrà mettere in conto di arrivarci piuttosto stanco, data la continua presenza di saliscendi che accompagnerà per una metà abbondante del percorso. A quel punto toccherà resistere, per non perdere quanto guadagnato, ma è questa l’opportunità da cogliere per i velocisti in un torneo che non ne concede molte.
Anzi. Originariamente il percorso non doveva essere questo, in una decisione che virò su un sentiero alternativo dallo scorso autunno. Non si transiterà, come invece sarebbe dovuto accadere, per la Corniche a Urrugne, strada costiera famosa per la sua spettacolare falesia. Alla base della decisione la fragilità del territorio che ha consigliato alle autorità di stabilire una valida alternativa alla prima ipotesi. Anche la successiva tappa sarà pianeggiante prima di una doppietta montanara: in totale le due tipologie avranno parità numerica, otto da un lato e otto dall’altro, offrendo tante possibilità anche agli sprinter.
Ancora Paesi Baschi protagonisti della competizione transalpina. Da Vitoria-Gasteiz si arriva fino a San Sebastián in una frazione che qualche difficoltà la presenta come la salita del Jaizkibel.
Restiamo in Spagna per la seconda tappa dell’edizione numero centodieci del Tour de France. La caccia al titolo di Jonas Vingegaard è appena partita ma il cammino da percorrere è ancora lungo da qui a domenica 23 luglio, giorno dell’arrivo ai Campi Elisi di Parigi. Intanto ci sono i 208,9 chilometri che separano Vitoria-Gasteiz da San Sebastián.
Ci troviamo nei Paesi Baschi, territori nei quali le corse ciclistiche non sono una novità particolare. Partiamo da Vitoria-Gasteiz che ha già ospitato la Grand Boucle nel 1997 con la tappa che andò a favore dello spagnolo José Nazabal grazie ad una fuga in solitaria di centodieci chilometri. E nella scorsa edizione quando incoronò lo sloveno Primoz Roglic a Laguardia. La città è stata coinvolta ventuno volte anche nella Vuelta, in particolar modo negli anni Sessanta. Di queste parti è l’ex pilota Joseba Beloki, che per tre volte riuscì a piazzarsi sul podio al Tour.
Il tratto più impegnativo è senza alcun dubbio la salita di otto chilometri del Jaizkibel al 5,3% di pendenza, che metterà alla prova i muscoli dei centosettantasei corridori che partecipano alla gara. Ma non c’è soltanto questa tra le insidie della prova. C’è ad esempio un dislivello di venti chilometri a San Sebastián. E in totale i Gran Premi della Montagna sono cinque in una frazione che possiamo definire assai mossa.
Non è infatti un inizio soft, ma d’altro canto siamo al Tour de France ed è bene abituarsi subito a difficoltà e pressioni che una manifestazione del genere comporta. Con trappole disseminate un po’ ovunque, nel tentativo di stravolgere le gerarchie e rendere ancor più spettacolare la battaglia. Possiamo dire che questa tappa ricorda parecchio la Klassikoa che ha luogo proprio nella cittadina spagnola. Il viaggio è partito e ci terrà compagnia ancora per qualche settimana. Sicuramente senza possibilità di annoiarsi, anche per ammirare le bellezze di una Francia vestita a festa come mai.
L'edizione numero 110 della Grande Boucle parte dai Paesi Baschi: i ciclisti dovranno affrontare cinque Gran Premi della montagna per un totale di 182 chilometri.
Questa volta ci siamo davvero. Ha inizio l'edizione numero 110 del Tour de France, con la prima tappa in programma sabato primo luglio. Partenza da Bilbao, cuore dei Paesi Baschi, in Spagna, e arrivo nuovamente a Bilbao per un percorso lungo in totale 182 chilometri. Occhi puntati sui due grandi protagonisti annunciati della Grande Boucle: il campione in carica Jonas Vingegaard e il vincitore delle due precedenti edizioni, Tadej Pogacar. Avremo tempo e modo di vederli all'opera nell'arco delle 21 tappe che compongono il Tour, ora è il momento di concentrarci sulla frazione inaugurale.
Sono ben cinque i Gran Premi della montagna disseminati lungo il percorso della prima tappa, degna di una classica. Non si tratta di salite particolarmente lunghe e impegnative, ma metteranno comunque alla prova le gambe dei ciclisti. Per quanto riguarda l'epilogo della corsa, è possibile che tutto si decida sull'ultimo Gran Premio della montagna, che è poco più di uno strappetto in quanto distribuito su due chilometri, ma va sottolineato che la pendenza media si attesta sul 10%.
Insomma, chi vuole tentare l'assolo potrebbe strappare negli ultimi metri della salita per poi usarla come trampolino di lancio verso l'arrivo, sfruttando la discesa. Se, invece, nessuno dovesse riuscire a fare la differenza nell'ultimo Gran Premio della montagna, i corridori con maggiore esplosività nelle gambe potrebbero approfittarne nell'ultimo chilometro, che ha una pendenza al 5,4%. Due nomi si candidano a infiammare la prima prova della Grande Boucle. Ci riferiamo al 28enne belga del team Jumbo-Visma (lo stesso di Vingegaard) Wout van Aert, vincitore della classifica a punti nella scorsa edizione del Tour, e all'olandese Mathieu van der Poel che corre per il team Alpecin-Deceuninck, di cui è l'atleta di punta.
Dunque, la lunga marcia d'avvicinamento ai Campi Elisi parigini parte dall'estero e più esattamente dai Paesi Baschi, proprio come già successo nel 1992 con un cronoprologo a San Sebastian vinto da quel fenomeno ch'è stato Indurain. Chi conquisterà la prima maglia gialla?
Versamento minimo richiesto. Si applicano T&C, quote minime e limiti di tempo.