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I flop Mondiali: le delusioni finora in Qatar

Uruguay e Belgio tradite dai propri bomber. Lautaro ancora a caccia di consacrazione. Si erano presentate in 32, ne sono rimaste soltanto in 8. 

Il torneo prosegue tra chi ha ancora chance per cambiare la propria storia e chi invece ha già terminato il tempo a propria disposizione per lasciare una traccia. Si erano presentate in 32, ne sono rimaste oggi soltanto in 8. Tra queste solo una alla fine riuscirà a mettere in bacheca la tanto desiderata Coppa del Mondo. 

Le sorprese non sono mancate, specialmente in negativo. Chi ha ampiamente deluso le aspettative è stata soprattutto la Germania, fuori al primo turno per la seconda volta consecutiva a testimonianza di un periodo di difficoltà per il movimento tedesco. Ancora peggio, se possibile, il Belgio che si è presentato in Qatar per cogliere l’ultima opportunità di una generazione di talenti che non è riuscita a lasciare un segno tangibile della propria presenza in Nazionale. I Diavoli Rossi erano la squadra europea più vecchia di tutta la competizione, con un’età media di 27,8 anni ma l’esperienza non è servita per farsi strada nel torneo. Stesso problema riscontrato dall’Uruguay che ha congedato in appena 270 minuti le sue stelle attempate tra le quali Godin, Suarez e Cavani. 

Onana cacciato via, Süle criticato in patria: per qualcuno torneo da dimenticare

André Onana era giunto in Qatar con la voglia di difendere la porta del proprio Paese, dopo aver strappato con le unghie e con i denti la maglia da titolare ad un pilastro come Handanovic all’Inter. Le sue ambizioni sono durate però appena novanta minuti dopo i quali, a causa di una discussione con il ct Rigobert Song, è stato rispedito a casa. Anche il Mondiale di Saad Al Sheeb è durato una sola partita: le papere contro l’Ecuador gli sono costate il posto da numero uno e hanno condizionato poi il cammino del Qatar nel prosieguo della competizione. 

Restando tra i pali, non va dimenticato, o forse sarebbe meglio di sì, Keylor Navas col Costa Rica. Non che i suoi compagni di reparto abbiano fatto qualcosa per semplificargli la vita: da Martinez a Oviedo a Duarte l’insufficienza regna sovrana. Nella Serbia giù di tono il fiorentino Milenkovic. Per quanto riguarda i terzini, male il polacco Cash e l’iraniano Mohammadi. Hanno fatto discutere in Germania le prestazioni del centrale Niklas Süle. Ha il futuro dalla sua parte, invece, l’ecuadoriano Hincapié: definirlo un flop sarebbe ingeneroso ma certamente la sua uscita di scena con il Senegal non è stata memorabile.

C’era un tempo la LuLa. L’Uruguay e i bomber senza spunti…

Avanziamo di qualche metro e dirigiamoci a centrocampo. Che non fosse un giocatore dalla spiccata personalità lo avevamo intuito nel corso della sua esperienza italiana, tra le fila della Juventus. Ma l’Aaron Ramsey visto in Qatar è stata una versione, se possibile, ancor più impalpabile. Nel Galles è in buona compagnia con gli altri due elementi di spicco, sulla carta, come Bale e Allen che hanno fatto cilecca. 

Uomo mercato, con Juventus e Real Madrid sulle sue tracce, non ha saputo conquistarsi un ruolo di primo piano Sergej Milinkovic-Savic. Chiamato a ruolo di trascinatore per la sua Serbia, possiamo dire che le aspettative sono state disattese. Ha un curriculum piuttosto importante alle spalle anche Krychowiak ma nel suo personale Mondiale non si è visto. Deludenti anche i centrocampisti del Camerun. 

In attacco invece protagonisti in negativo sono stati i bomber dell’Inter: se Lautaro ha ancora qualche chance di invertire il trend, per Lukaku non c’è nulla da fare. Gli errori sotto porta del belga sono stati pesanti e l’alibi della precaria condizione fisica lo grazia solo parzialmente. Non si può fare a meno di citare poi gli attaccanti dell’Uruguay: una nazionale che si presenta ai nastri di partenza con Suarez, Cavani e Nuñez ha il dovere quanto meno di entrare tra le prime otto. Invece la Celeste si è chiamata subito fuori dai giochi con le tre punte che hanno chiuso a bocca asciutta. 

Tempo finito per Thomas Müller che dopo il flop asiatico ha dato l’addio alla Germania. Era lecito attendersi di più anche dallo juventino Vlahovic, inizialmente frenato dalla pubalgia, ma che poi si è spento in una squadra che aveva disperato bisogno che si accendesse. 

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