Dal flop del Chelsea alla retrocessione del Leicester, passando per i fiaschi europei di Real Madrid e PSG: i maggiori tonfi dell'anno.
Da loro ci si aspettava decisamente di più. E invece, chi più chi meno, hanno deluso. Non sono state poche le squadre che hanno “steccato” la stagione 2022/23. Dal Chelsea in Inghilterra, relegato in un'anomina posizione a metà della classifica, al Paris Saint-Germain che ha mancato come al solito l'appuntamento con la Champions. Dal Real Madrid, che ha chiuso a distanza siderale dal Barcellona in campionato ed è uscito con le ossa rotte dal confronto col Manchester City in Champions, al Leicester che, sette anni dopo lo storico trionfo in Premier, è retrocesso mestamente nel Championship.
L'elenco potrebbe comprendere il Liverpool, che ha mancato clamorosamente la qualificazione in Champions, o il Tottenham, fuori dall'Europa dopo aver dato il benservito prima a Conte, poi a Stellini. Ma i tonfi del Chelsea e del Leicester sono quelli più rumorosi. I Blues, anzitutto, hanno vissuto una stagione assai travagliata. L'avvento del nuovo proprietario, Todd Boehly, al posto di Roman Abramovich, non ha regalato, almeno per il momento, le soddisfazioni attese.
La squadra londinese ha cominciato la stagione con Tuchel in panchina, poi ha ingaggiato in corso d'opera Potter, strappato al sorprendente Brighton, quindi ha chiuso l'annata con una vecchia gloria al timone della squadra, Lampard. Ma i risultati sono stati inferiori alle attese. Nonostante l'ampia batteria di stelle a disposizione – in estate sono stati acquistati Sterling, Koulibaly, Cucurella, Fofana, Aubameyang, in inverno sono arrivati Joao Felix, Badiashile, Mudryk, Madueke, Malo Gusto ed Enzo Fernandez – il Chelsea ha viaggiato sempre lontanissimo dalle prime posizioni (dodicesimo posto finale con appena 44 punti), è uscito ben presto dalle coppe e ha chiuso il cammino in Champions ai quarti contro il Real Madrid. Il prossimo anno sarà fuori dall'Europa e ripartirà con Pochettino in panchina.
Ancora peggio è andata al Leicester, retrocesso sette anni dopo il miracolo del 2016. I 34 punti all'attivo non sono bastati a Vardy e compagni per evitare il terzultimo posto e la conseguente caduta nella divisione inferiore. Nonostante un organico di buon livello, il Leicester ha viaggiato sempre pericolosamente ai margini della zona rossa. La prima vittoria solo all'ottava giornata (4-0 al Nottingham Forest), poi un lungo periodo no tra i mesi di febbraio, marzo e aprile, con un solo punto conquistato a fronte di otto sconfitte.
Non è bastato l'esonero di Brendan Rodgers, sostituito da Dean Smith, per raddrizzare la situazione. Il nuovo manager ha collezionato nove punti in otto gare, chiudendo a -2 dall'Everton quartultimo. L'operazione risalita per il prossimo anno sarà affidata a Enzo Maresca, ex mediano di Toro e Juve ma soprattutto allievo di Pep Guardiola al Manchester City.
Ha vinto invece il “solito” titolo francese il Paris Saint-Germain, ma l'undicesimo trionfo in campionato non ha di certo appagato le aspirazioni del presidente Al-Khelaifi e degli stessi tifosi parigini. L'obiettivo numero uno era la Champions, dove l'undici di Galtier – nonostante un tridente da copertina formato da Mbappé, Messi e Neymar – ha clamorosamente toppato.
Prima la mancata vittoria del girone, sfuggita per differenza reti a vantaggio del Benfica, poi la mesta uscita di scena agli ottavi, senza segnare neppure un gol al Bayern Monaco. Rendimento che costerà probabilmente la panchina al tecnico e che ha già determinato un addio, quello di Messi. I parigini, nonostante le tante stelle in rosa, probabilmente non sono mai riusciti a diventare concretamente una squadra. E ne hanno pagato il conto a caro prezzo.
nche il Real Madrid può essere iscritto al club delle delusioni stagionali. I Blancos hanno portato a casa tre trofei – Supercoppa europea, Mondiale per club e Coppa del Re – ma hanno fallito in quelli più sentiti da club e tifoseria: la Liga, chiusa a distanza siderale dai rivali del Barcellona, e la Champions, dove pure Modric e compagni hanno raggiunto la semifinale. Il rovinoso cappotto rimediato nella sfida di ritorno sul campo del Manchester City, dopo l'1-1 della sfida d'andata al Bernabeu, ha evidenziato i limiti di quest'anno dell'undici di Ancelotti, spesso venuto meno negli incontri di cartello.
In campionato ha alzato bandiera bianca dopo l'1-2 del Camp Nou, in coppa è letteralmente crollato sotto i colpi dell'undici di Guardiola. Un brutto modo per chiudere un'annata che ha fruttato sì dei titoli, ma meno “pesanti” del previsto. E nel prossimo anno sarà rivoluzione, con l'addio di Benzema e con Ancelotti tentato dalle sirene di mercato: lo vuole la nazionale del Brasile.
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