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L’Italia di Mancini: dalle stelle dell’Europeo alle stalle di un Mondiale mancato

Il bilancio parziale del quinquennio col Mancio azzurro tra la gioia per il torneo vinto dopo cinquantatré anni e la delusione del Qatar. Con in mezzo i record e un problema dell’assenza di un centravanti di difficile risoluzione.

Roberto Mancini, cinquantanove anni, da Jesi ha avuto un percorso agevolato nella sua carriera da allenatore. La Fiorentina, infatti, gli concesse la possibilità immediata di guidare la prima squadra dopo un breve passaggio da vice alla Lazio di Sven-Göran Eriksson. Ma una volta bruciate le tappe, il calcio, si sa, è un ambiente parecchio competitivo dove, se non dimostri di meritare, vieni mangiato, digerito e rigettato alla velocità della luce. 

Di idee, invece, il Mancio ne ha sempre avute, così come eccellenti sono state le sue capacità gestionali, dimostrate nel corso dell’ormai lungo percorso da coach tra le già citate Fiorentina e Lazio, l’Inter, il Manchester City, il Galatasaray e lo Zenit San Pietroburgo. Tre Scudetti, quattro Coppa Italia (record condiviso col suo mentore Eriksson e con Massimiliano Allegri), due Supercoppe italiane, un campionato inglese, una coppa d’Inghilterra, una Community Shield ed una coppa di Turchia: questo il ricco palmarès dell’ex fantasista. 

Un curriculum che gli è valso nel 2018 la chiamata da parte della Nazionale italiana, desiderosa di ripartire dopo il fallimento della gestione targata Gian Piero Ventura. A distanza di ormai cinque anni, è possibile stilare un primo bilancio – naturalmente parziale – e che vede ancora tanti obiettivi potenziali da raggiungere. 

Un gruppo nuovo, i giovani e i record

Una volta insediatosi in azzurro la prima mossa del Mancio, in ottica di un inevitabile processo di ringiovanimento del gruppo, è stata quella di escludere una parte di senatori che, per motivi anagrafici e motivazionali non aveva più tanto da offrire. Il primo banco di prova ufficiale è in Nations League: l’Italia riesce ad evitare la retrocessione in Lega B ma non a qualificarsi per la successiva fase della competizione. Nelle qualificazioni per l’Europeo del 2020 il Commissario Tecnico marchigiano continua a sperimentare, offrendo la possibilità a diversi giovani di indossare la casacca più prestigiosa di tutte in rappresentanza del proprio Paese. 

Tra questi Moise Kean che con il gol realizzato alla Finlandia, a 19 anni, diventa il secondo marcatore più giovane nella storia dell’Italia. La crescita degli azzurri trova conforto anche nei numeri e nell’imponente striscia di risultati utili conseguiti. Sono tredici i successi consecutivi tra Novembre 2020 e Luglio 2021: roba mai vista in tanti anni di Nazionale. A questo dato va poi aggiunto l’en plein delle qualificazioni a Euro 2020 con 10 vittorie in altrettante gare che costituiscono un altro record nella storia azzurra e un’altra striscia di 11 vittorie di fila tra Novembre 2018 e Novembre 2019. La squadra di Mancini arriva così all’appuntamento dell’Europeo nelle migliori condizioni possibili. 

Euro 2020: l’Italia vince col bel gioco

Sono gli anni dei risultatisti e dei giochisti. Da un lato il pragmatismo e la solidità difensiva, da sempre marchio di fabbrica del calcio all’italiana, dall’altro la necessità di divertire il pubblico assicurandogli uno spettacolo degno. Mancini trova il mix perfetto tra i due lati della medaglia e lo estrinseca all’Europeo 2020 che incorona l’Italia campione d’Europa dopo cinquantatré anni dall’ultima volta. Ai gironi è punteggio pieno e porta inviolata, come mai nessuno era stato capace di fare in questo torneo. 

Col successo ai quarti di finale contro il Belgio, Mancini si prende il record assoluto di vittorie consecutive nel campionato europeo (15 includendo le gare della fase di qualificazione), il record di vittorie consecutive della nazionale italiana in tutte le competizioni (13, di cui le prime 11 senza subire reti) e quello mondiale di Ct con la striscia più lunga di imbattibilità (32), battendo il precedente primato di Alfio Basile e Javier Clemente. Spagna e Inghilterra completano la meravigliosa opera, con due successi entrambi ai calci di rigore spesso fatali agli azzurri in passato.

Il problema centravanti, il Mondiale mancato e il flop in Nations League

Nel suo passato l’Italia ha spesso potuto contare su grandi attaccanti. Basti pensare, senza andare troppo indietro nel tempo, al parco giocatori di cui poteva disporre Marcello Lippi nel 2006, anno in cui gli azzurri salirono sul tetto del Mondo. Mancini ha trovato più difficoltà nello scegliere, tanto che è dovuto ricorrere di recente alla naturalizzazione di un argentino, mai stato prima d’ora nel Belpaese, come Mateo Retegui. 

Col tempo l’entusiasmo europeo della Nazionale si è dissolto, tant’è che gli azzurri hanno clamorosamente mancato per la seconda volta di fila l’accesso ai Campionati del Mondo. In molti hanno richiesto la testa del Mancio, che però ha deciso di proseguire nella strada da lui stesso segnata senza preoccuparsene. Terminata la possibilità Nations League, con l’eliminazione giunta per mano della Spagna in semifinale, non restano che le qualificazioni ai prossimi Europei. 

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