Poulsen, Jovetic e Florin Radicioiu: ecco chi ha militato in Italia, Inghilterra, Spagna, Germania e Francia.
Non saranno top player. Non avranno cambiato la storia del calcio, ma vantano comunque un record di non poco conto: hanno giocato in tutti e cinque i top campionati europei. A chi spetta questo primato? A tre giocatori, due dei quali ancora in attività: parliamo di Christian Poulsen, che già da un bel po' di anni ha appeso le scarpette al chiodo, Steven Jovetic e Florin Radicioiu.
Classe 1980, classico centrocampista di rottura. Poca tecnica, tanta sostanza al servizio dei compagni. Sì, perché in una squadra c'è bisogno anche di chi utilizza i muscoli, di chi fa legna. Per la sua grinta e la sua propensione difensiva Poulsen, 92 presenze e sei gol con la casacca della nazionale danese, è stato anche impiegato come difensore centrale nell'arco della sua carriera decollata col Copenaghen, dove, nel 2001/2002, riesce a segnare anche nove reti in campionato. Una stagione super che gli vale la chiamata della Bundesliga.
Ad ingaggiarlo lo Schalke 04, con cui vince una Coppa di Germania nel 2005. Un successo accompagnato da un trionfo personale: riceve, infatti, il premio di calciatore danese dell'anno. Quattro stagioni nel club di Gelsenkirchen, prima di volare in Spagna. Già, il Siviglia lo soffia a Inter e Milan e fa il pieno di titoli: Supercoppa Europea, Coppa Uefa, Coppa di Spagna e Supercoppa di Spagna. Due annate e poi l'approdo in Italia.
È una Juventus in fase di ricostruzione a scommettere sulle caratteristiche del danese, ma i tifosi non accolgono il suo acquisto con entusiasmo. Le sue due stagioni ai piedi della Mole Antonelliana si rivelano deludenti e, nel 2010/11, passa al Liverpool, che gli concede pochissimo spazio. Il tour dei principali campionati europei si conclude la stagione successiva, quando viene ingaggiato dai francesi dell'Évian TG, neopromosso in Ligue 1.
Giocatore dal talento indiscutibile, che avrebbe potuto dare molto di più. Ma qualche infortunio di troppo e probabilmente limiti caratteriali ne hanno frenato l'ascesa. Attaccante montenegrino nato nel 1989, a 18 anni sbarca a Firenze dopo essersi messo in mostra col Partizan Belgrado. Nonostante l'età, non accusa l'impatto con la massima serie italiana. Tutt'altro. Jo-Jo incanta e, dopo aver saltato interamente la stagione 2010/11 per infortunio, torna più forte di prima. Ventisette gol in due annate lo consacrano come uno dei gioielli più brillanti in circolazione, tanto è vero che l'ambizioso Manchester City se ne assicura le prestazioni. Vince una Premier League, ma in Inghilterra non riesce mai a essere protagonista.
Torna in Italia, questa volta all'Inter. Ma è di nuovo flop. Va meglio in Spagna: nel gennaio 2017 finisce in prestito al Siviglia, dove timbra il cartellino sei volte contribuendo al quarto posto finale degli andalusi. Quindi, l'avventura in Ligue 1, con il Monaco. I suoi quattro anni nel Principato sono segnati dagli infortuni: il bilancio nel campionato francese è di 18 gol in 61 presenze. Nel 2021/22, ecco la chance in Bundesliga, tra le fila dell'Hertha Berlino. Pochi spunti e la retrocessione nell'ultima annata.
Uno dei volti del calcio italiano degli anni '90, reso immortale dalla Gialappa's Band in 'Mai dire gol'. Eppure dell'attaccante rumeno non si ricorderanno solo gli errori. Lanciato appena 16enne nel calcio professionistico da Mircea Lucescu, al tempo allenatore della Dinamo Bucarest, Raducioiu è stato il primo calciatore in assoluto nella storia a giocare - e segnare - in almeno una squadra dei 5 massimi campionati europei.
La sua avventura inizia con il Bari, 5 gol in 30 partire. A seguire Espanyol, West Ham, Stoccarda e Monaco. Di lui Lucescu esaltava la velocità e la buona tecnica di base. Ma la carriera del Van Basten dei Carpazi è stata un insieme di alti e bassi, con due picchi personali: i 13 gol realizzati con il Brescia nel '92-'93 e, soprattutto, l'exploit al Mondiale '94, quello negli Usa, quello, per gli italiani, degli errori dal dischetto di Baresi e Roberto Baggio nella finale contro il Brasile.
Quella Romania brillava, ispirata dal talento purissimo di Hagi. Ed in quel contesto Radiucioiu si esaltò. Quattro centri personali che lo fecero essere tra i migliori bomber del torneo, alimentando forse la delusione per una carriera che avrebbe potuto essere di ben altro tenore.
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