Marc vuole mettersi alle spalle una stagione segnata dagli infortuni: l’otto volte campione del mondo è affiancato dall’altro big spagnolo. La moto non è al livello dei grandi, ma i tecnici sono al lavoro.
L’anno della verità. La Repsol Honda non può permettersi un’altra annata da comprimaria, con il Motomondiale 2023 che potrebbe rivelarsi quello del riscatto. I presupposti ci sono tutti: basti solo considerare la voglia di rivalsa dell’otto volte campione del mondo Marc Marquez, che può finalmente concentrarsi solo sulla Moto GP.
Gli infortuni, infatti, sembrano alle spalle e poco conta se adesso la Honda RC213V appare molto lontana dalle Ducati e dalla Yamaha: lo spagnolo è al lavoro per ridurre l’enorme gap e - come dimostra una carriera straordinaria - non sono da escludere miracoli tecnici che al momento appaiono decisamente complicati, per non dire impossibili. Oltretutto, lo scarto di mezzo secondo a giro dalle Ducati non può fare dormire sonni tranquilli.
Al fianco di Marquez non c’è più Pol Espargaró, passato alla Tech 3, ma un altro campione iridato come Joan Mir, proveniente dalla Suzuki e anche lui voglioso di mettersi alle spalle un’ultima annata decisamente difficile. Proprio alla luce di un’accoppiata tanto talentuosa, la Honda punta senza mezzi termini a piazzare almeno un pilota nella top 3 (Bagnaia e Quartararo appaiono inarrivabili) e conquistare una posizione dignitosa in ottica classifica costruttori.
La voglia è tanta, nonostante una moto che nei primi test ha mostrato tutti i suoi limiti. La situazione non è delle migliori, ma Marc Marquez non ha alcuna intenzione di rivivere un’altra stagione senza vittorie: escludendo ovviamente l’annus horribilis passato tutto in infermeria, prima del 2022 non era mai successo che il più volte campione del mondo non salisse nemmeno una volta sul gradino più alto del podio.
Di certo, lo spagnolo spera di vivere finalmente una stagione senza infortuni di sorta: lo scorso anno il campione iberico è stato costretto a saltare sette gare e nonostante tutto ha totalizzato 113 punti, con una media che in proiezione lo avrebbe portato al quinto posto. Dimostrazione, questa, che Marquez è tutto tranne che un ex pilota e questo nonostante lo spettro di un ritiro che negli scorsi anni si è fatto sempre più concreto. Adesso il peggio è dimenticato, ma c’è da lavorare su una moto che proprio non riesce a reggere il confronto con le prime della classe.
Anzi, nonostante le tante novità tecniche apportate dai tecnici giapponesi, la Repsol Honda al momento non sembra potere ambire a qualcosa di più dell'ottavo posto, se non peggio. Lo sa bene anche lo stesso Marquez, che ha ammesso senza mezzi termini che nel primo appuntamento di Portimao il podio è una vera e propria utopia, figurarsi la vittoria.
In questo senso, non fa ben sperare l’abbandono della specifica di moto aggiornata, con i giapponesi che hanno optato per quella già usata in Malesia. Tra ripensamenti e limiti tecnici, e proprio alla luce delle tante novità e di un ritmo gara che non è ancora dei migliori, l'otto volte iridato predica calma: la vittoria arriverà, parola di uno che nell’ultimo triennio ne ha viste di tutti i colori.
Al pari dell’illustre collega, Joan Mir vuole mettersi alle spalle una annata complicata segnata da quattro assenze per infortunio e dalla bellezza di sei ritiri e due gare senza punti. Troppo pochi, così, gli 87 punti conquistati nel 2022, soprattutto se si pensa al successo iridato del 2020, arrivato curiosamente con una sola vittoria in un Gran Premio (l'unico in carriera in Moto GP) sul circuito Ricardo Tormo di Valencia.
Per iniziare al meglio la nuova avventura con la Honda, dopo il triennio con la Suzuki, serve certamente qualcosa in più dei quarti posti conquistati in Argentina, Texas e Catalogna. L'obiettivo, così, è tornare a fare la voce grossa, con una casa che lo ha già visto trionfare: dobbiamo infatti tornare indietro fino al 2017, quando Mir si impose in Moto3 proprio in sella ad una Honda, con tanto di dieci GP vinti su 18 disputati. Un buon segno in vista del futuro?
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