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Il golden gol di Trezeguet che beffò l'Italia

Ripercorri il viaggio della squadra che ha fatto battere il cuore dell'Italia nel 2000. Un percorso incredibile concluso in maniera amara.

Il calcio è uno sport cinico dove alla fine delle stagioni l’unica cosa che conta è la vittoria. I trofei sono la cosa più importante e alla fine il giudizio di una squadra si basa sempre su quanto ha vinto e non come. Ma ci sono alcune eccezioni. Alcune squadre leggendarie hanno dimostrato che a volte il valore del metallo può essere slegato da quello umano.

Squadre come la grande Olanda degli anni ’70 o la grande Ungheria a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 sono la prova che, a volte, il calcio sa ancora emozionarsi e il valore tecnico ed emotivo assume più importanza di quello freddamente matematico che prende in considerazione il solo conteggio dei titoli.

Tra queste squadre, seppur abbia avuto un culmine legato a un solo torneo di poche partite, c’è senza dubbi l’Italia del 2000.

Da molti quella viene considerata la nazionale più forte di tutti i tempi. La squadra costruita da Dino Zoff poteva vantare elementi di prestigio assoluto come Francesco Totti, Paolo Maldini, Alessandro Del Piero, Alessandro Nesta, Fabio Cannavaro e tantissimi altri.

Gli azzurri non convincono

Il cammino che porta agli Europei del 2000 è lungo e intricato. L’uscita ai rigori dal mondiale francese fa ancora male. Cesare Maldini decide di abbandonare la panchina logorato dalle pressioni della stampa. Al suo posto il campione del mondo 1982, Dino Zoff. Il percorso di qualificazione e le amichevoli precedenti al torneo non entusiasmano. Nonostante la squadra possa vantare tante buone individualità la qualità del gioco risulta insipida. Gli azzurri non brillano mai.

Come se non bastasse l’Italia prima dell’Europeo è costretta a rinunciare a tre pezzi da novanta: Buffon, Vieri e Baggio.

Il portiere era uno delle principali garanzie difensive della squadra. La classe di Baggio era ciò che conferiva imprevedibilità all’attacco azzurro e la potenza di Vieri rendeva il tutto più concreto.

Il cammino europeo

Come spesso accade nei momenti che contano, l’Italia si compatta. Zoff trova la quadra e lo spirito combattivo tipico della nostra nazionale finalmente si rivede in campo. Totti e Del Piero guidano la nazionale a chiudere il girone a punteggio pieno senza troppi problemi. Ai quarti c’è la sorpresa Romania che ispirata da Hagi sembra poter mettere in difficoltà chiunque.  L’Italia è più forte. Dietro è granitica. A centrocampo corre tanto e davanti inventa e finalizza bene. 2-0. L’Italia vola in semifinale.

La storica semifinale contro l’Olanda

A Rotterdam gli azzurri dovranno vedersela con i padroni di casa olandesi che sembrano essere i favoriti assoluti della competizione.

Tutti gli equilibri trovati nelle 4 partite precedenti sembrano essere smarriti. L’Olanda attacca con pericolosa continuità. La squadra soffre tanto, in particolare sulle fasce. La difficoltà è tale che Zambrotta viene espulso. Manca un’ora e l’Italia non è mai riuscita a essere pericolosa in parità numerica, adesso con un uomo in meno, la semifinale sembra un’utopia.

C’è un calcio di rigore a favore degli orange poco prima della fine del primo tempo. Nesta trattiene Kluivert e seppur il tocco sia abbastanza leggero, l’arbitro non ha dubbi e indica il dischetto. Dagli undici metri si presenta il veterano e specialista della squadra Frank De Boer. Subire gol adesso equivarrebbe a una sentenza. Toldo però, che quella partita avrebbe dovuta vederla dalla panchina, non vuole arrendersi così presto.  De Boer incrocia il sinistro, calcia forte, ma un colpo di reni del numero 12 manda la palla in calcio d’angolo. L’uomo che non avrebbe dovuto esserci improvvisamente si trasforma nell’uomo del destino. Da quel momento in poi Toldo si carica di un’energia incredibile e si converte in un muro. Nel secondo tempo l’Italia si asserraglia in difesa e soffre come ha sempre fatto. Gli olandesi sono tutti in avanti ma ormai provano solo tiri dalla distanza.

