L’esperienza del gigante di Belgrado, capace di far fuori anche il numero uno Alcaraz, e l’ambizione del giovane norvegese che sogna di affermarsi in un Grande Slam. Ne viene fuori un confronto generazionale e di stili, da non perdere.
Sono state due settimane intense con Parigi che è diventata capitale del tennis con una parata di stelle che hanno dato spettacolo nel capoluogo transalpino con l’obiettivo di mettere le mani sul prestigioso French Open. L’unico rammarico nella competizione è stato nell’assenza di Rafael Nadal, detentore del titolo e recordman del torneo con quattordici successi.
Allora la scena se l’è presa in particolar modo Novak Djokovic ritornato in grande spolvero dopo una piccola pausa, tanto da battere pure l’enfant prodige Carlos Alcaraz che gli aveva tolto lo scettro di numero uno al mondo. Il serbo c’è ancora, ce lo aveva detto nei primi mesi dell’anno e lo ha voluto ribadire anche in questa circostanza con performance di rilievo e un cammino quasi senza macchie, con l’unica eccezione di due set concessi agli avversari tra Karen Kachanov e il già citato Alcaraz.
In finale il gigante serbo troverà il fuoriclasse norvegese Casper Ruud. Degna conclusione di una manifestazione che, pur non concedendo particolari soddisfazioni al movimento italiano, si è fatta seguire con attenzione anche qui mostrandoci standard di rendimento particolarmente elevati. E sintetizzabili da due interpreti come Djokovic e Ruud che si giocheranno questa edizione 2023 del French Open.
Novak Djokovic ha compiuto da qualche settimana trentasei anni. Per uno sportivo questa è l’età dei bilanci, in cui è lecito concedersi un salto nei ricordi della propria carriera e un esame di coscienza per capire se il fisico consente ancora di mantenersi competitivi al ridosso degli standard storicamente proposti. Anche Nole, sicuramente, qualche pensiero sul ritiro lo avrà fatto ma quel è che certo è che ancora oggi è uno dei tennisti più forti in circolazione.
Un’ulteriore prova, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’ha offerta anche al French Open dove ha saputo regolare l’uomo del momento Carlos Alcaraz che voleva relegare il gigante serbo a un ruolo da comprimario. Ma il giovane spagnolo non aveva fatto i conti con la fame ancora viva del Djoker che non ha la minima intenzione di lasciare spazio agli altri. Non nei grandi appuntamenti, almeno, dove la sua firma l’ha sempre messa scrivendo pagine importanti nella storia di questo sport.
In attesa di capire che direzione prenderanno i French Open, ripetiamo qualche statistica di Djokovic che complessivamente ha vinto la bellezza di novantatré titoli che sono un numero davvero esorbitante. Ventidue sono i successi nelle prove del Grande Slam con il record di trentaquattro finali disputate. Come lui soltanto Rafael Nadal. Grazie alle sessantasei vittorie in singolare maschile è poi in testa alla classifica dei Big Titles.
Dal 30 maggio all’11 giugno, giorno della finale, saranno trascorsi tredici giorni. Casper Ruud li ha vissuti intensamente perché sa che vincere qui potrebbe cambiargli radicalmente la carriera. A ventiquattro anni il norvegese vanta già un discreto palmarès con dodici titoli vinti tutti in categoria Atp 250. Nelle prove del Grande Slam proprio qui a Parigi è andato più vicino alla vittoria, nello scorso anno quando però trovò di fronte un Rafael Nadal praticamente insuperabile. La speranza di Ruud è che la storia non si ripeta: nelle sue mani ha la capacità di alterare il corso del destino.
Nel suo paese d’origine mai nessuno era riuscito a vincere un torneo nel circuito maggiore, raggiungere la finale di un Major e disputare le ATP Finals. Ha già fatto tanto ma ora gli si chiede di compiere quel piccolo grande salto che lo trasformerebbe in leggenda. Elias Ymer, Giulio Zeppieri, Zhang Zhizhen, Nicolas Jarry, Holger Rune, Alexander Zverev: lo scalpo di qualche grande nome è già stato raccolto in questa edizione dei French Open. Gli manca però quello più importante.
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