Dai nomi più scontati, come Messi e Mbappé, a quelli più inaspettati. La migliore formazione della rassegna qatariota schierata con uno spregiudicato 4-2-3-1.
Qualsiasi fossero i nostri sentimenti prima della manifestazione non possiamo dire che questo Mondiale abbia annoiato, anzi. Durato quasi un mese non ci ha privato di colpi di scena, compreso la finalissima che ha rappresentato la degna conclusione di un torneo nel quale le partite sembravano non finire mai. E alla fine sono venuti fuori i nomi più attesi, da Messi a Mbappé ma anche qualche piacevole novità che abbiamo sintetizzato nel 4-2-3-1 della nostra top 11 del Qatar.
Quando l’Argentina va ai rigori, vince. La statistica parla ancora più chiaro se tra i pali ci va uno specialista come Emiliano Martínez. Ma non c’è soltanto l’abilità dal dischetto a premiare il numero uno dell’Albiceleste: è stato determinante anche su azione. Un esempio? La parata nel finale su Kolo Mouani. Merita una citazione comunque anche il croato Likakovic che dopo il Mondiale è destinato ad essere protagonista anche nel mercato dal momento che ha saputo sfruttare appieno la vetrina concessagli.
L’ex interista è un indemoniato. Ha macinato chilometri sulla fascia di competenza dimostrando una qualità che in realtà aveva già avuto modo di mettere in mostra in carriera. Il suo Marocco è stato una sorpresa, lui onestamente no. Se il Paris Saint-Germain lo ha voluto a tutti i costi un motivo in fondo ci doveva pur essere.
Ha pesato anche la finale, che gli ha consentito di vincere il ballottaggio con gli altri due candidati Saiss del Marocco e soprattutto il francese Konaté. Il Mondiale di Cristian Romero è stato in crescendo: partito in sordina si è via via preso la scena. Non particolarmente appariscente, ma è apparso solido e preciso in marcatura.
Con l’Argentina non abbiamo visto la sua versione migliore. Ma nel resto del Mondiale Josko Gvardiol ha dimostrato, a soli 20 anni, di essere già uno dei migliori difensori centrali in assoluto. Si è tolto anche la soddisfazione di congedarsi dal torneo con un gol. Ma più che le sue doti in area avversaria, quelle maggiormente apprezzate sono state in marcatura. Insuperabile o quasi. Un altro destinato a cambiare maglia da qui a breve. Difficile possa rimanere a lungo nel Lipsia.
In questo ruolo spiccavano top mondiali o comunque giocatori parecchio affermati. Basti pensare al francese Theo Hernandez o all’argentino Tagliafico per pensare solo ai due finalisti. Ma anche il portoghese Raphaël Guerreiro ha avuto modo di mettersi in luce. Eppure non possiamo non premiare lo sconosciuto Yahia Attiyat Allah, salito alla ribalta col Marocco dopo prestazioni eccellenti. Chissà se ora la sua carriera ripartirà ancora dal Wydad Casablanca.
Il 70% del pianeta è coperto dall’acqua, il resto da Sofyan Amrabat. Prendiamo in prestito questa frase originariamente pensata per N’Golo Kanté e la riproponiamo per l’attuale centrocampista della Fiorentina. Nel Marocco è stato l’uomo ovunque, una diga a centrocampo che ha contribuito a proteggere la difesa della sua squadra.
Nelle idee iniziali di Lionel Scaloni il titolare doveva essere Leandro Paredes. Ma presto il ct dell’Argentina ha modificato la propria posizione, anche in virtù della straripante condizione fisica di Enzo Fernandez. Una mediana con Amrabat risulta davvero difficile da scalfire.
Ha vinto il duello con l’altra stellina emersa nel corso della competizione Bukayo Saka. Il Mondiale dell’Olanda non è andato oltre i quarti di finale, ma Cody Gakpo ha conquistato appieno tutto lo spazio e il minutaggio che gli è stato concesso. Fino a concludere il torneo con tre reti all’attivo e con gli occhi delle big puntati addosso.
Questo è stato l’ultimo Mondiale con Lionel Messi in campo. E non avrebbe potuto concludere meglio la Pulce, se non da vincitore e premiato come miglior giocatore in assoluto. Ha giocato tutte le gare del torneo chiudendo a secco soltanto in un’occasione contro la Polonia. Per il resto ha sempre messo la sua firma su tutte le vittorie dell’Argentina, da leader vero. Vederlo è stato una meraviglia assoluta.
Non ci vuole particolare fantasia per schierare un fuoriclasse assoluto come Kylian Mbappé. A neanche 24 anni ha già numeri spaventosi in carriera, confermati anche in questo Mondiale in Qatar che lo ha visto chiudere in cima alla classifica cannonieri con otto reti. La coppa non è arrivata ma non certo per demerito suo anche perché oggettivamente era impensabile potesse fare di più. Avrà altre chance.
Così così in finale contro la Francia, partita più di sacrificio che di qualità. Ma anche il giovane attaccante, che nel Manchester City fa la riserva di Haaland, ha avuto modo di far sentire la propria presenza prima scavalcando Lautaro Martinez nelle gerarchie di coach Scaloni poi segnando quattro reti importanti per il cammino dell’Argentina.
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