Fin qui gli azzurri hanno sempre preso parte alla rassegna iridata ma con un ruolo da sparring partner. In Francia il girone è complicato ma il team di Crowley vuole provare a stupire.
Comincia il viaggio. L’Italia è partita per la Francia con l’obiettivo di farsi valere anche in uno sport nel quale le soddisfazioni sono finora sempre state poche. Gli azzurri hanno superato le Alpi per giocarsi la decima edizione della Rugby World Cup. La competizione prenderà il via l'8 settembre e durerà fino al 28 ottobre. Venti sono le partecipanti in totale, sebbene fin qui siano state davvero in poche quelle a mettersi la medaglia d’oro sul petto: Nuova Zelanda e Sudafrica vantano tre successi iridati, due sono quelli dell’Australia mentre l’unica Europea ad essere salita sul tetto del mondo è stata l’Inghilterra nel 2003.
Insomma la sfida è grande e per questo ancora più intrigante, perché in questa manifestazione i rappresentanti del tricolore non sono altro che possibili outsider che a fari spenti provano a ridisegnare le gerarchie, piuttosto definite, di questo sport. Calendario non semplice per il team guidato da coach Kieran James Crowley, Commissario Tecnico della nostra Nazionale dal luglio del 2021.
La prima partita è quella contro la Namibia a Saint-Etienne il 9 settembre 2023 alle 13:00. Dopodiché, di fronte avremo l’Uruguay a Nizza il 20 settembre alle 17:45 per poi chiudere la prima fase contro la Nuova Zelanda (a Lione, il 29 settembre 2023 alle 21:00) e i padroni di casa della Francia (Lione, 6 ottobre 2023 ore 21:00).
Ma quale può essere l’obiettivo dell’Italia nella kermesse transalpina? Stupire il mondo, che non concede particolari speranze ad una squadra che non è mai riuscita a superare la fase a gironi. E allora senza abbandonarsi a voli pindarici, potrebbe essere proprio questo il traguardo a cui puntare. Peraltro non dei più semplici, dal momento che passare il turno significa eliminare la Francia – una delle candidate più autorevoli al successo nonché padrona di casa – o magari addirittura gli All Blacks che rappresentano una leggenda del rugby e che vantano, a differenza nostra, una notevole tradizione.
Ricordiamo che accedono ai quarti di finale le prime due classificate. In un paio di occasioni in passato pure ci siamo andati vicini, sfiorando soltanto quella che ad oggi sarebbe davvero un’impresa. Anzitutto va detto che gli azzurri hanno sempre preso parte alla manifestazione, pur senza ritagliarsi ruoli da protagonista. Per il resto poche le vittorie e un ranking che recita quattordicesimo posto. Perché stavolta le cose dovrebbero andare diversamente? Proviamo ad analizzare la squadra a disposizione di Crowley.
La Summer Nations Series qualche indicazione sullo stato di forma dell’Italia lo ha dato. E sono positive se consideriamo come gli azzurri siano stati in grado di battere formazioni considerate di rango inferiore, se ci soffermiamo sul ranking, come Romania e Giappone. Allo stesso tempo è stato confermato che un gap con le più forti esiste ancora e occorre lavorare molto per colmarlo.
Le sconfitte di inizio mese scorso con Scozia e Irlanda danno l’idea precisa della dimensione attuale del team di Crowley, ancora qualche gradino sotto rispetto alle top internazionali. Le note positive sono state le trame di gioco offensive messe in atto da capitan Michele Lamaro e compagni. Questa Italia sa giocare e ha una rosa composta da elementi in grado di ragionare e prendere spesso e volentieri le decisioni migliori in campo. Di contro dal punto di vista difensivo si è sofferto tanto con una compattezza che, ci si augura, sia stata ritrovata in queste settimane di allenamento e preparazione al grande appuntamento.
Altro elemento da valutare è il drive da rimessa laterale, sia offensivo che difensivo. In attacco l’Italia non segna una meta con una maul da touche da 14 partite (Portogallo-Italia del giugno 2022). Tra le prime del ranking siamo tra le peggiori in questa specificità che in realtà conta eccome.
Trentatré sono i giocatori che rappresenteranno lo Stivale qui nella terra dei cugini d’oltralpe. Complessivamente troviamo diciannove avanti e quattordici trequarti. Dalla lista iniziale sono stati lasciati fuori Mori, Alongi e Lucchin.
Per quanto riguarda gli avanti la scelta di Kieran Crowley è stata quella di portarsi almeno un cambio per ogni posizione di gioco e anche due per le prime linee. Nella valutazione ha probabilmente pesato il doppio confronto con Francia e Nuova Zelanda. Sulla trequarti, invece, la scelta è stata per la duttilità, così si spiega anche la volontà di fare affidamento su quattro mediani di mischia.
Avanti: Pietro Ceccarelli; Simone Ferrari; Danilo Fischetti; Ivan Nemer; Marco Riccioni; Federico Zani; Luca Bigi; Epalahame Faiva; Giacomo Nicotera; Niccolò Cannone; Dino Lamb; Federico Ruzza; David Sisi; Lorenzo Cannone; Toa Halafihi; Michele Lamaro; Sebastian Negri; Giovanni Pettinelli; Manuel Zuliani.
Trequarti: Alessandro Fusco; Alessandro Garbisi; Martin Page-Relo; Stephen Varney; Tommaso Allan; Giacomo Da Re; Paolo Garbisi; Juan Ignacio Brex; Luca Morisi; Pierre Bruno; Ange Capuozzo; Montanna Ioane; Paolo Odogwu; Lorenzo Pani.
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