Come l’anno scorso anche in questa edizione tutto è pronto per il bis del danese della Jumbo-Visma. Il crollo di Pogacar nell’ultima settimana lo ha avvantaggiato, ma il titolo è ampiamente meritato. Ora la passerella parigina.
Affaticato, a tratti sfinito, ma sorridente. È il volto di Jonas Vingegaard, maglia gialla di questa centodecima edizione del Tour de France 2023. Sì, lo ricordate bene, e d’altra parte sarebbe stato difficile dimenticarlo: anche nella precedente edizione fu il danese ad arrivare davanti a tutti gli altri nella classifica generale. D’altro canto la Grande Boucle non è per tutti e il ventiseienne di Hillerslev ha dimostrato di padroneggiare con destrezza questo tipo di torneo gestendo al meglio gli inevitabili alti e bassi delle lunghissime settimane di impegno.
Il viaggio è stato memorabile, al suo solito, accompagnandoci virtualmente dai Paesi Baschi spagnoli fino alla capitale francese, Parigi. Oggi sarà tempo di passerella: non ancora relax ma la possibilità di godere dei frutti del proprio lavoro giungendo fino ai Campi Elisi del capoluogo d’oltralpe. Di tappe Vingegaard ne ha vinta soltanto una, la sedicesima che da Passy ha condotto i corridori fino a Combloux. Il ciclista della Jumbo-Visma in quella circostanza si è aggiudicato l’unica cronometro dell’intera competizione: appena 22,4 chilometri, che però sono risultati determinanti affinché riuscisse ad incrementare il proprio vantaggio su Tadej Pogacar portandolo da 10'' fino a 1'48''.
Il tappone alpino successivo ha poi di fatto sancito la fine del confronto. Per quanto riguarda la graduatoria, invece, il dominio è stato sempre continuo, con il ruolo di leader acquisito fin già dalla sesta tappa, ponendo fine al breve interregno di Adam Yates, dopo il quale era riuscito a prendersi un pizzico di gloria pure Jai Hindley. Da quel momento, quando eravamo appena al 6 luglio, nessuno è riuscito a scalfire la supremazia del danese. Campione, ancora una volta.
Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar. Fin dall’inizio sapevamo sarebbe stata una volata a due, anche se non mancava qualche sfidante col physique du rôle per dire la propria all’interno della Grande Boucle. Qualche esempio? La lista era bella lunga: Jai Hindley, Simon Yates, David Gaudu, Enric Mas, Mattias Skjelmose, Egan Bernal, Carlos Rodríguez, Mikel Landa e Ben O'Connor erano sicuramente gli elementi maggiormente accreditati per importunare i due grandi favoriti.
Alla fine, comunque, i pronostici della vigilia sono stati rispettati, tanto che abbiamo assistito a un duello assolutamente appassionante che ha preso la direzione danese soltanto nelle ultime battute. Va riconosciuta, comunque, la superiorità di Vingegaard specialmente in alta montagna. Tant’è che oggi la differenza tra i due è abissale, di fatto incolmabile, nonostante ci sia un’ultima chance in favore dello sloveno che avrebbe bisogno del miracolo per invertire l’ordine di una classifica già scritta.
Su Pogi, che il Tour de France lo ha comunque vinto due volte, nel 2020 e nel 2021, hanno pesato anche gli acciacchi fisici, che ad un certo punto ne hanno compromesso il rendimento. Ciò che Vingegaard non avrà, verosimilmente, sarà la maglia a pois: non gli interessa, ha ammesso il corridore della Jumbo-Visma, ma da questo punto di vista in realtà c’è chi ha saputo fare meglio.
Parliamo di Giulio Ciccone, abruzzese di ventotto anni, che è stato il migliore nella speciale classifica degli scalatori, in vantaggio sull’austriaco Felix Gall e sul già citato Vingegaard. Basta e avanza, comunque, per la nuova e anche vecchia maglia gialla quello che è stato fatto nel corso delle tre settimane del giro, all’interno delle quali ha saputo creare un ampio divario con i suoi inseguitori. Discorso più aperto, invece, per quel che riguarda il podio che vede ancora in corsa Adam Yates, terzo a 10’45”, Carlos Rodiguez, quarto a 12’01, e Simon Yates, quinto a 12’19”.
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