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French Open: senza Nadal è Djokovic a prendersi Parigi. E ora occhio a Wimbledon…

Ventitreesimo Slam per il campione serbo che stacca così lo spagnolo. Tra un mese in Inghilterra potrebbe agganciare il recordman del torneo Federer. Per Ruud non solo rimpianti, mentre Etcheverry ha saputo cogliere l’occasione. 

Sono state due settimane belle intense, quelle che hanno visto Parigi capitale del tennis internazionale per la centoventiduesima edizione del French Open. Che ci ha restituito un Novak Djokovic nella sua miglior versione, quella del campione implacabile che non lascia spazio agli avversari. Neppure all’ambizioso Casper Ruud arrivato in finale per la seconda volta consecutiva, per venire poi sopraffatto da chi nella competizione ha certamente più esperienza. 

Per il gigante serbo è il terzo successo da queste parti, in un’era inaugurata nel 2016: con questo nuovo trionfo raggiunge un gruppetto formato da René Lacoste, Mats Wilander, Ivan Lendl e Gustavo Kuerten nella classifica generale dell’albo d’oro del torneo. Irraggiungibile al primo posto Rafael Nadal che vanta la bellezza di quattordici French Open nella sua personale bacheca. 

Stavolta lo spagnolo ha dovuto dare forfait a causa di un infortunio che non gli ha permesso di battersi per difendere il titolo vinto lo scorso anno nel torneo in cui è stato assoluto dominatore per quasi un ventennio, con un’epopea avviata nel 2005 e poche, sporadiche edizioni concesse agli avversari. In assenza del re, ci ha pensato il vice stavolta a banchettare: anche se definire Djokovic secondo a qualcuno è sempre esercizio azzardato, sebbene la storia di questa manifestazione faccia segnare una voragine tra i due.

La legge del Djoker: è il suo ventitreesimo Slam

Non è stata banale questa prima parte di 2023 di Novak Djokovic. L’inizio, anzi, ha regalato due botti immediati: prima Adelaide e poi Melbourne col decimo Australian Open della sua carriera che è stato pure il suo novantatreesimo titolo complessivo e il ventiduesimo in un torneo del Grande Slam. Successi che gli hanno permesso di riprendersi la vetta del ranking Atp, scalzando Carlos Alcaraz, che in seguito è poi riuscito a riprendersi lo scettro. 

Anche perché il trentacinquenne di Belgrado ha un attimo rallentato il ritmo tra Dubai, con l’eliminazione in semifinale, Monte Carlo con l’uscita prematura a vantaggio di Lorenzo Musetti e Banka Luka, con Dusan Lajovic che lo inchioda nel derby tutto serbo costringendolo a dare addio alla competizione organizzata nel suo Paese. Il French Open, però, gli ha ridato tutto quello che aveva perso nel giro di qualche mese con soli due set concessi agli avversari, prima Khachanov e poi Alcaraz in una kermesse che lo ha visto nuovamente dominatore. 

Con questo successo il Djoker è salito a ventitré Slam superando il rivale di sempre Rafael Nadal. Dici Djokovic e pensi a Wimbledon, prossimo grande obiettivo ben fissato nella mente del campione. Che è detentore del titolo e ha la chance, quasi irripetibile, di agguantare il record di vittorie totali della competizione attualmente appartenente a Roger Federer. Li distanzia un solo torneo: sono otto quelli vinti dallo svizzero contro i sette del serbo che va avanti senza sbagliare un colpo da ben quattro edizioni.

La maledizione di Ruud e la rivelazione Etcheverry

Ma non solo di Djokovic si vive. Se Parigi ha incoronato ancora una volta il serbo, c’è chi ha saputo comunque fare la propria parte ergendosi a protagonista della competizione. Basti pensare al finalista Casper Ruud: ancora una volta ha dovuto arrendersi in finale in quella che per lui sta diventando una sorta di maledizione. Prima Nadal, ora Djokovic gli hanno impedito di incidere il proprio nome nella storia del French Open. Ma resta quanto fatto di buono dalla racchetta norvegese, per di più in un anno nel quale sta facendo particolare fatica a tenere alto il suo nome anche in virtù di un fastidioso infortunio che lo ha tenuto un mese fuori dalle gare. 

Merita un plauso pure Alexander Zverev, eliminato proprio da Ruud, che gradualmente si sta riprendendo dopo un 2022 traumatico. Nel ranking il tedesco ha perso parecchie posizioni fino alla ventisettesima attuale: la stoffa non gli manca per risalire la china, possibilmente tornando a vincere un titolo, cosa che non gli riesce dal novembre 2021 con gli ATP Finals di Torino. 

La rivelazione del torneo è stata però Tomás Martín Etcheverry. In pochi davano credito a questo argentino di ventitré anni, sottovalutando un percorso di crescita che però negli ultimi mesi è stato evidente. Il ragazzo di La Plata ha saputo approfittare appieno di una parte del tabellone lasciata subito sguarnita dal candidato numero uno, Daniil Medvedev, per avanzare fino ai quarti di finale. 

Non solo fortuna, non solo contingenze da calendario: Etcheverry ha visto fermare la sua corsa solo di fronte a Zverev. La finale di Santiago e quella di Houston hanno lasciato intendere come il cambio di mentalità ci sia stato per questo sudamericano che sta ancora cercando la propria strada. Ha imboccato quella giusta, comunque, e lo dice pure il ranking dove è destinato alla trentunesima posizione dopo l’eccellente rendimento.

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