In attesa dei prossimi Mondiali, vi raccontiamo di una Nazionale che ha dominato la scena internazionale facendo passare in secondo piano i colleghi maschi.
Il calcio non è, e probabilmente non sarà mai, lo sport di riferimento negli Stati Uniti. Pesa la storia, che inevitabilmente avvantaggia altre discipline, vedasi Football Americano o pallacanestro. Negli ultimi tempi però il movimento a stelle e strisce ha preso confidenza anche col mondo del pallone di forma sferica. Merito di qualche campione che ha deciso di compiere il viaggio transoceanico, migrando dall’Europa verso il Nuovo Mondo come novelli Cristoforo Colombo alla scoperta di una nuova realtà con l’intento di migliorarla attraverso la propria cultura.
Se però a livello maschile l’obiettivo può dirsi raggiunto soltanto parzialmente, nonostante i numerosi tentativi effettuati, è andata meglio paradossalmente con l’universo femminile. Che negli ultimi dieci anni, a dire la verità, non si è limitato a un ruolo da sparring partners ma si è preso l’intera scena. D’altro canto se per gli uomini la differenza è rimarcata da decenni all’interno dei quali altrove si è lavorato alacremente per il miglioramento del settore, per quel che riguarda le donne, soltanto di recente si è virato verso il professionismo investendo in strutture per perfezionarne la crescita. Così il gap da colmare è diventato minimo, quasi irrisorio, e gli Stati Uniti ne hanno approfittato per crearlo a loro volta.
Lo scorso 9 giugno è stata emessa una classifica che inquadrava la Nazionale americana femminile come la numero uno al mondo. D’altro canto parliamo di un gruppo che è il più titolato in assoluto, quattro Campionati Mondiali vinti e gli altri comunque conclusi da secondi o terzi nella peggiore delle ipotesi. Poi ci sono quattro Olimpiadi ad arricchire il palmarès, insieme a dieci Algarve Cup e infine nove CONCACAF Women's Championship.
Si tratta di record di successi in ogni competizione a cui ha preso parte. Una bacheca che fa impallidire i colleghi maschi che invece devono accontentarsi di una medaglia di bronzo ai Mondiali ma conquistata nell’edizione del 1930 e quindi un’era geologica fa. Nel corso del cammino di qualificazione agli ultimi Campionati del Mondo, quelli del 2019 tenutisi in Francia, gli USA riuscirono a portare la striscia di imbattibilità a ventuno partite.
Nel trionfo della CONCACAF Women's Championship 2018, ottenuto battendo per due reti a zero in finale il Canada, il percorso del team a stelle e strisce fu strabiliante: cinque vittorie su cinque, ventisei gol segnati e nessuno subito. Dopo aver festeggiato la cinquecentesima vittoria nella propria storia con il ko rifilato al Portogallo, le americane inaugurarono il 2019 con una sconfitta rimediata in casa della Francia che interruppe un ciclo clamoroso, costituito da ventotto partite senza sconfitte. L’ultima risaliva infatti al luglio 2017 quando ad abbattere le Yanks ci pensò l’Australia.
Insomma, anche ora che sta per partire il Mondiale 2023, nona edizione complessiva della manifestazione, gli USA partono con intenzioni assai elevate. L’obiettivo, manco a dirlo, è quello di difendere il titolo aggiungendo un’altra medaglia d’oro alla ricca collezione. La concorrenza naturalmente non manca in una competizione che si presuppone particolarmente accesa, con tutte le altre che daranno l’assalto alle campionesse con la voglia di prendersi lo scettro.
Il torneo prenderà il via il 20 luglio per concludersi dopo un mese esatto. Gli organizzatori, che avranno l’onore di ospitare la kermesse, saranno la Nuova Zelanda e l’Australia. Fari accesi dunque sugli Stati Uniti anche in virtù, oltre che della già citata storia, del rendimento in questo 2023 di una difesa apparsa impenetrabile anche al cospetto di formazioni come Canada, Giappone e Brasile. In queste settimane avremo modo di ammirare una squadra rinnovata rispetto al passato, con qualche freccia in più nel proprio arco.
Sophia Smith, Trinity Rodman e Alyssa Thompson, appena diciottenne, avranno l’occasione di prendere parte per la prima volta a un evento del genere. Un rischio ampiamente calcolato anche perché l’età media della rosa a disposizione dell’allenatore macedone Vlatko Andonovski è tutt’altro che bassa. Sono numerose le pedine d’esperienza tra le quali pescare per domare una competizione comunque delicata e nella quale le pressioni sono inevitabilmente importanti.
Tra le veterane figura Alex Morgan, prossima alle trentaquattro primavere ma in forma come non mai, tant’è che è stata premiata come seconda miglior giocatrice del pianeta. E poi ci sono Becky Sauerbrunn, Megan Rapinoe, Kelley O'Hara e Alyssa Naeher alle quali il destino difficilmente concederà ulteriori chance di lasciare un segno dopo la prossima, imminente, avventura.
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