Real o Barcellona, Barcellona o Real. Ma ci sono squadre alle spalle del duo più forte che provano a dire la loro come i biancorossi di Míchel o il solito Atletico Madrid di Simeone.
Negli ultimi diciannove anni Real Madrid e Barcellona si sono spartiti il dominio della Spagna. Undici i titoli per i blaugrana e sei per i Blancos, con questi ultimi che si sono spesso e volentieri concentrati un po’ di più sull’Europa. Gli altri due scudetti invece se li è presi l’Atletico Madrid del Cholo Simeone, unico club che ha saputo conquistarsi un po’ di spazio togliendolo al consueto duopolio esistente nella nazione iberica. Per risalire all’ultima squadra diversa dal trio, capace di accaparrarsi il primo posto, dobbiamo tornare indietro nel tempo fino al 2004. Era il Valencia di Rafa Benitez, che metteva in campo giocatori di esperienza come Canizares, Amedeo Carboni, Marchena, Ayala, Baraja, Mista. Da allora nessuna più è riuscita a prendersi gloria, quanto meno in patria.
Fuori, invece, il Siviglia tramite l’Europa League ha fatto incetta di trofei trovando comunque la maniera di festeggiare nonostante la strada sbarrata nei confini nazionali. Il quadro attuale vede ancora le Merengues in vetta, con Carletto Ancelotti che vuole togliersi l’ultima soddisfazione da allenatore di squadra di club prima di prendere in mano le redini del Brasile. Il Real Madrid viene da un anno complicato, nel quale non è riuscito a cavare un ragno dal buco finendo con l’ammirare i rivali di sempre alzare la coppa al cielo. E non trovando conforto neppure nella Champions, che da queste parti è quasi un’abitudine.
In estate il Real Madrid ha cambiato molto. Anzitutto è andato via un calciatore che qui ha fatto la storia come Karim Benzema, sulla carta insostituibile. Infatti i Blancos hanno deciso di non rimpiazzarlo in alcun modo ma facendo ricoprire quella zona di campo da un talento con caratteristiche completamente differenti. Ci riferiamo ovviamente a Jude Bellingham, arrivato alla corte di Ancelotti a suon di milioni dal Borussia Dortmund e che sta andando persino oltre alle più rosee aspettative. Dieci gol in dieci partite il bilancio esaltante del ventenne inglese, che teoricamente sarebbe un centrocampista seppur dalle spiccate doti offensive.
Ma con i giovani il Real si sta costruendo un futuro d’oro: accanto ai vari Modric, Kroos e Carvajal, le Merengues hanno piazzato talenti dal futuro assicurato come Camavinga, Tchouaméni e Arda Güler. Anche il Barcellona ha sempre un occhio di riguardo per i giovani, ancor meglio se provenienti dalla cantera. Il nuovo che avanza in Catalogna è Lamine Yamal, solo sedici anni ma tanta, tanta qualità. Sono tre i punti di distanza che per il momento separano le due squadre, con il Real Madrid in vantaggio.
In mezzo al loro è spuntato, non dal nulla, il Girona che costituisce la vera rivelazione del torneo fino a questo punto. La squadra di Míchel ha perso nettamente lo scontro diretto con la capolista, dimostrando che ci sono ancora degli step da compiere, ma poi non ha più sbagliato un colpo. Leggermente in ritardo, invece, l’Atletico Madrid che ha trovato in Alvaro Morata l’usato sicuro sul quale fare affidamento.
Ci sono poi le nobili, non proprio decadenti, che stanno passando un momento non favorevole. Su tutti il Siviglia che ha addirittura esonerato il tecnico della coppa, José Luis Mendilibar rimpiazzandolo con l’uruguayano Diego Alonso. Otto punti in otto partite il magro bottino rimediato dagli andalusi, che sperano in una svolta grazie al cambio di guida tecnica.
Stessa classifica pure per il Villarreal che nel frattempo è passato dalle mani di Quique Setien a quelle di José Rojo Martín, detto Pacheta. Movimenti frenetici riguardo le panchine pure in casa Almería anche se per ora non forieri di miglioramenti, dato il persistente ultimo posto in classifica con la miseria di tre punti ottenuti mediante tre pareggi.
Sono tutte squadre che per ora lottano per non retrocedere. Chi spera di alzare i propri standard è il Valencia che non vince però da quattro gare. Dopo l’addio di Gennaro Gattuso e la decisione di puntare su una vecchia bandiera come Ruben Baraja, la situazione era leggermente migliorata, ma non quanto basta per tornare ai livelli di un passato che da tempo non esiste più. Tutto è ancora possibile con nove giornate già vissute e ventinove ancora da vivere che teoricamente potrebbero rivoluzionare le attuali gerarchie. Tra chi ha l’obbligo di vincere, chi sogna di farlo, chi desidera l’Europa e chi deve più pragmaticamente portare la pagnotta a casa per rimanere in massima categoria: dopo la seconda sosta i punti inizieranno a pesare ancora di più.
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