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L’eredità della Nations League in ottica Europeo: la Spagna è già pronta?

Quattro partite in totale e già un trofeo per De la Fuente. Ma la Roja sa di dover fare di più all’Europeo. Altra delusione per la Croazia, mentre l’Olanda dei giovani deve ancora crescere.

Quattro squadre, cinque giorni, un vincitore. La Spagna si è aggiudicata la terza edizione della Nations League, competizione UEFA fondata nel 2018 e nata da un’idea dell’allora presidente Michel Platini. La Roja torna così a vincere un trofeo dopo undici anni di digiuno, battendo in finale ai calci di rigore la Croazia

Ottimo inizio per Luis de la Fuente che ha preso il posto di Luis Enrique proprio al termine del Mondiale culminato anzitempo per gli iberici con la sconfitta agli ottavi di finale per mano del sorprendente Marocco. Anno nuovo, vita nuova per la Spagna, baciata anche dalla buona sorte e alle prese con un gruppo da ricostruire dopo la generazione fenomenale degli Xavi e degli Iniesta. Il materiale per creare qualcosa di buono c’è, se le stelline della Selección confermeranno nel tempo le indicazioni positive offerte in questo piccolo mini-torneo. 

Che non va sopravvalutato, comunque. Ritmi più bassi, le fatiche di un’intera stagione e dei progetti ancora allo stato embrionale rendono poco chiare le gerarchie del calcio europeo, lasciando di fatto porte aperte a tutti in vista della prossima rassegna del 2024 in territorio tedesco. Certamente la Spagna, come da tradizione dell’ultimo ventennio, si presenterà ai nastri di partenza con l’ambizione di portare a casa il quarto Europeo della propria storia dopo quelli del 1964, del 2008 e del 2012. 

Ma sarà necessario fare di più, anche perché la qualificazione è tutta da scrivere dopo tre punti in due giornate e una Scozia che non sbaglia un colpo. Appuntamento a settembre, intanto, con un po’ di meritato riposo prima della sfida con la Georgia e la successiva con Cipro.

Rodri, i giovani e un attacco ancora da trovare

Ci sono elementi già affidabili nella Spagna. Su tutti Rodri, naturalmente, reduce da un periodo d’oro nel quale ha vinto praticamente tutto quello che c’era da vincere col Manchester City, Champions compresa e con gol decisivo. Il centrocampista, ex Atletico Madrid, è stato completamente plasmato da Guardiola che lo ha reso un top nel suo ruolo. Ma c’è dell’altro ovviamente: ci sono dei giovani come Gavi, destinati nel tempo a diventare campioni. C’è talento tra Yeremi Pino e Ansu Fati, due che possono certamente determinare le sorti della Roja nel prossimo futuro. 

Ci sono poi i soliti problemi: un attacco che deve reggere ancora sulle spalle di Morata, non propriamente un formidabile cecchino. E una difesa non impenetrabile e con terzini già di una certa età. Tocca lavorare a De la Fuente per trovare una quadra: sicuramente con la pancia piena di un titolo in più si ragiona meglio. Ma questa Nations League ci ha fornito un bilancio solamente parziale di quello che è e che sarà la Spagna. Con la sensazione che se l’Italia avesse fatto qualcosa in più in semifinale avrebbe potuto mettere in difficoltà Unai Simon e compagni.

L’eterna incompiuta: la Croazia si ferma ancora sul più bello

Dopo questi giorni di Nations League continueremo a parlare di una Croazia forte ma eterna incompiuta. Non è bastata una generazione di campioni per regalare un titolo ai biancorossi. Che anche stavolta ci sono andati vicino, dopo il secondo posto al Mondiale del 2018 e il terzo del 2022. Ora si sono messi i rigori di traverso con l’errore determinante di Petkovic: era stato definito l’uomo del destino dopo i gol realizzati sia in Qatar che in semifinale ma proprio sul più bello ha tradito. Non è da questo che si giudica un giocatore. 

Certo, però è un grande rammarico che nonostante Modric, Kovacic, Brozovic, Perisic, la Croazia non sia riuscita a portare a casa un trofeo. Lo avrebbe meritato, per quanto mostrato in campo. All’Europeo tutti questi grandi giocatori avranno un anno in più. Lo stesso Modric, prossimo alle trentotto primavere, vorrebbe riprovarci ancora un’ultima volta prima di appendere le scarpette al chiodo. La scelta di rimanere al Real Madrid va proprio in questa direzione. Che la Germania possa togliere del tutto quest’aurea negativa che aleggia attorno ai biancorossi?

L’Olanda è ancora indietro: c’è da lavorare per Koeman

Ne deve fare di strada, invece, l’Olanda per presentarsi in condizioni diverse al prossimo Campionato europeo. Gli Orange, guidati da Ronald Koeman, hanno fatto fatica in questa Nations League finendo per perdere, pur non senza combattere, tutte e due le gare in cui sono stati impegnati. Sia a livello di uomini che a livello tattico la sensazione è che l’ex tecnico del Barcellona non abbia ancora trovato la quadra. Tempo ce n’è ancora ma non è infinito. La speranza è che le giovani promesse, e sono parecchie, tra le fila dei tulipani maturino il più in fretta possibile.

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