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L’eredità di Wimbledon tra la conferma di Alcaraz e la crescita azzurra

Si è conclusa la manifestazione londinese ed arriva il tempo dei bilanci. Positivo quello degli italiani con le gesta dei vari Musetti e Sinner, oltre ovviamente alla Paolini. Ma il palcoscenico è di Alcaraz.

Da ieri la 137esima edizione di Wimbledon è storia. Ma cosa ha lasciato in eredità l’iconica manifestazione britannica? Potremmo definirla la copia carbone della scorsa stagione, con la medesima finale ed il medesimo epilogo. Il passaggio di consegne è praticamente definitivo, con Novak Djokovic che ha abdicato al trono lasciando ancora una volta spazio al nuovo che avanza. Che nel caso specifico si chiama Carlos Alcaraz. Il match sostanzialmente non ha avuto storia, tale la supremazia da parte dell’iberico a lunghi tratti impressionante. Probabilmente il finale era anche immaginabile, ma è il come è arrivato che lascia di stucco mettendo in evidenza un divario che in questo momento appare netto ed ineluttabile.

I numeri del murciano così diventano ancor più clamorosi: basti pensare che nessuno a questa età – 21 anni compiuti lo scorso maggio – era mai riuscito a portarsi a casa ben quattro Slam. A questo poi va aggiunto anche il fatto che Alcaraz sia il sesto tennista da quando è cominciata l’era Open a realizzare il double French Open-Wimbledon. Insomma lo spagnolo è bravo, ma questa non è una rivelazione clamorosa semmai è la conferma di quanto già ci avesse raccontato l’evento londinese. Si è chiusa qua la meravigliosa carriera del gigante serbo da fuoriclasse? Lo dirà il tempo, certo va preso atto di un 2024 nato sotto una cattiva stella per il 37enne di Belgrado. Ricordiamo che questa era la sua prima finale e siamo luglio. Un dato che stona parecchio, considerando il suo passato.

Il bilancio degli azzurri, felici ma senza titoli

Alla fine della fiera l’Italia torna a casa a mani vuote, se parliamo di titoli. Chi è andata più vicino al bersaglio è stata una donna: la toscana Jasmine Paolini che si è fermata a un passo dal trionfo perdendo in finale contro la ceca Barbora Krejcikova. Ma anche gli uomini in realtà hanno fatto bella figura. Il più atteso di tutti, Jannik Sinner, è stato condizionato da un malore che non gli ha consentito di portare a termine nel migliore dei modi la partita contro Daniil Medvedev. Possiamo considerarlo un incidente di percorso, senza il quale probabilmente l’altoatesino qualche passo in più avrebbe potuto farlo. Non esiste la controprova nello sport, esistono però fortunatamente altre opportunità per dimostrare di cosa si è capaci. E la stagione di Sinner resta superlativa fino a questo momento, Wimbledon o no. Prima o poi anche Londra, si spera, può finire ad arricchire la già preziosa bacheca dell’azzurro.

Intanto i complimenti e gli onori vanno ad Alcaraz che ha battuto un Djokovic considerato da Lorenzo Musetti come il miglior avversario mai affrontato. A proposito del giovane carrarino, il suo ritorno è probabilmente la notizia più bella per il movimento tricolore. Dopo qualche passaggio a vuoto, grazie a Londra, l’altro azzurro si è portato al sedicesimo posto del ranking ATP (miglior performance individuale). Il suo balzo è stato notevole, con nove posizioni scalate.

Resta primo, invece, Jannik Sinner mentre più in basso dobbiamo comunque prendere atto della timida ma significativa crescita di Luciano Darderi, oggi 35esimo (due step avanti rispetto a due settimane fa). Da un’Italia che sale ad una che scende: Matteo Arnaldi non ha sfruttato appieno la chance e col ko al debutto ha finito con lo scivolare indietro di quattro gradini fino alla casella 39.

La vita dopo Wimbledon: dalle Olimpiadi alla Coppa Davis

La vita continua, anche dopo Wimbledon. In che modo? Beh, anzitutto con le consuete cinque tappe sulla terra rossa europea che ci conducono fino ad agosto che è tradizionalmente il mese degli US Open il cui inizio è previsto proprio per fine mese. Il torneo newyorchese chiude la stagione degli Slam, anticipato comunque da due competizioni di notevole prestigio come gli ATP di Toronto e Cincinnati. Dopodiché arriva l’autunno, con le tappe sul cemento indoor tra le quali citiamo la Parigi-Bercy. La stagione quindi si conclude con le ATP Finals di Torino, in programma dal 10 al 17 novembre.

Stesse date, giorno più giorno meno, anche per la Coppa Davis che mai come quest’anno accende la passione italiana con la nostra rappresentativa che arriva da detentrice del titolo e quindi con un carico di pressione aggiuntiva. Non dimentichiamo nulla? Naturalmente le Olimpiadi di Parigi, mantenute volutamente per ultime ma il cui inizio è ormai imminente col 26 luglio che è dietro l'angolo. Al di là del discorso delle competizioni ATP, è chiaro che la presenza di una manifestazione come quella francese attiri a sé tutte le attenzioni del momento. Chissà che lì gli azzurri del tennis non possano tornare a casa ancor più sorridenti.

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