Gallardo non ha potuto dire di no di fronte a un’offerta irrinunciabile. Allenerà Benzema e Kantè.
I risultati altalenanti e le fratture che si erano create tra Nuno Espirito Santo e lo spogliatoio (la lite con Benzema su tutte) dell’Al Ittihad hanno portato la dirigenza all’esonero dell’allenatore portoghese.
Per sostituire l'ex-Wolverhampton gli arabi hanno deciso di fare le cose in grande e puntare su uno dei migliori allenatori degli ultimi anni: Marcelo Gallardo.
Il “muñeco” dopo un anno di stop ha deciso di accettare l’offerta della squadra giallonera. La motivazione economica risulta il principale motivo della scelta dell’argentino, ma anche le ambizioni calcistiche dell’Al Itttihad hanno avuto un peso.
La squadra di Benzema e Kantè è il campione d’Arabia in carica e avrà la possibilità di partecipare al mondiale per club. Infatti, la competizione si disputerà in Arabia e il paese ospitante ha la possibilità di far partecipare la squadra campione in carica del proprio campionato.
A inizio stagione ci si aspettava qualcosa in più dai freschi vincitori del campionato. Gli investimenti effettuati che hanno incorporato il pallone d’oro Karim Benzema, il campione del mondo N’golo Kantè, Fabinho e l’ex-Lazio Luiz Felipe hanno aumentato ancora di più le pressioni e le aspettative sulla squadra di Jeddah.
Invece i gialloneri si ritrovano al quinto posto in classifica con 24 punti raccolti in 13 giornate. Il primo posto è occupato dall’Al Hilal di Neymar che è distante ben 11 punti. Mentre l’Al Nassr di Cristiano Ronaldo è secondo a 31 punti.
Gallardo grazie alle sua leadership innata e le sue innovazioni tattiche dovrà risollevare sin da subito il club. L’Al Itthiad non può più concedersi passi falsi in campionato e nel mondiale per club, nel quale dovrà fare bella figura.
Non sarà facile contrastare la macchina perfetta di Guardiola. Il Manchester City è una squadra-sulla carta- troppo superiore a tutte le altre partecipanti. In caso di avanzamento inoltre l'ex-millonario dovrà vedersela-probabilmente- anche con il Fluminense neo-campione della Copa Libertadores, conquistata pochi giorni fa davanti al pubblico di casa del Maracanà contro il Boca Juniors.
Gallardo fino a pochi giorni fa, nonostante non avesse una squadra, era uno degli allenatori più ambiti al mondo. I tanti corteggiamenti ricevuti peró non avevano convinto l'argentino che ha deciso di aspettare le ricche offerte provenienti dal Medio Oriente.
Le proposte arrivate all’agente di Gallardo non convincevano del tutto l'entourage del muneco e le offerte di Marsiglia e Roma prima e di squadre brasiliane poi sono state tutte rispedite al mittente.
Il tecnico di Merlo in Sudamerica è una vera e propria leggenda, tanto da avere una statua davanti al Monumental (lo storico stadio del River Plate).
La sua avventura come allenatore parte in Uruguay dove al primo anno conduce il Nacional di Montevideo al titolo e si assicura l’interesse del River Plate che lo assumerà due anni più tardi.
Gallardo è entrato di diritto nella leggenda della storia riverplatense per la storica finale del 2018 di Coppa Libertadores giocatasi al Santiago Bernabeu a Madrid e vinta contro gli acerrimi rivali di sempre del Boca Juniors.
Marcelo era affascinato dalla carriera da allenatore già quando era claciatore. Il 47enne è sempre stato curioso e affamato di risposte che spesso non gli venivano fornite, così dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ha deciso di viaggiare per il mondo alla ricerca di quelle risposte e soprattutto di nuove domande.
In Europa, in particolare in Francia, ha analizzato e assimilato le nuove tendenze tattiche del calcio moderno, mentre negli Stati Uniti ha approfondito tutte le questioni legate alla perfomance atletica.
Una volta che ha ritenuto di avere le sufficienti competenze per poter allenare ha deciso di metterle in partica in Urugauay e mescolarle con le grandi qualità umane che lo contraddistinguono. In Uruguay si è formato e confrontato con la garra tipica del paese per poi riportarla di nuovo a Buenos Aires.
Gallardo è stato in grado di far convivere sia metodi che prevedevano il pugno di ferro, sia una sensibilità in grado di comprendere e spronare i propri giocatori a dare sempre il 100%. Forse è anche per questo che si è conquistato il soprannome di “Napoleón”.
Una volta conclusa la storia d’amore con la squadra di Buenos Aires tutti si aspettavano un approdo in una grande panchina europea ma anche stavolta l’Arabia ha deciso di bruciare la concorrenza. Come ormai accade semre più spesso.
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