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Ambrosini: “Maldini il più forte con cui ho giocato. Il trasferimento al West Ham saltato dopo un pranzo con Allardyce”. E quel ricordo di Derby County-Cesena...

Dagli anni al Milan, fino al mancato trasferimento al West Ham, passando per Cesena, Scholes e Highbury. Massimo Ambrosini si è raccontato ai microfoni di bet365 in un’intervista esclusiva nella quale ha ripercorso la sua carriera, i suoi successi e ha lasciato spazio anche a qualche rimpianto.

“Maldini è il giocatore più forte con il quale ho giocato”. Pochi dubbi per Massimo Ambrosini che, sebbene in carriera abbia condiviso campo e spogliatoio con alcuni dei più grandi calciatori degli ultimi 30 anni (da Kaka a Sheva, passando per Ronaldo, Pirlo e Ronaldinho) ritiene inarrivabile il livello raggiunto dallo storico capitano rossonero. “Ho giocato anche con Ronaldo il Fenomeno, che però considero di un’altra categoria. Per quello che ha fatto durante gli anni del Milan Paolo Maldini resta inarrivabile”.

Non solo di compagni ma anche di avversari ha parlato Ambrosini, regalando parole al miele per l’ex United Paul Scholes. “Mi sarebbe sempre piaciuto giocare con Scholes. Un centrocampista con grandi qualità e con uno stile incredibile. In quegli anni l’Inghilterra ha avuto una generazione di centrocampisti fortissimi come Gerrard e Lampard, ma Scholes è sempre stato quello che mi ha affascinato di più, il modo in cui calciava il pallone era impressionate”.

Restando in Inghilterra ma passando all’attualità ecco chi considera il centrocampista più forte al Mondo: “Rodri. Fare la differenza in una zona del campo come il centrocampo non è mai facile e lui ci riesce con grande naturalezza”. Di Declan Rice invece apprezza la sua costanza e la capacità di saper fare più cose durante l’arco dei 90 minuti. “Rice è bravo a rubare palla, a calciare da fuori, a cambiare gioco e sa anche fare gol”.

Dalle sue parole si capisce l’amore per il calcio inglese. Un amore che da nasce da lontano, addirittura nel 1994 quando con il suo Cesena giocò un match del Trofeo Ango-Italiano contro il Derby County. “Ricordo l’atmosfera, le luci, la passione della gente. Io ero molto giovane e giocare in quell’atmosfera fu qualcosa di unico, perdemmo 6 a 1 e io segnai l’unica rete del Cesena”. Da lì la passione per il calcio d’oltremanica non si è esaurita anzi è aumentata a dismisura come racconta lo stesso Ambrosini. “Mi sarebbe piaciuto tantissimo giocare a Highbury, uno stadio incredibile che purtroppo non c’è più. All’epoca seguivo molto l’Arsenal di Wenger sia per la classe dei giocatori, che per lo stile di gioco dell’allenatore francese. Quella rivalità con lo United poi resta incredibile”. Se ad Highbury non ha mai giocato, ci sono due stadi che sono rimasti nella memoria di Ambrosini e si trovano entrambi nel Regno Unito: “il Millennium Stadium di Cardiff fu un’esperienza unica, ci giocai con la Nazionale e ne rimasi impressionato. Anche l’atmosfera del Celtic Park è da brividi”.

Ma l’Inghilterra non è stata solo un sogno per Ambrosini ma anche una concreta possibilità dopo l’addio al Milan. Come raccontato nella nostra intervista infatti, “dopo l’addio al Milan mi recai a Londra per parlare con il West Ham. Incontrai l’allora manager degli Hammers Allardyce in un ristorante ma a metà meeting se ne andò lasciandomi da solo con uno dei suoi assistenti. Tornai in Italia con molti dubbi, volevo andare in Inghilterra ma quel comportamento mi aveva un po’ indispettito. Nel frattempo era arrivata l’offerta della Fiorentina e decisi di accettare. Poi, lo stesso giorno che firmai per i Viola arrivò un altro contatto da parte del West Ham che mi fece traballare non poco. Volevo veramente giocare in Inghilterra, ne parlai con il mio agente che mi consigliò di accettare l’offerta della Fiorentina con la quale eravamo ormai ai dettagli”.

Una carriera nella quale non è riuscito a giocare in Premier League ma che comunque ha regalato a Massimo Ambrosini tantissime soddisfazioni. “Giocare 489 partite con la maglia del Milan lo considero il miglior traguardo della mia carriera. Era tutto quello che sognavo il giorno che ho varcato i cancelli di Milanello per la prima volta e le vittorie e i successi sono stati una conseguenza del duro lavoro svolto in quei 17 anni di Milan. Esserne il capitano poi è stata una grande soddisfazione ma aver giocato quasi 500 partite con il Milan è sicuramente il traguardo che porto di più nel cuore”.

Prima di salutarci c’è stato spazio per i ricordi legati a un allenatore con il quale ha vinto tantissimo, ovvero Carlo Ancelotti. “Carlo è unico, sia durante le sessioni di allenamento che nel rapporto con i giocatori. Non è un caso che continui a vincere dopo tutti questi anni. La sua qualità migliore è l’empatia, una qualità che si può affinare con l’età ma che lui ha sempre avuto. Quando Carlo ti parla, lo fa prima con l’uomo e poi con il giocatore e questo è un aspetto che i calciatori apprezzano tantissimo”.

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