Talento precoce dalla classe immensa, lo spagnolo è pronto a raccogliere l’eredità del connazionale Nadal e degli altri mostri sacri Djokovic e Federer. L’obiettivo di questo 2023? Difendere con i denti la posizione numero 1 del ranking ATP.
Venti anni appena compiuti e un futuro radioso davanti a sé. Semplicemente, Carlos Alcaraz. L’erede designato di Rafael Nadal, numero 1 della classifica ATP davanti a gente come Medvedev e Djokovic, vuole continuare a stupire il mondo intero. Per lui parlano i tanti (precoci) successi: uno su tutti, quello dello scorso settembre negli US Open, con vittoria in finale contro il norvegese Casper Ruud, di certo non l’ultimo arrivato. Per Alcaraz, quello è il primo trionfo in un torneo del Grande Slam: ce ne saranno altri, con buona pace degli altri esponenti della nouvelle vague del tennis internazionale, Jannik Sinner su tutti.
Il nuovo che avanza. Ma ormai non c’è più da stupirsi: parliamo, oltretutto, di un ragazzo capace di conquistare 10 titoli in pochi anni di carriera, imponendosi già in quattro Masters 1000. Una macchina da guerra che vive per la vittoria: tutto ha inizio nel luglio 2021, quando trionfa nel torneo di Umago e conquista così il suo primo titolo ATP superando in finale Richard Gasquet. Per il francese è una resa incondizionata (6-2, 6-2) e la netta impressione è che sia nata una stella. E così è in effetti, visti i risultati degli ultimi anni.
Il tutto, è bene specificarlo, al netto di un record che Alcaraz non riuscirà mai a battere: sembra incredibile, ma il fuoriclasse iberico non è il tennista più giovane ad imporsi in una competizione ATP, con il giapponese Kei Nishikori decisamente più "precoce" di lui (nel 2008 vinse a Delray Beach a 18 anni e un mese). Nello stesso 2021, anno per giunta segnato da un fastidioso infortunio muscolare, Alcaraz è protagonista di un incredibile successo contro l'allora numero 3 del ranking Stefanos Tsitsipas, nell’ambito proprio degli US Open (è il più giovane ad avere raggiunto i quarti di finale e avrebbe potuto puntare a qualcosa di più se non fosse stato costretto al ritiro per infortunio durante il match con Auger-Aliassime).
Un anno d’oro, il 2021, ma quello successivo sa di vero e proprio capolavoro, con tanto di vetta della classifica ATP raggiunta al termine di una cavalcata memorabile, fatta di giocate sopraffine e successi entusiasmanti. L'annata inizia con il successo ai Miami Open: si tratta della sua prima affermazione in un Masters 1000, superando ancora una volta Tsitsipas e imponendosi in finale contro il solito Casper Ruud.
Trova gloria pure in patria, con il 1000 di Madrid, che lo vede superare per la prima volta il maestro Nadal (che precedentemente lo aveva sempre battuto), con tanto di trionfi in semifinale e finale contro gente del calibro di Djokovic e Zverev. Da quel momento non si può più parlare di talento in erba o di potenziale campione: siamo al cospetto di un predestinato che può raccogliere il testimone dei tre fuoriclasse (Federer e gli stessi Djokovic e Nadal) che hanno marchiato a fuoco il tennis dell'ultimo ventennio. Non sorprende, così, che Alcaraz conquisti il primo posto del ranking mondiale dopo l'affermazione negli US Open: conserva la posizione anche alla fine del 2022, e questo nonostante la flessione evidente tra Astana, Basilea e Parigi e il fastidioso infortunio agli addominali.
Il resto è storia dei nostri giorni. Alcaraz prima perde la vetta della classifica, complice anche l'assenza agli Australian Open, ma è poi protagonista di una rincorsa entusiasmante segnata dal successo a Buenos Aires contro Norrie, dalla sconfitta nella finale di Rio de Janeiro (proprio il britannico si prende la rivincita) e dall'altro trionfo all'Indian Wells (in semifinale supera Sinner, nell'ultimo atto strapazza Medvedev concedendogli solo cinque giochi).
Vince anche a Barcellona, dove addirittura non perde nemmeno un set, e fa il bis a Madrid: nelle finali ha la meglio su Tsitsipas e sulla sorpresa Struff. Con questi risultati riprende la vetta della classifica ATP: ora l'obiettivo è vincere per la prima volta in carriera ai French Open, per raccogliere (definitivamente?) lo scettro dal grande maestro Rafa Nadal e confermare che la scuola spagnola non scherza. Per niente.
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