Dopo le tre edizioni consecutive di Vuelta vinte il ciclista sloveno scavalca Geraint Thomas nella classifica generale e va a Roma per prendersi il meritato riconoscimento.
Un lungo cammino attraverso lo Stivale, partito da Fossacesia Marina e dal meraviglioso litorale abruzzese e che si conclude ai Fori Imperiali di Roma. Storia e bellezza di un Paese intero nella centoseiesima edizione del Giro d’Italia che ha già assegnato la propria maglia rosa. A prendersela, dopo un estenuante e appassionante duello con Geraint Thomas, è stato Primoz Roglic.
Non possiamo parlare di sorpresa assoluta: lo sloveno era fin dall’inizio uno dei papabili per la vittoria finale. Lo sloveno, trentaquattro anni da compiere il prossimo ottobre e che corre per la Jumbo Visma, ha dominato nella ventesima tappa, una cronoscalata da Tarvisio a Monte Lassari. Nonostante il rallentamento dovuto a un piccolo problema meccanico, Roglic è riuscito a portare a termine la missione concludendo con un tempo di 44’ 23’. Un risultato che gli ha permesso di staccare in maniera netta il secondo classificato, il già citato Thomas, gallese della Ineos Grenadiers apparso un po’ appannato proprio nel momento in cui contava di più.
Così i 135 chilometri finali, in giro per la capitale, rappresenteranno una passerella d’onore per Roglic che dopo la Spagna conquista anche il Belpaese. Un finale spettacolare, degno di una competizione appassionante e combattuta nel quale in corso d’opera non sono mancati i colpi di scena. Un altro giro se n’è andato lasciando sorrisi, rimpianti e tanta tanta fatica. Anche per emozioni così ci piace.
Geraint Thomas è stato a un passo dal diventare il più anziano ad aggiudicarsi il Giro d’Italia. Sarebbe stata un’altra bella favola da raccontare per il trentasettenne di Cardiff. Non aveva fatto i conti, però, con Primoz Roglic e il suo disperato tentativo di rimonta: quasi un miracolo compiuto dal momento che lo sloveno partiva con ventisei secondi di ritardo. Un divario particolarmente elevato ma non tale da mettersi al riparo dal corridore balcanico, abile a non perdere troppo terreno dal rivale con l’unica eccezione rappresentata dal Monte Bordone.
Così da piazzare poi la stoccata nel momento più opportuno. La ventesima è l’unica tappa vinta dallo sloveno sulle venti finora disputate. Ma tanto è bastato per primeggiare nella classifica generale nella quale si è messo alle spalle il numero due del torneo Thomas. Sull’ultimo gradino del podio ci è poi finito il portoghese Joao Pedro Almeida mentre quarto è stato il fiore all’occhiello del movimento italiano Damiano Caruso.
Insomma, a Roma Primoz Roglic si prende il suo quarto Grande Giro della carriera. Già, perché parliamo di un vero e proprio specialista delle gare a tappe: vero che in Italia ha vinto per la prima volta in assoluto ma alle sue spalle ha già tre edizioni di Vuelta portate a casa, peraltro consecutivamente tra il 2019 e il 2022. In più nella sua bacheca ci sono pure una Liegi-Bastogne-Liegi, vinta nel 2020, e una medaglia d’oro a cronometro ai Giochi olimpici 2020 di Tokyo. Oltre agli ottimi risultati, conseguiti praticamente sempre negli eventi importanti, nel palmarès dello sloveno figurano pure due edizioni della Tirreno-Adriatico, due della Parigi-Nizza e una del Giro di Catalogna.
Insomma, parliamo di un vero e proprio fuoriclasse che ora si è tolto anche una delle soddisfazioni più importanti di sempre con la Maglia Rosa. Si tratta inoltre anche di una sorta di rivincita personale dopo quanto accaduto nel 2020 al Tour de France dove, nonostante fosse in vantaggio sul connazionale Tadej Pogacar, si fece sorpassare all’ultima cronoscalata. Lo sport però sa sempre premiare la perseveranza laddove accompagnata dal talento come nel caso di Roglic. Al Giro d’Italia, tra l’altro, aveva già partecipato una volta nel 2019 piazzandosi comunque sul podio. Stavolta, invece, ai Fori Imperiali va per prendersi la passerella finale.
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