A un certo punto Davids controlla il pallone appena fuori dall’area, si allunga il pallone per avvicinarsi alla porta e Iuliano in ritardo lo stende. L’arbitro assegna di nuovo un calcio di rigore. Stavolta sul dischetto c’è Kluivert, che nelle partite precedenti aveva dimostrato uno stato di forma smagliante. Adesso sembra davvero finita. Toldo stavolta battezza il lato sbagliato ma il suo sguardo deve aver ipnotizzato il numero 9 avversario e la palla si scaglia sul palo.

La partita si protrae ai supplementari nei quali succede poco e niente. Si va ai rigori. A questo punto gli olandesi, nonostante la grande superiorità dimostrata in campo, cominciano ad aver seriamente paura di non farcela. Adesso si annullano le differenze tecniche. In momenti del genere conta solo il sangue freddo, il coraggio e soprattutto tanta fortuna. Francesco Toldo ormai è consapevole che quella sarà la sua notte. Il primo a battere degli olandesi è De Boer. Il portiere azzurro para ancora. Staam spara alto. Nel frattempo Totti supera van Der Sar con il suo celebre cucchiaio. Per l’Italia sbaglia Maldini ma è ininfluente. Toldo respinge anche il tiro di Bosvelt. Contro i pronostici di tutti e con l’orgoglio di chi ha sfidato e sconfitto un destino avverso, l’Italia è in finale.

La beffa finale

L’Italia nella finalissima si trova davanti i campioni del mondo in carica della Francia. I nemici di sempre. Quelli che avevano lasciato la nazionale in lacrime due anni prima ai calci di rigore.

La squadra è più o meno la stessa. Sua maestà Zinedine Zidane è la fonte di gioco principale e poi tanti giovani talenti come Henry, Trezeguet, Thuram e tanti altri pronti a consacrarsi.  L’Italia arriva stanca, le fatiche della dispendiosa semifinale disputata solo 3 giorni prima non sono indifferenti. Eppure c’è una grande voglia di rivincita.

L’Italia parte bene. Albertini messo a uomo su Zidane sembra spegnere la luce de les bleus. L’Italia resiste, riesce anche a proporre trame interessanti. Dopo 10 minuti dall’inizio della ripresa, Totti defilato sulla trequarti destra, con un colpo di tacco illumina la strada a Pessotto che può ricevere senza marcatura sulla destra e preparare il cross. Il traversone è perfetto. La tipica palla tesa tra linea difensiva e portiere avversario. Del Vecchio si presenta puntuale all’appuntamento e firma l’1-0 azzurro. L’Italia che prima del torneo partiva da sfavorita, costretta a giocarsi l’Europeo senza 3 titolarissimi adesso si ritrova avanti nella finale. La Francia continua ad attaccare ma la difesa non concede un millimetro.

La partita arriva al 93esimo minuto. La panchina azzurra è tutta in piedi abbracciata pronta a esplodere di gioia al fischio finale che dovrebbe arrivare a momenti.

C’è una punizione nella metà campo transalpina. Bhartez chiede alla squadra di salire per tentare un ultimo disperato lancio in avanti. Il portiere francese rinvia e Trezeguet si avventa sul pallone che spiove al limite dall’area. Cannavaro commette uno dei pochissimi errori del suo Europeo e non riesce a spazzare la palla. La sfera arriva sui piedi di Wiltord che lascia partire un diagonale sinistro che Toldo sfiora ma non abbastanza da impedire la rete dell’1-1.

L’Italia passa da toccare il cielo con un dito ai più profondi abissi dell’inferno in un solo istante. Adesso l’inerzia psicologica della partita è tutta dalla parte del galletto.

L’Italia è stanca, sconsolata, non riesce a trovare energie. Nei tempi supplementari l’asse Wiltord-Trezeguet è ancora letale. La punta del Bordeaux libera il futuro attaccante della Juventus in area che con un sinistro potente e preciso trova la rete. La legge del Golden gol è durissima e ufficializza la Francia come campione d’Europa. Non c’è neanche la possibilità di reagire. Gli azzurri sono distrutti fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Un colpo durissimo.

Nonostante la delusione, quella nazionale rimane una delle squadre alla quale gli italiani si sentono più legati.  

I giocatori sono stati feriti ma molti di loro utilizzeranno questa frustrazione per vendicarsi nella maniera più dolce possibile solamente 6 anni più tardi…

 

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