A Torino il tennista serbo trionfa per la sesta volta nella competizione eguagliando il record dell’ex rivale Roger Federer. Battuto in finale il norvegese Ruud.
Con la settimana torinese degli ATP Finals termina l’ATP Tour 2022. Sul cemento indoor del PalaAlpitour si sono sfidati otto tra i più grandi tennisti del momento. C’è stata qualche defezione, come quella di Carlos Alcaraz venuto meno per infortunio, e sono mancati gli italiani tra i protagonisti dell’evento con Berrettini e Sinner che non sono riusciti a qualificarsi. A vincere il torneo, il più importante dopo le prove del Grande Slam, è stato Novak Djokovic capace di assicurarselo per la sesta volta come solo il suo ex rivale Roger Federer era riuscito a fare. Il serbo aveva vinto nel 2008 per la prima volta e poi in seguito dal 2012 al 2015 consecutivamente. Ad oltre trentacinque anni è anche il campione più anziano a portare a casa il premio, superando anche in questo caso il record precedentemente fissato dallo svizzero.
Il percorso del gigante di Belgrado era cominciato lo scorso lunedì con il successo contro Stefanos Tsitsipas. Due giorni dopo ha poi battuto Andrej Rublëv, sempre nettamente e sempre in due set. Qualche difficoltà in più l’ha incontrata nella terza sfida del girone quando di fronte si è ritrovato Daniil Medvedev al quale ha dovuto concedere un set in una gara lunghissima e parecchio dispendiosa. La fatica è stata però subito smaltita fino ad eliminare in semifinale lo statunitense Taylor Fritz. Si è ritrovato così in finale dopo un cammino pressoché perfetto che il norvegese Casper Ruud, numero tre del mondo, non è riuscito ad ostacolare in alcun modo. Troppo forte questo Djokovic probabilmente per chiunque, tanta era la sua fame nonostante un passato assai glorioso. E forse era anche l’epilogo più giusto per un’edizione bella e avvincente ma fortemente caratterizzata dall’impronta di un serbo mai domo.
Il 2022 di Novak Djokovic non è stato affatto semplice. Quando ne ha avuto l’occasione, il fenomeno serbo però ha quasi sempre fatto la sua parte. A partire da Wimbledon, fiore all’occhiello della stagione prima della rassegna piemontese, vinto per la quarta volta di fila. L’anno era in realtà cominciato piuttosto male quando a Dubai fu eliminato ai quarti di finale da Jiri Vesely cedendo lo scettro di numero a Daniil Medvedev. Neanche Montecarlo gli ha portato poi particolare fortuna con la sconfitta al primo turno rimediata contro Alejandro Davidovich Fokina. C’è stata poi la finale persa, nella sua Belgrado, contro Andrej Rublëv.
Possiamo dire che l’Italia gli porta bene, prima di Torino a regalargli la prima gioia stagionale era stata Roma dove ha festeggiato il trentottesimo Masters 1000 in carriera. Agli Open di Francia, da campione in carica, ha ceduto il passo a Rafa Nadal per ripartire nuovamente dalla già citata Wimbledon nella quale ha potuto celebrare il suo ventunesimo Slam. L’altra soddisfazione gliel’ha poi regalata il Kazakistan che gli ha consentito di ottenere il pass per gli ATP Finals.
Il resto è storia recentissima, tanto da non aver bisogno di ulteriori racconti. Un percorso brillante che ha trovato opposizione solo nel solito Medvedev in un match tra l’altro irrilevante nel girone ai fini di una qualificazione già ottenuta nei due precedenti incontri. Poca roba comunque. Era scritto che avrebbe dovuto rivincere lui per scrivere il suo nome accanto a quello dell’amico e rivale Roger Federer. I numeri nelle Finals sono sempre stati importanti per il Djoker che ha visto concludere per l’ennesima volta con un sorriso l’evento. Oggi è il numero 5 al mondo, se si fosse tenuto conto di Wimbledon la graduatoria sarebbe però stata diversa. Anche oggi, anche ora, difficile trovargli qualcuno realmente superiore.
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