A sorpresa il russo batte Holger Rune in rimonta e riscatta la finale persa di due anni fa contro il greco Stefanos Tsitispas. Si tratta del tredicesimo titolo per il venticinquenne di Mosca.
L’ultimo russo che aveva vinto qui nel Principato era stato Andrej Cesnokov. Era il 1990: da allora, nonostante il livello della nazione degli zar sia stato comunque elevato, nessuno più era riuscito a vincere da queste parti. Fino all’arrivo di Andrej Rublev, partito in sordina, quasi da comprimario, per poi diventare inaspettato protagonista.
Anche in finale il venticinquenne moscovita non partiva da favorito contro Holger Rune, nonostante i 12 titoli Atp conquistati prima della finale di Monte Carlo. Un bottino più che discreto, arricchito in termini di qualità dal primo Masters 1000 in assoluto. Dal punto di vista del ranking per Rublev non cambia nulla: era sesto e rimane nella stessa posizione. Ma con una maggiore consapevolezza: quella di essere competitivo anche nella categoria dei più grandi dove da oggi c’è pure lui.
Rublev era partito male in finale. Nel torneo gli era capitato anche nella gara inaugurale con Jaume Munar che era stato abile a portare a casa il primo set, salvo poi subire la rimonta del russo nei due successivi. Contro Holger Rune, se possibile, era ancora più difficile. Anche perché era dal 2014, quando a trionfare fu lo svizzero Stan Wawrinka, che qualcuno non riusciva a vincere partendo da un primo set perso. Stavolta di fronte c’era un avversario davvero difficile da battere. Che peraltro veniva da un ruolino di marcia impressionante nel quale aveva brillantemente superato tra gli altri anche Daniil Medvedev e Jannik Sinner.
Insomma la tavola pareva apparecchiata per il danese che invece non aveva fatto i conti con la voglia del russo. In più anche Rune ci ha messo del suo per complicarsi la vita, innervosendosi troppo e commettendo degli errori che poi sono risultati fatali permettendo al rivale di rientrare in gara. Nell’ultimo set, infine, dopo che Rublev aveva già riaperto i giochi portandosi in parità, c’è stato il crollo pressoché definitivo del diciannovenne di Gentofte, che probabilmente ha pagato anche la fatica dei match precedenti nei quali, come abbiamo visto, ha dovuto faticare le proverbiali sette camicie per venirne a capo.
Capita, in una competizione così delicata e concentrata in poco tempo come quella di Monte Carlo. Che ha quindi visto sorridere Rublev, due anni dopo la maledetta finale persa contro Stefanos Tsitsipas. Come un cerchio che si chiude. Da qui si riparte per una nuova vita, sempre da sesti del ranking ma con un prezioso titolo in più.
Rublev nel 2022 aveva riempito il proprio palmarès con quattro titoli. L’ultima gioia era risalente al mese di ottobre quando a Gijón, in Spagna, aveva battuto lo statunitense Taylor Fritz. In questa prima parte del 2023, invece, non erano ancora arrivate soddisfazioni. Agli Australian Open era andato a sbattere contro un muro, quello eretto da Novak Djokovic, per uscire dai giochi ai quarti di finale della manifestazione. Meglio era andata a Dubai dove era arrivato a giocarsi la finale perdendo però contro il connazionale Daniil Medvedev.
Stavolta è andata decisamente meglio con il Masters 1000 di Monte Carlo finito nelle grinfie del russo capace di superare nell’ordine lo spagnolo Jaume Munar, il connazionale Karen Kachanov, il tedesco Jan-Lennard Struff e lo statunitense Taylor Fritz in una lunga marcia verso l’ultimo gradino contro l’ottimo Holger Rune. Dalla Francia adesso si vola in Bosnia-Erzegovina per l’Atp di Banja Luka. Altro giro, altra corsa.
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