La storia di Stevan Jovetic. Da promessa brillante del calcio europeo a una carriera deludente ma con la possibilità di un ultimo riscatto proprio contro la sua ex squadra, la Fiorentina.
Nel 2008 arriva a Firenze un promettente diciannovenne montenegrino. Ha una folta chioma di capelli ricci che incorniciano un viso affilato e uno sguardo che trasmette furbizia e voglia di sognare. Il giovane che viene dal Partizan sceglie il numero 8 e si allena con l’umiltà di chi sa che deve dimostrare al mondo quanto vale ma con la consapevolezza di essere unico.
La Fiorentina ha investito ben 10 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni del talento che ha incantato la Serbia. In quegli anni un prezzo simile è una cifra importante ma il montenegrino non sembra sentire la pressione.
Jovetic gioca con la spavalderia di un veterano e allo stesso tempo con la fame di chi vuole ripagare un debito.
Il debito è presto ripagato. Firenze lo ama alla follia e lui ricambia. In campo dispensa giocate da genio assoluto; colpi di tacco; dribbling fantascientifici; assist al bacio e spesso trova anche la rete.
Il suo primo gol in maglia viola arriva su rigore in una ostica trasferta in casa dell’Atalanta. La Fiorentina grazie al rigore di “Jo-Jo” espugna Bergamo e conquista 3 punti importanti per la corsa alla Champions League.
I viola quell’anno arrivando quarti si aggiudicano il preliminare per l’ingresso in Champions League.
Il destino frappone tra la Fiorentina e l’accesso ai gironi di Champions lo Sporting Lisbona. Una squadra molto ostica che può vantare in rosa diversi giocatori interessanti.
A Lisbona finisce 2-2. Al Franchi sblocca le marcature Joao Moutinho con una grandissima punizione da fuori area che gela Frey e tutto il pubblico. Nel secondo tempo Prandelli ha bisogno di un gol e decide di far entrare in campo il giovane Jovetic. Al 54esimo il centrale dello Sporting combatte con Gilardino e allontana la palla ma non ci riesce troppo bene. Sulla traiettoria del pallone c’è proprio Jo-Jo che controlla la palla con il sinistro finta di calciare ed elude l’intervento del difensore che abbocca. A quel punto Jovetic ha tutto il tempo per caricare il tiro a giro sul secondo palo. Guarda l’angolino più lontano, illude il portiere e poi chiude con un destro violentissimo sul primo palo. Il Franchi esplode di gioia. La partita finirà così e i viola tornano in Champions League.
Questo gol sarà solo l’inizio della meravigliosa avventura di Jovetic sotto l’ombra della cupola del Brunelleschi.
Tra il 2008 e il 2013, Jovetic sigla 35 reti con la maglia della Fiorentina ma in mezzo c’è anche un brutto infortunio ai legamenti crociati che lo costringe a stare fuori dai campi per oltre una stagione.
Nonostante i brutti momenti passati, Firenze non ha mai smesso di amare quel ragazzo dai lunghi capelli ricci. Il talento di Jovetic è tra i più cristallini d’Europa e nel 2013 il Manchester City che sta iniziando il suo progetto vincente dopo aver versato una cospicua somme nelle casse della Fiorentina si assicura le prestazioni del montenegrino.
Jovetic in 3 anni a Manchester non è mai riuscito a trovare la magia che aveva creato a Firenze. Prova a tornare in Italia con la maglia dell’Inter ma San Siro non è il Franchi e Jovetic opta per l’Andalusia per provare a ritrovare quel calore che tanto lo aveva ammaliato. In Spagna le cose non vanno bene. Si stabilizza per un po’ con il Monaco ma anche qui non riesce a mantenere le promesse con cui aveva illuso tutto il panorama calcistico europeo. Dopo un paio d’anni in Germania con la maglia dell’Herta Berlino il montenegrino ha deciso di intraprendere una nuova avventura con l’Olympiacos.
Ad Atene, Jovetic ha trovato un nuovo rifugio. Qui, come a Firenze, si lascia ispirare dall'arte che lo circonda. L'Olympiacos, pur non essendo una delle squadre più titolate al mondo, ha fatto di lui il fulcro del progetto, restituendogli l'amore e le soddisfazioni che tanto cercava. Il glorioso cammino che ha portato i biancorossi alla finale di Conference League è un testamento della sua rinascita.
A 34 anni, Jovetic si appresta a giocare la partita più importante della sua carriera, proprio contro la sua amata Fiorentina.
In questa finale, ancora una volta, seppur con motivazioni diverse, dovrà giocare con l’umiltà di chi sa che deve dimostrare al mondo quanto vale ma con la consapevolezza di essere unico.
Dovrà dimostrare tutto questo non solo agli altri, ma anche a sé stesso: allo Stevan con la faccia da bambino, i capelli lunghi e ricci e la maglia viola addosso, e allo Stevan del presente, con i capelli corti, i lineamenti marcati da uomo e la maglia biancorossa. La storia è ciclica, e per il montenegrino forse ancor di più, perché comunque vada, tutto finirà esattamente come è iniziato: con la Fiorentina nel destino.
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